La Nuova Sardegna

Il decreto

Stretta sul lavoro nero in edilizia, sanzioni anche per i committenti privati

di Claudio Zoccheddu
Stretta sul lavoro nero in edilizia, sanzioni anche per i committenti privati

La norma inserita nel Dl Coesione prevede controlli e multe fino a 5mila euro. I sindacati: «Con l’attestato di congruità più facile individuare chi non è a norma»

07 maggio 2024
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Sassari Controlli a tappeto sui lavori pubblici e su quelli privati, quando l’importo supera i 70mila euro. Con un’altra novità sostanziale: i committenti privati che non rispettano le regole, rivolgendosi a imprese irregolari, rischiano una multa compresa tra i mille e i 5mila euro. Lo strumento che verrà utilizzato per risalire ai lavori fraudolenti è la verifica di congruità che permette di valutare il costo della manodopera rapportato a quello dell’intervento e relativo a tutti i lavoratori coinvolti, sia che si tratti di imprese in appalto o in subappalto. Sono queste le novità inserite nel la bozza del “Dl Coesione” approvato dal Consiglio dei ministri per provare a dare una regolata al lavoro nero e a quello sottopagato e pronto per lo sbarco in parlamento.

Le reazioni «Non conosciamo il testo completo ma le prime considerazioni sono positive – spiega Gianni Olla, segretario regionale della Feneal Uil – . Sono state colte alcune rivendicazioni sindacali che da tempo stiamo portando avanti. La positività sta nel fatto che si vanno a regolamentare non solo i lavori pubblici, dove gli strumenti di verifica e controllo sono più facili, ma soprattutto quelli privati, dove si insinuano grosse quote e alte percentuali di lavoro sommerso. Noi consideriamo comunque ancora troppo alta la soglia dei 70mila euro per esigere la congruità della manodopera perché la stragrande maggioranza di lavori privati sono piccole ristrutturazioni con quote lavori più bassi. Positiva è anche l’introduzione di sanzioni, che fino a oggi non erano previste, anche se la norma prevede l’obbligatorietà dell’attestato di congruità».

Positiva, secondo il sindacalista, anche l’introduzione delle sanzioni: «Che fino a oggi non erano previste. Il motivo principale di soddisfazione rimane comunque quello di certificare la regolarità dell’impresa mettendo al centro di tutto la congruità, ossia la percentuale di manodopera nell’appalto o lavoro che non può andare sotto soglia, quella stabilita dai soggetti contrattuali, imprese e sindacati, attraverso la Commissione nazionale casse edili. Non si deve dimenticare che per gli edifici civili il costo della manodopera non può essere sotto il 22% ed è importante che il committente non possa procedere al pagamento se la cassa edile non certifica la congruità».

«Sono misure nate per arginare il lavoro sottopagato e sottoinquadrato – aggiunge Erika Collu, segretaria regionale della Fillea Cgil –. Erano anni che chiedevamo l’introduzione della “congruità”. E finalmente, dopo un accordo tra i sindacati di categoria e le associazioni datoriali, abbiamo uno strumento per combattere la piaga del lavoro sottopagato».

Resta però un enorme scoglio: «Fino a quando non verrà eliminato il massimo ribasso, che rende l’appalto rischioso, è chiaro che il risparmio sull’appalto continuerà ad essere scaricato sui lavoratori, sulla sicurezza e sul rispetto delle norme. La “congruità”, invece, nasce per combattere il lavoro nero, perché ci deve sempre essere una proporzione tra il prezzo della manodopera e l’importo dei lavori. Queste soluzioni, ovviamente, dovranno viaggiare di pari passo alla corretta applicazione del contratto edile mentre la soglia dei 70mila euro è sicuramente alta per la Sardegna ma nasce da dell’ipotesi che sia la cifra minima per le ristrutturazioni che comprendono l’efficientamento energetico», conclude la sindacalista.

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