La Nuova Sardegna

Arte

Il Man espone la sua collezione storica

di Alessandro Mele
Il Man espone la sua collezione storica

Da oggi a Nuoro la più importante raccolta d’arte moderna e contemporanea

28 marzo 2024
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Batte forte il cuore dell’Atene sarda, con l’ultima proposta che, da oggi - apertura alle 19 - al 16 giugno, anima le sale del museo Man di Nuoro. Si parte dalle ricchezze del passato con “Le affinità immaginate”, una grande mostra dedicata alla collezione storica che esce dai depositi del museo, per un progetto di rilettura e riallestimento. Il percorso è volto alla partecipazione della comunità, per attivare una riflessione su temi identitari, ma con lo sguardo sensibile a prospettive universali. A cura di Chiara Gatti e Rita Moro, saranno 100 le opere selezionate, sulle oltre mille, che racconteranno del verismo di Antonio Ballero, del divisionismo del primo Sironi, del ritorno all’ordine di Ciusa Romagna. E ancora il realismo borghese di Francesca Devoto, l’astrattismo di Mauro Manca e le vite di Fancello, Nivola e Pintori. Spazio anche alla prorompente e toccante creatività di Maria Lai, fino alle ricerche delle ultime generazioni.

Spiccano allestimenti site-specific realizzati per gli spazi del museo nell’ambito di premi vinti grazie ai bandi ministeriali, dove i nomi dei sardi emergenti si alternano ad altri, chiamati ad abitare e a raccontare l’isola. Le ricchezze del passato, ma anche altre proposte. Una di queste, a cura di Elisabetta Masala, riguarda il lavoro condotto nell’isola da Giorgio Andreotta Calò: un’indagine svolta tra il 2013 e il 2018, che ha portato alla creazione di un corpus fondamentale nel percorso dell’artista. Nel 2019, l’artista dona al Man una parte dell’installazione ambientale “Produttivo”, composta da carotaggi estratti durante le campagne minerarie della Carbosulcis. spa, società che fino al 2018 è stata impegnata nello sfruttamento del bacino carbonifero del Sulcis.

Gabi Scardi, cura invece la mostra “La Montagna Magica” di Micol Roubini, incentrata su un’opera che prende la forma di una video installazione di dimensioni ambientali e che occuperà le sale al primo piano del museo. Il progetto nasce dall’incontro di Micol Roubini con l’area di Corio e Balangero. Interessata da sempre alle tracce memoriali dei luoghi e delle genti e impegnata in progetti a lungo termine sul territorio, l’artista ne racconta la fase post industriale analizzando la fitta rete di relazioni che intrattengono gli abitanti con il contesto che li circonda. In ultimo, a cura di Maria Paola Zedda, “The Last Lamentation”, un rituale funebre per il Mediterraneo, osservato dall’artista Valentina Medda come luogo di attesa, sospensione e trapasso, incarnazione di un’assenza deposito di corpi e corpo in sé. Valentina Medda lo attraversa nell’evocazione di un rito diffuso in tutta l’area che si affaccia sulle sue coste: il pianto rituale, indagato alla fine degli anni’ 50 dall’antropologo Ernesto De Martino, ora pressoché estinto nel Sud Italia, ma vivo nelle coste meridionali e orientali dal Libano al Marocco.

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