La Nuova Sardegna

a sassari Il collettivo stalker

Passeggiata con i migranti per riflettere sull’ospitalità

di Fabio Canessa
Passeggiata con i migranti per riflettere sull’ospitalità

SASSARI. Il nome riprende il titolo di un film di Tarkovskij: “Stalker”. Termine che nel capolavoro del regista russo indica anche il personaggio con il ruolo di guida agli altri due protagonisti...

05 maggio 2017
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SASSARI. Il nome riprende il titolo di un film di Tarkovskij: “Stalker”. Termine che nel capolavoro del regista russo indica anche il personaggio con il ruolo di guida agli altri due protagonisti nell’esplorazione della misteriosa Zona, un territorio desolato e in rovina. Come nel film, anche loro si spostano camminando, organizzando delle passeggiate per compiere ricerche (e azioni) sul territorio, con particolare attenzione alle aree di margine e ai vuoti urbani, agli spazi abbandonati o in via di trasformazione. Nato a Roma negli anni Novanta, il collettivo Stalker formato da artisti e architetti (una formazione multidisciplinare nella quale si può vedere un altro legame con il lungometraggio di Tarkovskij, dove i personaggi dello Scrittore e del Professore simboleggiano in qualche modo la conoscenza artistica e quella scientifica), è a Sassari in questi giorni per un seminario su invito dell’Accademia di Belle Arti. «Conosco il loro lavoro da tanti anni – spiega Anselm Jappe, docente di estetica che ha curato l'organizzazione del workshop – e sono contento della loro presenza che ci può aiutare a guardare alla città in modo inedito, a leggerla con occhi diversi».

Ieri il momento principale di questo laboratorio, la passeggiata secondo un itinerario particolare (partenza dalla stazione dei pullman in via Padre Ziranu, arrivo a Casa Serena) in compagnia di alcuni giovani rifugiati. Come tema dell'appuntamento è stato infatti scelto quello dell’ospitalità, a partire dalle riflessioni del filosofo francese Jacques Derrida sulla domanda “Dove?” usata nell’occasione per intitolare questa tre giorni a Sassari (oggi è prevista la conclusione con incontro finale) che nell’organizzazione oltre all’Accademia ha visto coinvolta anche la compagnia Theatre en vol. Un progetto legato a una tematica attualissima come quello dell’ospitalità, certamente non nuovo per il collettivo Stalker che da sempre si occupa di migranti. «L’anno scorso – racconta Francesco Careri, architetto con lontane ma sentite origini sassaresi che è tra i fondatori del gruppo – abbiamo fatto una cosa simile con i rifugiati al Vel Marì, una passeggiata da Fertilia all’aeroporto».

Una delle diverse iniziative in Sardegna («ricordo anche una bellissima esperienza a Olzai, con i pastori e gli abitanti del paese» aggiunge Careri) che si aggiungono alle tantissime realizzate non solo in Italia. Roma, dove tutto è cominciato più di vent'anni fa, il centro principale di numerosi progetti. Tra questi il lungo lavoro fatto nella zona dell'ex mattatoio a Campo Boario, in particolare con i migranti curdi; l'innovativo laboratorio di autocostruzione portato avanti nel campo rom di Casilino 900 e fortemente osteggiato da vari interessi, tra i quali si è saputo dopo anche quelli riconducibili a Mafia Capitale; il lavoro di riqualificazione di Corviale, quel mostro architettonico divenuto per i media simbolo del degrado delle periferie «dove – racconta Aldo Innocenzi, artista membro del collettivo – abbiamo messo insieme una rete di competenze che in collaborazione con gli abitanti ha ideato un piano di recupero». Azioni concrete che partono dal mettere in relazione le persone e ancora prima dall'osservazione del territorio, spesso conosciuto solo superficialmente anche da chi ci vive, attraverso lo strumento del camminare.

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