La Nuova Sardegna

Sassari

Breast unit: progetto nel dimenticatoio

di Gabriella Grimaldi
Breast unit: progetto nel dimenticatoio

Ancora in corso la battaglia per vedere riconosciuto il percorso di cura alle donne col tumore al seno

08 aprile 2016
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SASSARI. La lettera di sollecito per avere notizie sull’attivazione della breast unit, inviata dalla commissione pari Opportunità del Comune il 9 marzo, per il momento non sembra meritare neppure una risposta di circostanza. Eppure i destinatari, in particolare i commissari delle aziende sanitarie cittadine Asl e Aou, si erano impegnati pubblicamente a rispettare il termine del primo gennaio 2016 per costituire un percorso medico dedicato alle donne malate di tumore al seno così come prevede la legge per tutti gli ospedali italiani. Ora, dopo svariate manifestazioni pubbliche, iniziative di sensibilizzazione e una importante raccolta da 8mila firme e dopo tre mesi e mezzo dalla fatidica data, un silenzio assordante avvolge il sogno di tante donne che speravano di poter essere seguite in maniera dignitosa in un momento così difficile della loro vita. Diritto alla salute, niente di più.

«Tutto il nostro impegno - afferma sconsolata Sonia Pippia, membro della commissione ma anche presidente della sezione sassarese dell’associazione Cuore di donna -sembra essere caduto nel vuoto di un’indifferenza disarmante. A oggi non abbiamo avuto neppure una notizia sull’attivazione del percorso di cura breast unit, mentre continuano ad aumentare i disagi».

E la consigliera descrive il tormentato iter al quale si deve sottoporre la donna a cui è stato diagnosticato un tumore al seno. Le analisi si fanno al palazzo rosa di via Monte Grappa, una eventuale scintigrafia ossea alle cliniche di San Pietro mentre la chemioterapia viene garantita all’ospedale Santissima Annunziata. Tutto questo grazie agli appuntamenti programmati dagli oncologi per il primo anno di cure e controlli. Dopo c’è il fai da te ed è tutto uno sballottamento da una parte all’altra con l’aggravante delle liste d’attesa che sono sempre più lunghe. «Fare una mammografia di controllo nel luogo dove si è cominciato il percorso non è una certezza, ma solo un caso - racconta Sonia Pippia -. In più i tempi sono biblici con il rischio di sforare rispetto ai tempi dati dagli stessi medici curanti». Per non parlare dello squallore della sala dell’ospedale civile dove le donne, assieme a tutti gli altri pazienti oncologici, sono costrette a effettuare la chemioterapia. Tutti questi problemi sarebbero stati risolti con l’allestimento della breast unit, un’organizzazione che prevede la presa in carico della donna dalla diagnosi alle cure o all’eventuale intervento chirurgico, alla riabilitazione con la presenza di diverse figure professionali che collaborano per garantire un percorso omogeneo e totalmente dedicato. Le breast unit, prevede la legge, devono essere attivate entro la fine di quest’anno e le donne impegnate nella campagna di sensibilizzazione e in una vera e propria battaglia per far valere i loro diritti temono che a Sassari (a Cagliari la breast unit è già partita) non si riuscirà a stare nei tempi con conseguenze difficilmente prevedibili. Un’altra sconfitta per la sanità ormai in caduta libera in tutto il Nord Ovest Sardegna.

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