La Nuova Sardegna

Cassazione: Soru assolto, Dettori rinviato in appello

Cassazione: Soru assolto, Dettori rinviato in appello

Manca il dolo dell’ex governatore per l’appalto della pubblicità truccato L’ex direttore generale dovrà nuovamente rispondere dell’accusa di peculato

12 marzo 2014
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ROMA. Una nuova svolta in Cassazione per il caso Saatchi & Saatchi, l’appalto da 56 milioni per la pubblicità istituzionale della Regione che ha condotto Renato Soru davanti al tribunale pochi mesi dopo la conclusione del suo mandato: per i giudici supremi la gara è stata palesemente truccata, l’abuso d’ufficio è stato commesso pienamente ma non c’è agli atti del processo la prova che Soru volesse commetterlo e che comunque avesse un qualche interesse privato nell’operazione.

Tradotto in termini giuridici: manca il dolo intenzionale quindi il patron di Tiscali, difeso da Carlo Federico Grosso e Giuseppe Macciotta, va assolto perché il fatto non costituisce reato e non perché il fatto non sussiste, la formula indicata dal tribunale e dalla Corte d’Appello di Cagliari. L’uomo chiave della vicenda resta dunque e ora più cha mai l’ex direttore generale della presidenza Fulvio Dettori, difeso da Gianmario Sechi, la cui posizione si aggrava: condannato in primo grado a due anni per peculato, abuso d’ufficio, falso, turbativa d’asta e rivelazione di segreti d’ufficio, il manager sassarese si era liberato in appello dell’imputazione più pesante, quella di peculato.

Ridotta la pena a un anno, quattro mesi e dieci giorni con la sentenza dell’anno scorso, ora Dettori dovrà tornare davanti a una nuova sezione di Corte d’Appello per rispondere nuovamente di peculato, mentre per le altre accuse la colpevolezza è stata accertata in via definitiva: la Cassazione ha difatti annullato la sentenza di parziale assoluzione che lo riguardava riconfermando la decisione emessa il 17 dicembre 2009 in abbreviato dal gup Giorgio Altieri, che l’aveva riconosciuto responsabile anche di peculato.

Nella stretta sostanza, per i giudici romani forse Dettori ha ricevuto una sorta di ispirazione involontaria da Soru e in base a quella ha prima assegnato la campagna da un milione di euro «Sardegna fatti bella» all’agenzia preferita del governatore, la Saatchi & Saatchi. Poi ha fatto di tutto, fino a uscire dalla legalità, perché la gara d’appalto per l’assegnazione della campagna maggiore, quella da 56 milioni, andasse alla stessa agenzia.

Dettori, stando al giudizio ormai definitivo su questo fronte, ha truccato le valutazioni della commissione, ha condizionato le scelte dei commissari, ha lavorato in parallelo perché l’agenzia preferita da Soru potesse contare su una corsia preferenziale e si aggiudicasse la gara.

L’accusa di peculato, ora tornata in ballo, non è legata a questa gara che Dettori ha truccato, ma ai 36mila euro pagati a tre agenzie pubblicitarie per lo studio del nuovo logo della Regione dopo una selezione poi annullata. Una sorta di contentino assegnato arbitrariamente, che costa all’ex direttore generale il ritorno davanti alla Corte d’Appello per incassare una condanna ormai certa, che si tradurrà in un aumento di pena.

I giudici, con una decisione diffusa poco dopo le 22, hanno respinto i ricorsi degli avvocati Franco Luigi Satta per il commissario Giovanni Maria Filindeu, condannato a otto mesi, e per l’altro commissario Aldo Brigaglia - difeso da Andrea Pubusa - che denunciò pubblicamente la gara taroccata, condannato definitivamente a sette mesi.

Il pg Luigi Riello aveva chiesto l’annullamento con rinvio ad altra corte della sentenza di assoluzione per Soru, che l’accusa ha ritenuto anche al terzo giudizio colpevole di abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti. Per gli altri tre imputati la richiesta era di conferma totale del giudizio d’appello. (m.l)

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