La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, terrorismo: espulso 30enne pakistano

di Gianni Bazzoni
Sassari, terrorismo: espulso 30enne pakistano

Fermato dalla Digos nell’ambito delle indagini su una cellula di Al Qaeda. La misura di prevenzione emessa dal Ministro

06 dicembre 2016
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SASSARI. Un cittadino pakistano di 30 anni è stato fermato ieri dagli agenti della Digos della questura di Sassari e sottoposto a una serie di accertamenti prima di essere accompagnato in un Centro identificazione espulsione (Cie) della penisola. Nei suoi confronti il ministero dell’Interno avrebbe emesso il provvedimento di espulsione dall’Italia per motivi di prevenzione del terrorismo. Il giovane - che vive a Sassari da diversi anni - padre di un figlio, sarebbe stato monitorato nell’ambito delle attività relative alla sicurezza del territorio e sarebbero emerse iniziative e collegamenti con altre realtà internazionali considerati di particolare gravità. Tanto che - a conclusione delle indagini - è scattato il provvedimento che è stato eseguito nella giornata di ieri.

Non si conoscono dettagli perché tutta l’operazione è stata gestita con la massima riservatezza e non sono trapelati particolari, neppure sulle generalità del giovane. Si sa che vive a Sassari e che fa l’ambulante, come altri connazionali.

Ieri il fermato sarebbe stato visitato da una equipe multidisciplinare dell’Asl (una procedura richiesta prima dell’accompagnamento al Cei) e in questura sono stati convocati i familiari insieme agli avvocati del giovane.

Pare che gli investigatori abbino seguito con attenzione i vari collegamenti dell’ambulante pakistano, alcune sue prese di posizione e i contatti sul web, dove sarebbero emersi i riferimenti al terrorismo islamico e - a quanto pare - anche discussioni su possibili attentati.

Un insieme di elementi che, evidentemente, sono stati ritenuti di particolare gravità, tanto da fare scattare il provvedimento di fermo per l’applicazione della misura di prevenzione che è stata decisa dal ministero dell’Interno a conclusione dell’informativa trasmessa dagli investigatori. Un lavoro sicuramente più ampio e che tiene conto anche di una serie di attività che la polizia ha svolto negli ultimi mesi nel territorio del Sassarese e fino alla Gallura.

Nel momento in cui è stato notificato il provvedimento all’ambulante pakistano, erano presenti anche alcuni familiari. Il trasferimento del giovane sarebbe poi avvenuto con la partecipazione degli specialisti dell’antiterrorismo.

Sul filone pakistano, gli investigatori della questura sassarese hanno definito nel 2015 una intensa attività antiterrorismo conclusa con l’arresto di 11 pakistani a Olbia e in altre parti d’Italia con l’accusa di avere costituito una cellula di Al Qaida e di avere gestito una serie di attentati in Pakistan. Secondo la Dda - che ha coordinato l’operazione - la cellula con base operativa a Olbia avrebbe pianificato attentati fra il 2008 e il 2010. L’indagine è stata lunga e complessa, basata anche su rogatorie internazionali: la cellula, secondo quanto sospettano gli inquirenti, avrebbe ipotizzato anche una serie di attentati in Italia, che però non sono mai eseguiti. Il processo è attualmente in corso di svolgimento nell’aula bunker del supercarcere di Bancali a Sassari (dove sono detenuti gran parte degli arrestati). Tra le accuse contestate a Sultan Wali Khan, di 39 anni, capo della comunità pakistana del capoluogo gallurese c’è anche quella di avere organizzato l’attentato terroristico di Peshawar, in Pakistan, in cui morirono cento persone. Khan è indagato per l’organizzazione dell’attacco, la costituzione del gruppo terroristico “espressione di fondamentalismo religioso” e per aver favorito l’immigrazione clandestina dal Pakistan.

Nel filone pakistano - questo sembra emergere dagli ultimi sviluppi - si sono inseriti gli investigatori della questura sassarese che nell’attività di controllo avrebbero incrociato anche il 30enne che è stato fermato ieri a Sassari. Diversi gli elementi raccolti su di lui con la conseguente decisione dell’espulsione per terrorismo.

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