La Nuova Sardegna

Il gerontologo: "Gli elisir di lunga vita? Olio di oliva e pecorino"

di Angiola Bellu
Il gerontologo: "Gli elisir di lunga vita? Olio di oliva e pecorino"

Intervista con l'oncologo Valter Longo: ridurre le proteine sostituendo vegetali e pesce alle carni rosse, oggi si può arrivare tranquillamente a 110 anni

10 ottobre 2016
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SASSARI. «Oggi si può arrivare tranquillamente a centodieci anni, è un fatto realistico. Per mantenersi in vita a lungo, bisogna minimizzare le malattie anche attraverso una giusta alimentazione».

Ad affermarlo è il guru della longevità Valter Longo, professore di Gerontologia e di Scienze biologiche alla University of Southern California e direttore dell'Istituto di Oncologia Molecolare IFOM di Milano. Gli studi dello scienziato – che ha rivoluzionato le teorie sulla genetica – hanno dimostrato, con lunghi anni di sperimentazione, che il nostro corpo non solo ha la capacità di mantenersi giovane ma che, nella malattia, riesce ad auto rigenerarsi a livello molecolare. Tutto questo grazie all'alimentazione. E il cammino semplice ma non banale verso la longevità è descritto nel suo primo libro di divulgazione scientifica: «La dieta della Longevità» (Editore Vallardi).

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Abbiamo incontrato Valter Longo all'IFOM di Milano, dove dirige un team di ricercatori sulle terapie alternative e integrative per il cancro.

Per trovare il sentiero della longevità lei ha studiato alcune tra le popolazioni più longeve al mondo, tra queste c’è quella sarda.

«La Sardegna, e in particolare l’Ogliastra, è tra le Blue Zone che Dan Beutler (celebre studioso e documentarista, ndr) ha reso famose grazie ai suoi articoli sulla longevità sul National Geographic americano. Beutler ha definito Zone Blu i luoghi ad altissima longevità. Queste aree, in parte per motivi genetici e in parte per ciò che i loro abitanti fanno e per come lo fanno, hanno un tasso di centenari molto più elevato del resto del mondo».

Qual è la prima cosa da fare per arrivare a 100 anni e più come accade coi centenari ogliastrini?

«Mangiare meno proteine, nutrirsi con una dieta che includa vegetali, pesce e alti livelli di grassi essenziali, con alti livelli di olio d’oliva».

Nel suo libro descrive la dieta della longevità, che può diventare un regime alimentare giornaliero per tutti, e introduce anche una dieta da fare periodicamente, la “Dieta mima digiuno”, la DMD, che abbassa i fattori di rischio legati all'invecchiamento, permettendo di vivere molto più a lungo. Come funziona?

«Lo scopo è quello di rendere attivo nel corpo umano quello che sa già fare. Faccio sempre l'esempio di un ovulo e uno spermatozoo che diventano in pochi giorni una cellula perfetta che diventa un embrione semi perfetto. La “Dieta mima digiuno” è il modo più potente di attivare sistemi di ringiovanimento, di rigenerazione. Lo fa sia uccidendo cellule per riprodurle sane che aggiustandole. Usa i periodi di dieta come periodi di riparazione».

Nella “Dieta mima digiuno” qual è il fattore fondamentale, oltre alla riduzione delle calorie?

Le calorie vanno assunte con i pasti in quantità ridotta. Così facendo il cervello, che normalmente funziona solo a zuccheri, dopo quattro-cinque giorni si converte – per produrre energia – all'uso di determinati grassi. Tutto il corpo si riprogramma».

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E’ possibile che questa dieta possa coadiuvare la chemioterapia?

«Lo abbiamo visto noi e tutti i laboratori che hanno fatto test specifici, prima sui topi e ora sugli esseri umani. Le diete “mima digiuno” possono avere effetti tossici sul cancro e benefici sul corpo. Stiamo iniziando a considerare clinicamente questi effettivi positivi su un gruppo di pazienti guarite da un cancro al seno. Dopo le cure di solito queste donne tornano a casa con un “buona fortuna, torni a controllarsi ogni anno”. Testando su di loro la “Dieta della longevità” e la “Dieta mima digiuno”, abbiamo visto effetti benefici potenti».

Lei parla di alcune fondamentali differenze da applicare nelle diete degli over 65.

«Nel caso degli over 65 bisogna modificare le diete iniziando ad espanderle, aumentando la quantità di proteine e introducendo alcuni alimenti non presenti prima, come il pecorino e il latte di capra, tra l'altro comuni nelle Blue Zones, ad esempio in Sardegna. I centenari sardi mangiano pecorino e usano il latte di capra».

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Che rischi può comportare una dieta esclusivamente vegana?

«Si possono avere deficienze di vitamine B12, di grassi essenziali. Si può andare dalla padella alla brace. La dieta che consiglio è quella “pescetariana”, mangiando cioè pesce due o tre volte alla settimana. L'Oms ha stabilito che le carni rosse, in particolare quelle processate – come prosciutti e salumi – sono cancerogene».

Anche lei ne sconsiglia l'uso. Ha avuto problemi con i produttori di carne?

«Già due anni fa uscirono pubblicazioni scientifiche in cui paragonavo il consumo della carne rossa al fumo. Ci hanno assalito, e va bene così. È l'alto livello di proteine che vengono da queste fonti ad essere cancerogeno. In generale è meglio evitarle tutte e focalizzarsi su vegetali e pesce. C'è anche un discorso etico più complesso sulla produzione della carne e le relative alte emissioni di CO2 associata agli allevamenti. Difficile però sensibilizzare gli allevatori. Mi viene in mente l'esempio di un grosso allevatore tedesco che si è messo a fare gli hamburger vegetali e guadagna di più di prima. Questo è un segnale che si può dare agli allevatori, dicendo loro che possono gradualmente fare la transizione verso la coltivazione senza influenzare i guadagni. Un po' come le compagnie petrolifere che oggi stanno producendo energia alternativa. Ad un certo punto ci si deve adeguare ai tempi».

Arriveremo a curarci con la sola alimentazione?

«In certi casi è già una realtà, come nel caso del diabete. Con la malattie cardiovascolari ci siamo quasi. Non possiamo ignorare la tecnologia farmacologia che in certi casi è assolutamente necessaria – come per i tumori – ma l'abbinamento di dieta e chemioterapico, dieta e immunoterapie, è molto più potente».

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