La Nuova Sardegna

Visita a Cellino in carcere: 4 mesi per Pili

CAGLIARI

Per il tribunale il parlamentare di Unidos è colpevole di falso ideologico. La difesa ricorrerà in appello

05 novembre 2016
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CAGLIARI. Mauro Pili paga con la condanna a quattro mesi di reclusione le due visite in carcere a Massimo Cellino, quando si fece accompagnare prima dall’editore Sergio Zuncheddu e il giorno dopo dall’ex calciatore Gigi Riva qualificandoli come collaboratori violando le norme che regolano l’accesso agli istituti di pena dei parlamentari. Per il giudice Stefania Selis il deputato di Unidos è colpevole di falso ideologico ma senza l’aggravante di aver indotto in errore un pubblico ufficiale, in questo caso le guardie all’ingresso del penitenziario. Per confermare questa lettura della sentenza bisognerà attenderne le motivazioni, difficile però che il giudice non abbia tenuto conto del pronunciamento recente della Corte di Cassazione, che nel caso analogo Renato Farina-Lele Mora avvenuto a Milano alcuni anni fa ha accolto il ricorso della difesa cancellando dal verdetto quell’aggravante. Il falso ideologico semplice prevede una pena da venti giorni a due anni, sembra quindi che il tribunale abbia inteso valutare come non particolarmente grave la condotta di Pili. La decisione disattende in parte la richiesta del pm Gaetano Porcu, per il quale al deputato di Iglesias doveva essere inflitto un anno. Disattende però anche le conclusioni del difensore Pasqualino Federici, convinto che il 18 e il 19 febbraio 2013 Pili non avesse commesso alcun reato. Le posizioni di Sergio Zuncheddu - difeso da Franco Luigi Satta e Sebastiano Chironi - e di Gigi Riva - difeso da Massimiliano Ravenna - erano state archiviate durante l'inchiesta: per la Procura non erano consapevoli di concorrere a un reato, al contrario di Pili: «L'onorevole ha violato le regole - aveva detto il pm Porcu - nessuna delle due persone portate in carcere aveva titoli per entrare in quell'occasione. Non c'è stata alcuna visita ispettiva. A mio avviso il dolo è pieno, dimostrato e evidente». L'avvocato Federici, nell'arringa, aveva sostenuto che Mauro Pili non avesse mai dichiarato il falso: «Forse ha sbagliato ma non ha detto il falso né ha commesso altri reati. Lo stesso modulo d'ingresso era generico e totalmente carente, tanto che poi è stato cambiato». In altre parole per Federici - che ha annunciato ricorso in appello - il parlamentare «era in perfetta buona fede». La legge che disciplina le visite agli istituti penitenziari, prevede che i detenuti possano incontrare senza autorizzazione i parlamentari e chi li accompagna solo «per ragioni del loro ufficio». (m.l)

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