La Nuova Sardegna

Al Man la rivoluzione espressionista: l’uomo al centro dell’arte

di Paolo Curreli
Erich Heckel, “ Primavera nelle Fiandre”
Erich Heckel, “ Primavera nelle Fiandre”

Al via a Nuoro "Soggettivo Primordiale”: l'espressionismo tedesco in un percorso ricco di 140 opere dei suoi più grandi interpreti. Fino al 5 febbraio la collezione Osthaus Museum di Hagen. I pittori che cambiarono per sempre la visione del mondo

21 ottobre 2016
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NUORO. La rivoluzione dell’arte moderna arriva a Nuoro con la mostra “Soggettivo-Primordiale”, a cura di Tayfun Belgin e Lorenzo Giusti, che propone – da oggi e fino al 5 febbraio – una selezione di oltre cento opere provenienti dalla collezione dall’Osthaus Museum di Hagen (di cui Belgin è direttore), creata dal grande collezionista Karl Ernst Osthaus, uno dei padri sostenitori dell’avanguardia artistica europea, il primo in Germania ad acquistare opere di Gauguin e di Van Gogh.

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«Una figura interessante di intellettuale – sostiene Tayfun Belgin presente a Nuoro per l’inaugurazione –. Figlio di un banchiere da cui eredita il patrimonio, sceglie di sostenere questi artisti, che per la loro carica innovativa, non avevano mercato, artisti nella cui opera ritrova la forza e la novità dell’arte islamica e orientale di cui era appassionato, e a cui dedicherà la sua tesi di dottorato». Una personalità, quella di Osthaus, capace di cogliere i processi fondamentali e il mutamento della cultura europea alle prese con i sommovimenti sociali che cambieranno per sempre la società.

E questa sensibilità verso una pittura che diventa sismografo dell’animo umano rende fondamentale la raccolta di Karl Ernst Osthaus. «Mentre lo sviluppo industriale schiacciava il soggetto attraverso la cultura massificata, gli artisti cercavano rifugio nell’esperienza dell’individualismo– precisa Lorenzo Giusti–, una fuga alla ricerca di valori autentici e liberatori nella natura e nella scoperta delle pulsioni profonde e fondamentali dell’uomo». Una fuga che inizia nei primi anni del ’900 mentre l’umanità è di fronte al precipizio delle prossime carneficine mondiali e alla massificazione crudele dei totalitarismi. Nascevano i gruppi “Die Brücke” (Il ponte), fondato a Dresda nel 1905, e “Der Blaue Reiter” (Il cavaliere azzurro), nato a Monaco sei anni più tardi.

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Questa rivoluzione il Man la racconta con una notevolissima selezione di opere di grandissimi artisti: Max Beckmann, Walther Bötticher, Lyonel Feininger, Conrad Felixmüller, Erich Heckel, Alexej von Jawlensky, Wassily Kandinsky, Max Liebermann, Ernst Ludwig Kirchner, August Macke, Franz Marc, Ludwig Meidner, Otto Mueller, Gabriele Münter, Emil Nolde, Max Pechstein, Christian Rohlfs, Karl Schmidt-Rottluff. L’esposizione riempie i tre piani del museo nuorese presentando un percorso che raccoglie veri caposaldi dell’espressionismo come “La principessa barbarica” di Alexej Jawlenscky o la lettura della natura di Eric Heckel e Walther Bötticher: non più l’idea del paesaggio attraverso la luce ma piuttosto una manifestazione della pulsione interiore, libera dai condizionamenti delle città che diventavano megalopoli alienanti. Il corpo umano, il nudo, i ritratti sono gli altri soggetti in mostra che questi straordinari pittori affrontano con coraggio, stravolgendo la visione accademica consolidata.

Una rivoluzione contemporanea a quella dei Fauves francesi, il colore non ricerca armonie tonali o sfumature sofisticate ma, piuttosto, è un segno, di qualcosa di profondo e simbolico con campiture nette e dissonanti e una stesura della materia impulsiva, “espressionista” appunto.

«È importante notare – precisa ancora Tayfun Belgin – come l’interesse per l’arte “primitiva” di popoli lontani, sia parallela a quella di Picasso e altri pittori in Francia, nonostante gli artisti tedeschi non avessero i mezzi per viaggiare e confrontarsi. Un esempio sono le figure riprese dalla pittura dell’Oceania – che avevano avuto la possibilità di vedere in un’esposizione– nel quadro in mostra “Gruppo di artisti” di Kirchner. La tradizione della scultura medioevale tedesca, essenziale con le sue linee definite e arcaiche è un’altra fonte di ispirazione per gli espressionisti». L’opera grafica, con incisioni e disegni, occupa un posto di tutto rilievo con le decine di stampe di Beckman dove la società del primo dopoguerra viene rappresentata con tutte le sue contraddizioni. Così come nelle xilografie di Heckel, Kirchner e gli straordinari lavori – davvero difficili da incontrare in altri contesti – di Felixmuller, e le preziose acquaforti di Kandinskij, che portano saldamente la ricerca espressionista nei territori dell’astrattismo. «La grafica e il disegno – precisa Giusti– non sono per questi artisti meno importanti della pittura, anzi rappresentano un mezzo potente e immediato di sintesi formale».

La ricerca dell’espressionismo tedesco, e il suo sconvolgiménto dei canoni cambierà per sempre il modo di fare e di rapportarsi con l’arte, non solo nella pittura. Tutta la loro opera sarà osteggiata dal nazismo ed esposta nella mostra sull’arte “degenerata” voluta da Gobbels nel ’37.

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