La Nuova Sardegna

Sassari

L’esordio dei parlamentari sardi: «Noi di 5 Stelle guardiani nei Palazzi»

di Pier Giorgio Pinna
L’esordio dei parlamentari sardi: «Noi di 5 Stelle guardiani nei Palazzi»

Le deputate Pd Sanna e Mura: «Pronte a un ponte col MoVimento attraverso contatti regionali». Emozioni e curiosità. I senatori: "L'isola non può aspettare"

16 marzo 2013
4 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A ROMA. Foto ricordo con mariti e figli fuori da Montecitorio. Strette di mano, saluti, prove d’intesa dentro il palazzo. La novità Cinque Stelle domina la scena anche tra i parlamentari sardi. La massiccia presenza dei “guardiani del potere”, come loro stessi si definiscono, rende qualsiasi sconosciuto attivista di M5S sbarcato dall’isola molto più gradito ai giornalisti romani di un La Russa o di un Brunetta, all’improvviso trasformati in pària intoccabili che nessuno tra i cronisti politici sembra più aver interesse neppure a sfiorare. Il MoVimento cattura telecamere e taccuini. Il rinnovamento attraversa tutti i gruppi. Fra i 18 deputati sardi solo 7 riconferme: 3 nel Pdl, 4 nel Pd. Così la trincea del debuttante s’allarga e ruba il palcoscenico ai professionisti dei partiti. Tra emozioni, sorrisi e qualche tensione, c’è chi deve fare costante riferimento ai commessi persino per orientarsi nei corridoi della Camera. E guai a togliersi la giacca o ad allentare il nodo della cravatta: in agguato c’è il timore di un rimprovero, sempre da evitare, almeno per non farsi cogliere in fallo dal primo giorno.

Soddisfatti i 4 “non-onorevoli” di M5S arrivati dalla Sardegna. I quali, come i loro colleghi, alle 10.30 in punto si sono schierati a semicerchio sulle poltroncine collocate più in alto nell’aula di Montecitorio. «Abbiamo fatto questa scelta per stare col fiato sul collo ai rappresentanti dei partiti», spiega il giovane ingegnere cagliaritano Andrea Vallascas, elegantissimo nel suo abito grigio. Mentre il tecnico informatico sennorese Nicola Bianchi, completo blu e cravatta a righe, passo spedito e piglio deciso, è uno dei primi a votare ieri mattina, per via della chiamata in ordine alfabetico. E subito dopo argomenta: «Noi di Cinque Stelle ci siamo espressi tutti per Roberto Fico alla presidenza, dietro le schede bianche si nasconde invece l’inciucio Pd-Pdl. A ogni modo ci è sembrato giusto dare un segnale di trasparenza scegliendo il nostro candidato».

Dalle prossime mosse nazionali di M5S dipenderà se gli eletti in Sardegna entreranno o no a far parte delle commissioni. Alle cagliaritane Emanuela Corda e Paola Pinna piacerebbe occuparsi di cultura, attività produttive, affari della Comunità europea. «Siamo serene e decise, attueremo i punti del programma di M5S e attiveremo tutte le piattaforme per dare risposte ai problemi della Sardegna e delle altre regioni», assicurano sorridendo prima di scappare dalla buvette verso l’aula, calze scure e camicie chiare finemente delicate. In quest’atmosfera da marziani a Roma stridono un tantino il disincanto e la passione per l’analisi politica di chi qui è di casa. Dice l’olbiese Gian Piero Scanu, che torna in parlamento per un altro mandato: «Le istituzioni devono essere considerate al limite della sacralità: nessuno dovrebbe permettersi di sprecare un momento di straordinaria importanza come questo». E chiarisce ancora: «Votando scheda bianca abbiamo voluto semplicemente contribuire a una soluzione il più possibile condivisa. Perché a noi sta a cuore la prosecuzione della legislatura: i guai della nostra isola vanno affrontati e risolti al più presto». Discorsi condivisi da chi tra i democratici varca per la prima volta il portone d’ingresso di Montecitorio. «Conosco bene le criticità del nostro territorio: ed è perciò che bisogna davvero agire subito», puntualizza Emanuele Cani, 44 anni, libero professionista, segretario del Pd nel Sulcis. La pensano come lui l’insegnante Giovanna Sanna, 53 anni, di Florinas, protagonista di un exploit alle primarie pd con 2.925 preferenze, e la compagna di partito Romina Mura, 42 anni, consulente aziendale, di Sadali. Sono due donne sindaco. Continueranno a lavorare nei loro municipi e insieme faranno le parlamentari: «Non c’è obbligo di scelta per i comuni con meno di cinquemila abitanti e comunque i nostri concittadini ci chiedono di non abbandonarli». Prima della seduta del mattino, sono proprio loro a lanciare una proposta che potrebbe un po’ smuovere le acque stagnanti in queste giornate di transizione. «Siamo aperte al confronto e possiamo gettare un ponte con gli eletti sardi del MoVimento per costruire interessi comuni su scala più ampia», sostengono con convinzione.

Per Roberto Capelli (Centro democratico) si sta invece «consumando una litugia inutile: neanche il conclave ha insegnato qualcosa», dice. Mentre Michele Piras, deputato di (Sel) intravede una chance di sblocco nelle prossime ore: «Finora non ci giungono segni di apertura, ma qualcosa può cambiare, perfino nelle posizioni immobili come quella che i Cinque Stelle hanno assunto nella parte più alta dell’aula di Montecitorio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative