La Nuova Sardegna

Nuoro

Turismo, un nuovo contratto per uscire dalla crisi infinita

di Francesco Pirisi
Turismo, un nuovo contratto per uscire dalla crisi infinita

Accordo su un aumento minimo mensile di 17,60 euro Più flessibilità nell’orario di lavoro e spazio all’apprendistato

17 aprile 2014
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NUORO. Nuovo contratto all’insegna del compromesso tra le organizzazioni di albergatori e campeggiatori e le confederazioni sindacali. L’intesa è stata raggiunta a gennaio e la validità è stata stabilità sino all’agosto 2016. I lavoratori avranno 17,60 euro di aumento mensile, ma anche i vantaggi della flessibilità dell’orario e la possibilità di vedersi affiancati da nuove forze, che passeranno anche attraverso le file dell’apprendistato.

I titolari delle strutture ricettive potranno contare su una fase di tregua per cercare di portarsi fuori dalla recessione, che in questi anni ha ridotto i numeri del settore e soprattutto spostato alla fine della primavera l’apertura di diverse strutture.

Aspetti disatsrosi che sono stati sottolineati ieri mattina a Nuoro, nella sede provinciale di Federalberghi, l’organismo che rientra nei ranghi della Confcommercio. L’occasione per parlare delle difficoltà del comparto turistico è stato il seminario, il secondo in provincia dopo quello della settimana passata a Dorgali, a beneficio degli operatori del settore. L’argomento è stato proprio il contratto di categoria, stipulato a gennaio tra la federazione degli albergatori, la Faita-Federcamping e Cgil, Cisl e Uil. Le parti in causa hanno ribadito la soddisfazione per l’accordo raggiunto.

Angelo Candido, responsabile nazionale delle relazioni sindacali di Federalberghi ha sostenuto: «Gli aspetti positivi per noi stanno nel fatto che gli aumenti sono contenuti e vengono previsti degli strumenti, a partire proprio dal venir meno di alcune rigidità di orario, per consentire di aumentare la produttività. Il frutto di ciò potrà essere la crescita del fatturato e la possibilità anche di ulteriore occupazione».

Sui nuovi ingressi in hotel e campeggi, l’intesa dà la priorità alle categorie svantaggiate: disoccupati di lungo corso, o con più di 45 anni di età, e disabili. Un aspetto che non è stato irrilevante nella scelta delle sigle confederali di chiudere l’intesa. Come ha ribadito nel corso dei lavori Marco Demurtas, segretario regionale di Fisascat-Cisl. «Il fatto fondamentale è proprio la definizione dell’accordo in un periodo non semplice per il settore – ha detto il sindacalista –. Consente ai lavoratori di operare sotto la tutela di una legge e uscire dalla condizione d’incertezza. L’altro elemento chiave è che viene riconosciuto al turismo un ruolo fondamentale nell’economia nazionale – ha continuato Demurtas –. Aspetto questo confermato anche dal fatto che il governo Renzi sta per approvare il decreto Valore turismo».

I numeri confermano le sue parole. In Italia operano 34mila strutture ricettive che danno lavoro a 300mila persone. Il fatturato equivale al 10 per cento del Pil. I numeri sono ancora più importanti se si guarda alla ricchezza prodotta nei comparti connessi che ammonta a 83 miliardi di euro, mentre 114 miliardi sono i consumi interni.

I dati della vecchia provincia di Nuoro indicano 220 strutture ricettive e una fetta consistente di quel 7 per cento del Pil regionale assicurato dal turismo. Tutto questo in un tempo non florido.

Come ha rimarcato ieri il presidente di Federalberghi Nuoro-Ogliastra, Walter Mameli: «La stagione da noi si è ridotta. Le strutture che prima aprivano da marzo, oggi iniziano a farlo solo a fine maggio. Questo ciò che è avvenuto anche l’anno passato».

Il contratto promette di portare qualche elemento di ripresa. Proprio a partire dal fatto di creare le condizioni migliori affinché le attività si mantengano dentro i ranghi delle regole e non ci si nasconda nell’abusivismo, com’è stato sottolineato nel precedente seminario, a Doragli.

E il sindacalista Marco Demurtas conferma: «Il fenomeno delle attività in nero nel settore è presente e sta toccando percentuali sempre più alte: con i parametri del Pil possiamo stimare un 3 per cento di reddito che va ad aggiungersi al 7 per cento ufficiale».

Un male da aggredire anche per i danni che ne derivano al comparto, in termini di immagine e reddito per gli operatori in regola con le tasse e con i contratti di lavoro.

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