La Nuova Sardegna

«Grazia Deledda, donna moderna e grande narratrice»

di Giacomo Mameli
«Grazia Deledda, donna moderna e grande narratrice»

Parla Margherita Heyer-Caput, studiosa della scrittrice «In California per i miei studenti è stata una scoperta»

25 ottobre 2016
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CAGLIARI. Parlando di Grazia Deledda cita uno dei critici-mito della letteratura del Novecento, Carlo Bo, per il quale la vincitrice nuorese del premio Nobel era «la scrittrice più libera che il secolo abbia avuto». Sottolinea che l’autrice di “Canne al vento” è stata «la pioniera della intermedialità fra linguaggi» perché «ha saputo leggere e descrivere la Sardegna come categoria esistenziale che ha espresso la crisi dell'uomo moderno». Cita il romanzo “Cenere” che, con l’interpretazione di Eleonora Duse, in pieno conflitto mondiale, diventa opera cinematografica globale e fa rimbalzare la Sardegna nella «grande confusione e nello sbandamento della guerra, con un’analisi metonimica di cui nessun altro è stato capace». E così l’intera opera deleddiana è tutt'altro che chiusura, racconto da piccolo villaggio barbaricino: «La sardità della Deledda parla al mondo, è un focus tra materialismo ed esistenzialismo, in questo scenario l’insularità assume un ruolo universale con donne non femministe ma protagoniste al femminile» .

Donna dell’anno. Sono frasi di Margherita Heyer-Caput, nominata ieri in municipio a Cagliari “Donna sarda dell’anno” su proposta dell’Aidda (l’Associazione delle imprenditrici dirigenti d'azienda presieduta da Caterina Montaldo). Docente di Italianistica nell’università della California, a Davis, dopo essere stata in cattedra tra Berna e Harvard, vuol rimarcare che con la Deledda altre due le autrici occupano le lezioni dei suoi seminari: Dacia Maraini e Sibilla Aleramo, «una trinità letteraria femminile di alto livello letterario ed etico». Dice: «Nel mio dipartimento, su 125 studenti, sono 35 i laureandi in Italianistica, le sezioni di lingua italiana sono cinque. Di questi 35, ce ne sono 33 con doppia laurea, la maggior parte di loro frequentano i corsi di Viticoltura ed Enologia, si trovano all’interno della Napa Valley che sta eguagliando le produzioni vinicole della Francia e dell'Italia». Dettaglio identitario: «Anche in California, dopo il Cannonau, stanno provando col Vermentino: non so se saranno capaci di eguagliare lo standard qualitativo delle produzioni sarde».

Origini galluresi. Cagliaritana, nata nel 1957 nel quartiere Villanova, figlia di un avvocato di origini galluresi (Antonello Caput) e di Rosa Paulis (iglesiente), Margherita a sei anni è a Torino, dove il padre fa il commercialista per la Simca-Chrysler. Elementari e medie in zona Mirafiori, liceo classico al Massimo D’Azeglio. Un professore, Michele Biino, le fa amare Kant . Conseguente l’iscrizione in Filosofia, tesi con Giuseppe Riconda (lode e dignità di stampa) su Franz Kafka, la «narrativa lacerata tra visione mistica dell’ebraismo praghese e l’idealismo della cultura tedesca»: Controrelatori Gianni Vattimo e Claudio Magris . Da Torino a Berna, dove ottiene una borsa di studio, si tuffa nello studio della filosofia del linguaggio, approfondisce i testi di Fritz Mauthner (l’autore della “Mistica senza Dio”), per tre estati consecutive tiene corsi nella ex Germania dell’Est (anche a Weimar), insegna fonetica alla Humboldt University, la più antica delle quattro università di Berlino, sull’Unter den Linden.

Da Nuoro e Berlino. Dall’Europa all’America. Ed è qui che si rafforza il legame della Caput con Grazia Deledda. Ha l’orgoglio di sedere in cattedra ad Harvard, Department of Romance Languages and Literatures. Corsi anche alla Boston University, al Boston College, al Regis College con l’incarico ufficiale di docente di lingua italiana e latina. Ama viaggiare, cambiare, di nuovo a Berna. Qui conosce il marito, Wolf-Dietrich Heyer, microbiologo e genetista, nozze nel 1982. «Ma ogni anno ferie in Sardegna, almeno due settimane, il nostro mare è unico al mondo». In Svizzera nascono Tilman e Arianna. Tempo libero per il teatro e i viaggi. E ancora in California.

Il boom dell’italiano. Soddisfazioni in cattedra.«La lingua italiana è molto amata, sì amata, negli studenti scatta un’affezione emotiva. La nostra lingua collega il nuovo mondo alla cultura occidentale del vecchio continente. E si nota un pathos coinvolgente; non per niente è la quarta lingua più studiata al mondo. È un crescendo di interesse, soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008, sembra che gli studi umanistici abbiano un potere tampone sui laceranti guai del mondo contemporaneo».

Creatività e coraggio. Umanesimo, letteratura e riecco l’interesse per la Deledda. «In me, già dal liceo, era scattato un richiamo particolare. Perché capivo di avere davanti una donna moderna, soprattutto tenendo conto della località dov’era nata e vissuta da bambina. La Deledda è stata l’antesignana di un movimento letterario al femminile di livello occidentale. In America notano tutti che è stata lei una delle prime a gettare i ponti per le culture dei diritti delle donne, prima del tutto impensabili. Un’autrice-sorpresa. In un corso del 2001 ad Harvard sono stati gli studenti a rimarcare la modernità, la fecondità, l'anticonvenzionalità della scrittrice, già certificata nel 1916 col film di Fabio Mari. Così si è stabilito il trait-d’union fra cinema e letteratura nel nome di una grande della cultura mondiale».

Modello Galtellì. Non c’è da stupirsi allora se Heyer-Caput, letterata dei due mondi, proponga a Davis le Honor's Thesis sulla Deledda. E se, tra California e Baronia, colga «l'intelligenza di un paese come Galtellì che collega lo sviluppo economico al valore letterario della Deledda». Aggiunge: «In una Sardegna che non sa dar valore alle sue potenzialità, quello di Galtellì è un esempio raro ma virtuoso, rende onore a una scrittrice sarda sempre più amata al mondo».

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