La Nuova Sardegna

Moglie segregata, indagato violinista

di Mauro Lissia
Moglie segregata, indagato violinista

Cagliari, accuse di rapina e lesioni per Valentin Furtuna: alla donna psicofarmaci in quantità, poi la firma di un testamento sospetto

21 giugno 2014
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Lui porta l’amante a vivere in casa per un singolare ménage a tre, dove la moglie recita il ruolo dell’esclusa. È una moglie anziana, ha quasi ottant’anni, ventidue anni più di lui. Ma è lucida, non accetta la situazione, chiede al marito di andarsene, pretende la separazione. Lui non ci sta: la tiene chiusa in casa, le preclude l’uso del telefono e la sottopone a una cura tremenda a base di psicofarmaci, di cui la donna non sembra avere alcun bisogno. Così lei vive in dormiveglia, arriva al punto di firmare senza leggerlo un testamento in cui lascia l’appartamento cagliaritano e ogni suo avere al marito. I familiari, gli amici, i conoscenti: nessuno la vede più, le cure della donna sono affidate a una badante che come vedremo più avanti sarà forse la sua salvezza.

La vicenda, che a una prima lettura sembrerebbe il remake del celebre caso di lady Mercurio, viene alla luce e si trasforma in un giallo di profilo giudiziario soltanto all’inizio del 2013, quando la donna finisce in ospedale in preda a una crisi respiratoria. Finalmente può raccontare l’incubo di quel matrimonio e i familiari la convincono a denunciare quanto ha subìto. Adesso è tutto nei verbali: lui si chiama Valentin Furtuna, ha 58 anni, è di origine romena ed è il secondo violino dell’orchestra del teatro lirico. La moglie è Franca Porcu, compirà tra poco ottant’anni e ora sopravvive muovendosi a fatica su una sedia a rotelle. Non si è più ripresa.

Le accuse. Il musicista è indagato dal pm Emanuele Secci con le accuse, tutte da verificare, di rapina e lesioni personali aggravate: la polizia giudiziaria gli ha perquisito la casa dove vive adesso e l’armadietto del teatro. Presto sarà interrogato formalmente dal magistrato, non ha ancora nominato un difensore di fiducia. L’impressione è che la sua posizione giudiziaria possa cambiare radicalmente, insieme alle contestazioni. Domande inevitabili: perché quelle dosi di psicofarmaci? Chi aveva prescritto la terapia, se davvero qualcuno l’aveva prescritta?

Dalla Romania. La storia dalle origini. Furtuna è un dipendente del Lirico, la sua qualifica è di concertino dei primi violini, come dire che siede al fianco del primo violino d’orchestra. Arrivato anni fa dalla Romania, s’è sposato con Franca Porcu malgrado la donna fosse molto più anziana di lui. Le cose - racconta chi conosce la coppia - sono andate avanti tra alti e bassi, finchè Furtuna ha avviato una relazione con una giovane donna di Carbonia. Qui si entra in vicende private, che saranno trattate da chi è autorizzato a trattarle. Agli atti dell’indagine, in piena evoluzione, c’è soltanto che Furtuna porta a casa la fidanzata e ne impone la presenza alla moglie, che reagisce. Da quel momento - sostengono i testimoni, sentiti dalla polizia giudiziaria - la salute di Franca Porcu precipita. Non più giovanissima, la donna stava bene. Mentre ora - e siamo ai primi mesi del 2013 - vive praticamente a letto, semiaddormentata. Impossibile parlare con lei, il marito la tiene al riparo da familiari e amici: lasciatela stare, non sta bene, deve riposare. Qualcosa emerge quando Furtuna assume una nuova badante, una giovane cagliaritana: è lei che s’accorge di quella terapia in apparenza priva di senso. Farmaci psicotropi, in gocce, in gran parte somministrati senza che Franca Porcu se ne accorgesse o che comunque approvasse la cura.

La badante. La prima badante, su ordine del musicista, glieli scioglieva nell’acqua. La seconda badante cerca di salvarla: interi flaconcini finiscono nel water. La giovane collaboratrice intuisce qualcosa quando le capita per le mani un testamento scritto interamente da Furtuna - la grafia è la sua - e firmato dalla moglie: gli lascia tutto quello che ha, malgrado lui spadroneggi in casa e dorma con la fidanzata. E’ una deriva coniugale a senso unico, però qualcosa accade: un giorno la donna accusa una crisi respiratoria e un’ambulanza del 118 la trasporta al Santissima Trinità. La voce gira, Franca viene raggiunta da parenti e amici, può finalmente sfogarsi, raccontare.

Le denunce. Primo round giudiziario: i familiari si rivolgono al giudice civile, che dispone l’allontanamento da casa del marito e della sua nuova fiamma. Poi, valutato lo stato di salute della donna, il magistrato nomina un amministratore di sostegno. Davanti a un altro giudice parte la causa di separazione legale, cui lui ribatte chiedendo gli alimenti: in tribunale Furtuna consegna un documento che dimostrerebbe come sia costretto a vivere in un appartamento del suo legale, l’avvocato Sandro Dedoni. Sono 750 euro al mese, il violinista pretende che la moglie lo aiuti a pagare l’affitto.

La consulenza. La giustizia civile fa il suo lento corso, ma familiari e amici vogliono tagliare corto: la sorella va in Procura, gli altri parlano con la polizia giudiziaria e raccontano degli psicofarmaci, delle presunte iniziative di Furtuna - che sono al centro dell’indagine - per appropriarsi di quanto la moglie possiede. Partono le perquisizioni, Furtuna si presenta in teatro accompagnato da due funzionari di polizia che gli ispezionano l’armadietto personale. Spunta una consulenza d’ufficio: la neurologa Carmela Schiavo conferma che Franca Porcu ha assunto - forse suo malgrado - dosi massicce di molecole psicotrope. Nessuna conclusione, per ora. Il materiale dell’indagine è nelle mani del pm Secci, ogni sviluppo è possibile.

In Primo Piano
La siccità nell'isola

Acqua, bacini a secco in Sardegna: partono i razionamenti

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative