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Tartassato in Italia vive da re alle Canarie

Piero Marongiu
Tartassato in Italia vive da re alle Canarie

I centri della Sardegna si spopolano non soltanto di giovani. Dopo 50 anni di lavoro da imprenditore, Andrea Chiesa, titolare di un’azienda ben avviata, si è stancato di dover combattere ogni giorno con scadenze e tasse da pagare

04 gennaio 2016
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ORISTANO. Dopo 50 anni di lavoro da imprenditore nel campo del legname, Andrea Chiesa, titolare di un’azienda ben avviata, che dà lavoro a 8 dipendenti stanco di dover combattere ogni giorno con scadenze e tasse da pagare, ha deciso di cedere tutto al figlio e andare a vivere all’estero.

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«La mia è stata una decisione ponderata a lungo – dice –. A far pendere l’ago della bilancia verso la cessione dell’azienda è stata la voglia di tranquillità, di non dover pensare ogni giorno a pagamenti all’Agenzia delle entrate o a bollette varie. Mio figlio era in grado di andare avanti anche senza di me. Gli ho ceduto tutto e sono partito per Nosy Be, un’isola del Madagascar. Lì ho acquistato 2 mila metri di terra, in una località vicino al mare che si chiama Ambatoluca: dove pensavo di realizzare una casa. Poi mi sono reso conto che la distanza con l’Italia era troppa, e i costi degli aerei elevati, ho deciso di rivendere il terreno e di acquistare una casetta alle Canarie, a Fuerte Ventura, dove sono stato già diverse volte».

Chiesa, come tanti altri piccoli imprenditori sardi che si sono trasferiti all’estero, inizialmente pensava di aprire un’attività. Poi ha cambiato idea. «Ho iniziato a lavorare con mio padre all’età di 15 anni – dice – adesso che ne ho 65 voglio riposarmi. Ma a Fuerte Ventura, come pure a Nosy Be, ho conosciuto molti sardi che hanno aperto pizzerie, bar, ristoranti e perfino qualche impresa che si occupa di costruzioni e manutenzioni. Tutti mi hanno detto che sono stati costretti a chiudere in Italia. Impossibile reggere un carico fiscale eccessivo». I costi di un’azienda non sono soltanto quelli degli stipendi, ma molti di più.

«I dati ufficiali dicono che la pressione fiscale italiana è del 40 per cento – afferma Chiesa – ma la realtà è che è superiore al 60. E sono pure ottimista. Se non fosse stato per i costi, avremmo potuto assumere almeno altri due operai. Ma con questo sistema fiscale è impossibile. A Coraleyo, una città di 8 mila abitanti, di cui 6 mila sono italiani, ci sono molti sardi. Si vive molto bene. I servizi sono ottimi, la sanità funziona benissimo, il tenore della vita è elevato e i costi sono inferiori. Con un migliaio di euro si paga l’affitto, il mangiare e ne avanzano anche. Qui da noi, con la stessa cifra non arrivi neppure al quindici del mese».

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