La Nuova Sardegna

Sassari

Alghero, onde da 10 metri e mezzo a Capo Caccia

di Antonio Meloni
Alghero, onde da 10 metri e mezzo a Capo Caccia

Un’altezza record a livello nazionale, che non ha riscontri dagli anni Ottanta

12 novembre 2013
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ALGHERO. Onde mostruose, alte quanto palazzine, generate dalla forza del maestrale che ieri notte ha letteralmente flagellato la costa occidentale dell’isola. Una violenza inaudita che ha fatto sollevare l’acqua di dieci metri e mezzo, valore che ha determinato il record assoluto dalla fine degli anni Ottanta, da quando, cioè, è stata attivata la rete ondametrica nazionale. Il fenomeno, registrato dalla boa del dipartimento idrometeoclimatico dell’Arpas, si è verificato al largo di Capo Caccia alle 4 del mattino di ieri. «Un record storico assoluto _ spiega Alessandro Delitala, climatologo dell’Arpas _ reso possibile da una serie di concause legate alla particolare forza del vento che in quel punto, grazie anche alla conformazione terrestre, impatta con il mare generando un vero e proprio bastione d’acqua». La boa collocata al largo della costa algherese, fa parte delle rete ondametrica nazionale realizzata alla fine degli anni Ottanta per misurare la forza delle onde e ricavare dati utili alla ricerca scientifica. In Sardegna ce ne sono altre due, una a Capo Comino, nel Comune di Siniscola, l’altra a Villasimius, in provincia di Cagliari. «Nel resto della Penisola sono quindici in tutto _ prosegue Delitala _ e compongono una vera e propria rete realizzata per monitorare la forza del moto ondoso». Il valore di dieci metri e mezzo, registrato ieri mattina, colloca così Alghero in testa alla classifica nazionale stilata in base ai rilievi effettuati dalla rete ondametrica dalla fine degli anni Ottanta. L’unico precedente storico, infatti, risale al gennaio del ’99, quando, a causa di condizioni climatiche analoghe, l’altezza delle onde aveva sfiorato i dieci metri, tetto che fino a ieri mattina non era mai stato superato e che, stando alla valutazioni degli esperti, potrebbe anche essere un record assoluto in tutto il Bacino Mediterraneo. Certo è che la notte scorsa il vento soffiava davvero forte se si considera che l’anemometro dell’Arpas, nella stazione di Bitti, segnava il valore di 35 metri al secondo, come dire 125 chilometri l’ora, proprio quando al largo di Capo Caccia si sviluppavano onde gigantesche alte 10 metri e mezzo. «Un maestrale talmente forte _ hanno rimarcato gli esperti dell’Arpas _ che a tratti diventava tramontana». Immagini spettacolari, da togliere il fiato, per coloro che, eventualmente, possono avere assistito al fenomeno dalla terraferma. La boa di fronte a Capo Caccia è collocata su un fondale di cento metri e collegata a una spessa catena d’acciaio ancorata a un corpo morto che giace sul fondo. «A una profondità di meno trenta metri _ spiega Delitala _ tra il corpo morto e la boa, c’è un pallone che serve e tenere in tensione la catena». Il moto dell’acqua viene così misurato in base agli “strattoni” generati dalla forza del vento e del mare. All’interno della boa, che ha una certa libertà di movimento, c’è un sofisticato sistema di rilevazione che trasmette i dati alla centrale dell’Arpas dove vengono registrati e interpretati. Naturalmente la boa, che pesa novanta chili, è ben visibile perché emerge di qualche metro dalla superfice dell’acqua. Il maestrale, però, ha le ore contate perché il vento _ fanno sapere i meteorologi _ si sposterà presto verso i quadranti nord orientali e le forti raffiche frusteranno l’altra costa.

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