La Nuova Sardegna

Dieta e benessere I nostri antenati vivevano meglio 

di Antonello Palmas
Dieta e benessere I nostri antenati vivevano meglio 

Ricerca dell’Aou di Cagliari su antichi scheletri Il pericolo arriva dai batteri del “red complex” 

30 maggio 2017
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SASSARI. Tra i peccati dell’era moderna c’è anche l’aver trascurato la dieta mediterranea per lasciare spazio ad altri tipi di alimentazione molto meno equilibrati, aprendo così le porte a malattie sino a qualche decennio fa molto meno diffuse. Ma una recente ricerca multidisciplinare partita dall’Aou di Cagliari e basata sullo studio della flora batterica residente nel cavo orale, in particolare sulla lingua, con lo studio delle ossa dei nostri antenati ha svelato il collegamento tra questi batteri che vivono in simbiosi con l’organismo umano e l’insorgere di gravi disturbi quando il loro numero aumenta troppo.
Spiega Germano Orrù, biologo molecolare e professore associato in scienze tecniche mediche applicate nell’ateneo di Cagliari: «Nella nostra bocca albergano più di 700 specie batteriche diverse. Sino a qualche decennio fa non si sapeva a cosa servissero, ma solo che alcune causano la piorrea. Attraverso segnalazioni varie questi batteri sono stati collegati ad alcune malattie dei tempi moderni (disturbi cardiovascolarari o artrite reumatoide, ad esempio) quando passano dalla bocca al circolo sanguigno. Ci siamo quindi chiesti come facciano, e perché, e da qui è partita la ricerca».
È stata così ipotizzata l’esistenza di qualche meccanismo nelle abitudini umane recenti che ha favorito lo sviluppo di questi batteri: «Se questa teoria è giusta – si sono detti Orrù&co – , dovremmo trovare nella bocca degli antichi, nei quali certe malattie erano meno frequenti, una composizione batterica diversa da quella attuale. Abbiamo fatto uno studio su un ossario di Villaputzu rimasto blindato con reperti risalenti a 100-200 anni fa, in particolare denti di bambini. Ne morivano tanti, allora le malattie infettive non lasciavano scampo». Non esistevano i vaccini, ma questa è un’altra storia.
E il sospetto è divenuto certezza: «Abbiamo trovato una quantità del cosiddetto red complex, una categoria di batteri che alberga sulla lingua e si trasferiscono alla saliva e da qui sui calcoli dentari, di gran lunga inferiore (di cento, mille volte) a quella presente nei bimbi di oggi. Abbiamo confermato il dato sui resti di adulti. Conferme ulteriore dall’analisi, grazie all’archeologa Rossella Martorelli, di scheletri punico-romani a Santa Caterina (Cagliari) e Sant’Antioco». E tra le pieghe della ricerca emerge anche un omicidio di 200 anni fa: tra i crani analizzati quello di un 46enne ucciso con un colpo di piccone in testa, come conferma un medico legale.
«È emersa quella che io chiamo la vendetta del red complex» commenta Orrù, ovvero che la vita agiata e quindi una dieta di un certo tipo e l’abuso di carne ha come contropartita lo sviluppo di malattie. «Noi umani siamo più batteri che cellule, in un rapporto di tre-dieci/1: la comunità batterica (microbiota) linguale è utilissima in concentrazioni basse, ma cambiando alimentazione (in particolare negli anni 50-60 con l’arrivo di prodotti trasformati di consumo quotidiano specie per i più piccoli, e l’avvento della grande distribuzione) i batteri sono aumentati. È noto che se superano la massa critica, vanno in giro».
I risultati sono stati presentati in diversi congressi anche internazionali, con successo, ricevendo incoraggiamenti a proseguire; e pubblicati su riviste internazionali: una di pediatria (Jpnim); e una di chirurgia (Surgery) per le implicazioni che queste scoperte possono avere nel campo delle procedure pre e post operatorie: «Prima di operazioni chirurgiche nella bocca, anche di carattere odontoiatrico – spiega Orrù –, sarebbe meglio accertare se c’è massa critica dei batteri orali, perchè si sono stati casi di setticemia legati al fenomeno».
Alla ricerca hanno collaborato Eleonora Casula (archeologa), Paola Contu (specializzata in nutrizione umana), Cristina Demontis (tesista in odontoiatria), l’antropologa Elena Usai e diversi studenti. E l’opera del gruppo di ricercatori non si ferma qui: mira anche a riscoprire l’antica tradizione delle conoscenze terapeutiche dei nostri avi. «I batteri del red complex vengono tenuti a bada da alcuni composti vegetali locali, come l’olio di lentisco, capace di farli tornare su livelli fisiologici. Lo sapevano bene gli antichi pastori che ne masticavano le foglie per lenire i problemi della bocca, o li mettevano nei piedi come un deodorante naturale. Sarebbe importante per il nostro territorio – conclude Orrù – creare farmaci e siamo in contatto con dei produttori locali. Ma soprattutto riscoprire un’alimentazione modulante che favorisca un microbioma sano».
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