La Nuova Sardegna

Un “Macbettu” visionario e apocalittico

di Walter Porcedda

In scena la prima parte della tragedia di Shakespeare ambientata in una Barbagia immaginaria

28 settembre 2016
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CAGLIARI. Coinvolgente, visionario e apocalittico. Come un Mito. Ha potenza evocativa e anche contemporaneo senso del tragico perchè rimanda alle guerre che ogni giorno le tivù rimandano sui piccoli schermi con il loro carico di lutti e tragedie. E' lo spettacolo “Macbettu”, o meglio il primo studio di un'opera ambiziosa che, se mantiene le promesse (a novembre la seconda parte) potrebbe diventare uno degli spettacoli più intriganti della prossima stagione.

Di sicuro potrebbe persino far compiere al teatro sardo un bel salto in avanti, animando una scena spesso a corto di sicurezza e nuove visioni. Di queste invece, nella tragedia shakespiriana, ambientata da Alessandro Serra nel cuore di una immaginaria Barbagia, presentata al Massimo giorni fa, invece ce ne sono tante. Sono dentro scenari avvolti nei colori grigi dell'alba e oscuri del tramonto, terra e metallo con i corpi degli attori (tutti maschi) che paiono danzare sospesi tra il giorno e la notte. Gli eroi parlano il sardo tagliente del nuorese in quella che non è solo una versione di “Macbeth” in lingua sarda (coproduzione Sardegna teatro e Teatropersona e distribuito da Cedac in stagione), in alcuni momenti più echeggiante Eschilo che il Bardo, ma una interessante sfida: ritrovare il filo di una teatralità capace di parlare a voce alta nel panorama nazionale. “Macbettu” interpretato da otto rimarcabili attori, quasi tutti sardi (tra questi anche Giovanni Carroni, autore dei dialoghi in barbaricino) ha aperto la settimana scorsa la galleria di proposte, di giovani compagnie quasi tutte coprodotte da Sardegna Teatro. Lavori degni di essere visti e dove c'è voglia di mettersi in gioco. Sono “Giovanna detta anche primavera”, di Valentino Mannias con un eccellente gruppo di attori-musicisti. Un lavoro sul filo della memoria con momenti anche forti, che però trasferendosi in una sala grande ha fatto i conti con un dilatamento dei tempi e un indebolimento generale. L'atto unico è infatti un gioiellino di precisione teatrale come fu visto nel primitivo allestimento al quale sarebbe consigliabile tornare recuperando anche un po' di mistero finale. In “Come sto” di Batisfera teatro Angelo Trofa e Valentina Fadda giocano con la forma cabaret ma alla fine perdono il filo del divertente paradosso iniziale, naufragando senza trovare sponde catartiche sicure. Infine Meridiano Zero con il suo “Nord Nordovest” mostra eccellenti idee di insieme e attori interessanti che fanno intravedere un buon lavoro di gruppo a cui però necessita ancora studio e confronto.

Occasione privilegiata per questo sguardo d'assieme sulle novità teatrali regionali è stato “Educate for tomorrow”, convegno internazionale con la presenza di operatori teatrali da mezza Europa chiamati a focalizzarsi sulla possibile nascita in Sardegna di una Accademia Creativa Mediterranea aperta ai giovani teatranti. Coordinato da Artway of Thinking con Federica Thiene ha visto tra i partecipanti anche l'attrice inglese Dinah Stabb, la belga Ann Olaerts, Roberto Magnani del teatro delle albe e direttore artistico del Capudanne de sos Poetas di Seneghe. La discussione è aperta e conoscerà nuovi step e incontri

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