Turismo, un nuovo contratto per uscire dalla crisi infinita
Accordo su un aumento minimo mensile di 17,60 euro Più flessibilità nell’orario di lavoro e spazio all’apprendistato
NUORO. Nuovo contratto all’insegna del compromesso tra le organizzazioni di albergatori e campeggiatori e le confederazioni sindacali. L’intesa è stata raggiunta a gennaio e la validità è stata stabilità sino all’agosto 2016. I lavoratori avranno 17,60 euro di aumento mensile, ma anche i vantaggi della flessibilità dell’orario e la possibilità di vedersi affiancati da nuove forze, che passeranno anche attraverso le file dell’apprendistato.
I titolari delle strutture ricettive potranno contare su una fase di tregua per cercare di portarsi fuori dalla recessione, che in questi anni ha ridotto i numeri del settore e soprattutto spostato alla fine della primavera l’apertura di diverse strutture.
Aspetti disatsrosi che sono stati sottolineati ieri mattina a Nuoro, nella sede provinciale di Federalberghi, l’organismo che rientra nei ranghi della Confcommercio. L’occasione per parlare delle difficoltà del comparto turistico è stato il seminario, il secondo in provincia dopo quello della settimana passata a Dorgali, a beneficio degli operatori del settore. L’argomento è stato proprio il contratto di categoria, stipulato a gennaio tra la federazione degli albergatori, la Faita-Federcamping e Cgil, Cisl e Uil. Le parti in causa hanno ribadito la soddisfazione per l’accordo raggiunto.
Angelo Candido, responsabile nazionale delle relazioni sindacali di Federalberghi ha sostenuto: «Gli aspetti positivi per noi stanno nel fatto che gli aumenti sono contenuti e vengono previsti degli strumenti, a partire proprio dal venir meno di alcune rigidità di orario, per consentire di aumentare la produttività. Il frutto di ciò potrà essere la crescita del fatturato e la possibilità anche di ulteriore occupazione».
Sui nuovi ingressi in hotel e campeggi, l’intesa dà la priorità alle categorie svantaggiate: disoccupati di lungo corso, o con più di 45 anni di età, e disabili. Un aspetto che non è stato irrilevante nella scelta delle sigle confederali di chiudere l’intesa. Come ha ribadito nel corso dei lavori Marco Demurtas, segretario regionale di Fisascat-Cisl. «Il fatto fondamentale è proprio la definizione dell’accordo in un periodo non semplice per il settore – ha detto il sindacalista –. Consente ai lavoratori di operare sotto la tutela di una legge e uscire dalla condizione d’incertezza. L’altro elemento chiave è che viene riconosciuto al turismo un ruolo fondamentale nell’economia nazionale – ha continuato Demurtas –. Aspetto questo confermato anche dal fatto che il governo Renzi sta per approvare il decreto Valore turismo».
I numeri confermano le sue parole. In Italia operano 34mila strutture ricettive che danno lavoro a 300mila persone. Il fatturato equivale al 10 per cento del Pil. I numeri sono ancora più importanti se si guarda alla ricchezza prodotta nei comparti connessi che ammonta a 83 miliardi di euro, mentre 114 miliardi sono i consumi interni.
I dati della vecchia provincia di Nuoro indicano 220 strutture ricettive e una fetta consistente di quel 7 per cento del Pil regionale assicurato dal turismo. Tutto questo in un tempo non florido.
Come ha rimarcato ieri il presidente di Federalberghi Nuoro-Ogliastra, Walter Mameli: «La stagione da noi si è ridotta. Le strutture che prima aprivano da marzo, oggi iniziano a farlo solo a fine maggio. Questo ciò che è avvenuto anche l’anno passato».
Il contratto promette di portare qualche elemento di ripresa. Proprio a partire dal fatto di creare le condizioni migliori affinché le attività si mantengano dentro i ranghi delle regole e non ci si nasconda nell’abusivismo, com’è stato sottolineato nel precedente seminario, a Doragli.
E il sindacalista Marco Demurtas conferma: «Il fenomeno delle attività in nero nel settore è presente e sta toccando percentuali sempre più alte: con i parametri del Pil possiamo stimare un 3 per cento di reddito che va ad aggiungersi al 7 per cento ufficiale».
Un male da aggredire anche per i danni che ne derivano al comparto, in termini di immagine e reddito per gli operatori in regola con le tasse e con i contratti di lavoro.