La Nuova Sardegna

Cinema, con Gianfranco Cabiddu l’Asinara arriva a Hollywood

Sante Maurizi *
Cinema, con Gianfranco Cabiddu l’Asinara arriva a Hollywood

Il film “La stoffa dei sogni” al Chinese Theatre. Per l’isola-parco una vetrina internazionale

19 febbraio 2017
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Gianfranco Cabiddu vola a Hollywood. Nella settimana degli Oscar il leggendario Chinese Theatre ospiterà martedì «La stoffa dei sogni» nella vetrina del cinema italiano organizzata a Los Angeles da Raicinema e vari enti nazionali. Le immagini dell’Asinara saranno proiettate nel tempio della settima arte, davanti al quale stanno i famosi riquadri di cemento che recano le firme, le impronte delle mani e dei piedi dei miti del cinema.

Un grande successo. «È un grande onore, una grande soddisfazione per me e vorrei anche per tutti i sardi – dice il regista –. Non capita spesso che il plauso generale della critica si accompagni al gradimento del pubblico. Il film ha resistito in sala per oltre cinque settimane in un periodo difficile come quello natalizio e registrando la più alta media di incassi per copia. Oltre al plot ispirato da Eduardo De Filippo e da Shakespeare volevo provare a raccontare l’Asinara senza essere didascalico, compresa la colonizzazione che l'ha sottratta per oltre un secolo al contesto territoriale. Non è stato facile: ci vuole testardaggine per immaginare un cinema fortemente legato alla Sardegna ma che ambisca a un respiro internazionale. C'è una parola che stenta a essere compresa e accolta: la parola “industria”. Che vuol dire semplicemente che il cinema si fa per essere visto. Non fra noi sardi, ma in Italia e nel mondo. Forse l’Asinara è una buona metafora anche in questo senso: anche l’isola può parlare al mondo, purché si smetta di essere autoreferenziali e ci si voglia misurare con una dimensione internazionale».

Gli anni dell’esilio. Cabiddu ha ragione. Tra un paio di mesi, all’avvicinarsi dell’estate, riprenderà il tormentone: «l’Asinara non decolla», «i freni al decollo dell’isola-parco». Però l’Asinara è atterrata. Giusto venti anni fa, dopo 112 anni di esilio. Come capita in quei film dove un’astronave viene sbattuta avanti e indietro nel tempo, e tu fatichi a capire chi è contemporaneo a chi. L’Asinara atterra in un tempo e in luoghi da Day-after. Chi in quel 1997 gestisce la cosa pubblica, ai vari livelli decisionali, ha di fronte a sé un’impresa unica al mondo: recuperare e rendere fruibile un’isola di 50 chilometri quadrati e più di 100 chilometri di costa, in cui la tutela ambientale, per oltre un secolo di accesso vietato, non è stata certo fra le priorità assunte dalle amministrazioni sanitaria e penitenziaria. «Cerchiamo di dimostrare il movimento camminando», scriveva Raymond Queneau sulla ricerca letteraria del suo gruppo: è quello che hanno provato a fare il comitato di gestione provvisoria, il Corpo forestale, l’Azienda foreste demaniali e poi il Parco nazionale, che ha iniziato a operare dal 1999.

Difficoltà crescenti. Magari qualcuno sta pensando a un’occasione pubblica per fare un serio bilancio di questo ventennio e disegnare quel minimo di obiettivi da condividere per il futuro. L’impressione è che il già drammatico sfarinamento sociale e politico di due decenni fa sia peggiorato. Localmente, in Regione a Cagliari e a Roma. Lo scellerato soffocamento in culla della Conservatoria delle Coste ha accentuato la confusione. E magari sarebbe utile rinfrescare la memoria e porsi qualche domanda circa gli attentati impuniti di cinque anni fa all’Asinara (perché non ce ne sono stati altri? Paura di aver osato troppo? Migliore controllo del territorio? O quella intimidazione semplicemente funzionò, e ora qualcuno ne gode i frutti?).

Interesse pubblico. Il punto di partenza è ancora dettato dalla legge che nel 1991 ha definito i Parchi nazionali come aree «di rilievo nazionale o internazionale tali da richiedere l’intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future». Non è detto che dalle nostre parti sia ancora ben chiaro il concetto: l’Asinara non è di Porto Torres, di Stintino o della Sardegna. È patrimonio del pianeta, i confini e i compiti amministrativi definiscono chi e come deve custodire e tramandare. Oneri, prima che onori. E gli onori si giocano oggi su quello che, per quanto “ambientale”, è pur sempre un mercato globale, sul quale posizionarsi con identità forti da comunicare efficacemente. Come ad esempio ha fatto pochi anni fa uno dei gioielli del Parco dell’Arcipelago Toscano: Capraia, «la prima isola italiana a emissioni zero».

Burocrazia e risse. Poi c’è uno Stato che eroga finanziamenti appena sufficienti a coprire costi del personale e manutenzione ordinaria (e all’Asinara definire quest’ultimo aspetto è davvero complicato). C’è l'impatto (insostenibile?) di visitatori tra luglio e agosto, con l’aggravamento dei problemi relativi a ciclo delle acque, rifiuti e trasporti. C’è la solita, feroce burocrazia italiana. E le risse, le rivendicazioni, i ragli ricorrenti sull’indispensabilità del turismo a sette stelle. La ricerca di capri espiatori (ultima la sfiducia al direttore da parte dell’acefalo Consiglio direttivo). La politica in affanno nel valutare la nomina di figure-chiave con criteri alternativi all’etnia. Inadeguata perfino a lottizzare come un tempo.

Un’idea semplice. Pure, davvero, non siamo all’anno zero, e quegli uomini e donne che incarnano al meglio servizi e istituzioni sono i primi a sentirsi soli e accerchiati: c’è la Comunità del Parco ma non c’è una comunità che senta il parco come proprio. Lo posso dire da un osservatorio che da oltre un decennio ospita pubblico, registi, sceneggiatori, attori e giornalisti per il festival «Pensieri e Parole». Un’idea semplice e poco impattante, che avevamo già sperimentato con successo a Tavolara: il cinema. Questi sono luoghi da vivere in punta di piedi. È raro trovare una tale possibilità di inquadrature in una stessa area. L’Asinara è plurale: costringe a usare il noi e non io. Anche il più ciabattone dei turisti in giro per l’isola lo capisce subito: chi dice io all’Asinara non va da nessuna parte.

* Curatore del festival “Pensieri e Parole: libri e film all’Asinara”

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