La Nuova Sardegna

Scandalo lingua blu, la Regione si costituirà parte civile nel processo

di Alessandro Pirina
Scandalo lingua blu, la Regione si costituirà parte civile nel processo

Vaccini mortali, a Roma già 41 indagati. Felice Floris: «Le nostre greggi sterminate. Lo dicevamo dal 2003: era un imbroglio»

15 luglio 2014
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SASSARI. La Regione è pronta a costituirsi parte civile nel processo contro la banda dei vaccini. L’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, annuncia che «se l’inchiesta sull’acquisto e la somministrazione dei vaccini contro la Lingua blu sarà suffragata da riscontri che porteranno a un rinvio a giudizio, la Regione starà con più forza di prima dalla parte dei pastori, dalla parte offesa, di chi in questi anni ha visto decimate o sterminate le proprie greggi. Per questo motivo proporrò alla Giunta di costituirsi parte civile». La Regione, dunque, ha deciso di prendere posizione sull’inchiesta su influenza aviaria e Lingua blu che rischia di far finire sotto processo 41 persone tra dirigenti pubblici, funzionari del ministero, manager di aziende farmaceutiche, e anche una deputata di Scelta civica, a cui la Procura di Roma ha notificato nei giorni scorsi l'avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Le accuse. I capi di imputazione vanno dalla corruzione alla rivelazione del segreto di ufficio, alla falsità ideologica. Ma a due degli indagati il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo muove anche l’accusa di aver messo in atto un disegno criminoso finalizzato a diffondere in tutta Italia il virus della Blue tongue. Romano Marabelli, attuale segretario generale del ministero della Salute, allora direttore generale del Dipartimento alimenti e sanità veterinaria, e Vincenzo Caporale, ex direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Abruzzo e Molise, sono accusati di aver causato la diffusione del virus della Lingua blu attraverso quegli stessi vaccini che l'avrebbero dovuta debellare, provocando ingenti danni al patrimonio zootecnico nazionale. In particolare a quello della Sardegna, la regione con la più alta densità di allevamenti ovini e caprini. Marabelli, inoltre, è accusato di aver disposto, in assenza di una reale emergenza sanitaria, l’acquisto di oltre 3 milioni e mezzo di dosi di vaccino non utilizzate. Una spesa inutile che ha causato un danno erariale di due milioni e mezzo di euro per la sola Sardegna.

I pastori. La notizia dell’inchiesta nell’isola ha destato enorme scalpore. Ma non tra i pastori, che già 10 anni fa sostenevano che i vaccini anziché debellare la malattia contribuissero a favorire la moria del bestiame. «Ma quale stupore – taglia corto Fortunato Ladu, uno dei leader della protesta dei pastori –. Quello che oggi afferma la Procura di Roma noi lo dicevamo già nel 2003. I vaccini sono stati un grande imbroglio che ha causato alla Sardegna un danno non quantificabile. Questa inchiesta è una magra consolazione, ma è arrivato il momento di rendere giustizia a quelle persone che hanno perso tutto». «Oggi è tutto più chiaro – aggiunge Felice Floris, il leader del movimento dei pastori sardi –, ma sono cose che noi denunciamo da anni. Noi, e non altri, come Coldiretti, che invece invitavano a vaccinare il bestiame. Cosa a cui non ci siamo sempre opposti. Più che la Regione dovrebbero essere i pastori a costituirsi parte civile contro di loro, perché se è successo questo ci sono responsabilità anche a Cagliari e non solo al ministero».
 

La Coldiretti. Prima della Regione anche la Coldiretti, ieri, ha annunciato la possibilità di costituirsi parte civile. «Questa notizia – afferma il presidente Battista Cualbu – suona come una beffa per tutto il mondo agropastorale sardo. Non vogliamo che vadano in galera innocenti, ma chiediamo ai magistrati inquirenti che si faccia immediata chiarezza sul caso, andando a condannare con pene severe quelli che potrebbero risultare eventuali responsabili di questo massacro sia produttivo che economico per la Sardegna».

L’inchiesta. La vicenda giudiziaria aveva preso le mosse da alcune segnalazioni delle autorità americane, davanti alle quali Paolo Candoli, manager della ditta Merial Italia, nonché tra i 41 indagati, aveva ammesso di aver introdotto illecitamente il virus dell’influenza aviaria in Italia. L’indagine sul mercanteggio di virus, in cui è rimasta coinvolta anche la deputata di Scelta civica Ilaria Capua, dall’aviaria si è poi spostata sulla Lingua blu. La Procura di Roma ha così acceso i fari sui rapporti tra Marabelli e la medesima azienda farmaceutica. Secondo il pm Capaldo il dirigente del ministero favoriva gli interessi della Merial Italia attraverso accordi illeciti con i suoi dirigenti e rilasciava autorizzazioni all’importazione e distribuzione di lotti imprecisati di vaccino inattivato per la Lingua blu in cambio di denaro, viaggi e finanziamenti per convegni e centri di ricerca.
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