La Nuova Sardegna

A Sant’Anna Arresi nel segno di Zappa

di Andrea Musio
A Sant’Anna Arresi nel segno di Zappa

Il concerto di chiusura con Daniele Sepe e Hamid Drake

12 settembre 2016
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SANT'ANNA ARRESI. Frank Zappa nelle sue infinite sfaccettature, tante forme e altrettanti volti, presenti in tutte le performance della trentunesima edizione di “Ai confini tra Sardegna e jazz”. Chi più, chi meno, tutti i musicisti presenti nel cartellone appena conclusosi, hanno subito l'influenza da colui che venne definito da Butch Morris «il più grande compositore del ‘900». Accadeva nel 2010. Sei anni fa, ai piedi del Nuraghe arresino, in un incontro informale a parlare di musica tra il grande musicista, compositore e direttore d’orchestra originario di Long Beach in California e lo staff dell’associazione culturale Punta Giara che organizza l'evento. Tanto c'è voluto, sei anni per mettere in piedi un intero festival partendo da una semplice considerazione. Il risultato è stato dieci giorni di musica, dal primo agosto fino a sabato scorso, 20 concerti tutti progetti originali creati ad hoc per essere eseguiti sul palco allestito nell'anfiteatro di Piazza del Nuraghe.

Già, tutti progetti originali perché questa è la prerogativa del festival diretto da Basilio Sulis. Live che seguono un filo comune e che mette insieme musicisti già affiatati ed altri, sempre di fama internazionale con cui, magari, non c'è mai stata possibilità di calcare la stessa scena. Una grande comunità jazz in cui ci si scambia esperienze, si collabora, si crea e si mettono insieme idee per poi condividere il palco sulla traccia di quel filo conduttore che quest'anno ha preso il nome di “Laboratorio Z! Operazione CR7 – Direzione Boulez”. Del resto il manifesto artistico parlava chiaro. “I musicisti jazz si dovranno confrontare sull’idea zappiana di musica, quindi dovranno sviluppare il concetto di Zappa oltre Zappa stesso, attraverso la loro personale visione e linguaggio”.

Un naturale coinvolgimento fra nomi altisonanti della scena jazz mondiale, una sfida amichevole fra gli stessi in una fucina di creatività. Un susseguirsi di set che rimarranno nella memoria di chi ha avuto la fortuna di essere presente ma anche nella storia. E’ stato il caso, ad esempio, del concerto in duo del pianista Mattew Shipp e del sassofonista David S. Ware, scomparso due anni fanel 2004. E quest’anno la registrazione di quel concerto è diventata un cd, prodotto in tandem da Punta Giara e la statunitense Fidelity records. Ancora una collaborazione quella fra il sassofonista partenopeo Daniele Sepe ed il batterista di Chicago Hamid Drake. Un incontro, nel live in ottetto di sabato sera in chiusura della rassegna, che non è rimasto fine a se stesso ma con la promessa di rivedersi ed ampliare il discorso nato in sole due ore, il giorno prima della esibizione. Un set esplosivo fra brani originali di Sepe insieme al cantante Dean Bowman e alcuni tratti dalla discografia di Zappa, naturalmente rivisitati. Una versatilità nei generi che ha dell'incredibile. Capacità di navigare tra il jazz e la fusion per poi passare al reggae ed al waltzer fra acque calme della melodia e quelle tumultuose del rock, in un continuo volteggiare tra i ritmi ed i tempi sapientemente miscelati. Hamid Drake presente anche nell'apertura con il Summit Quartet, (Mats Gustafsson e Ken Vandermark ai sassofoni e Luc Ex al basso) eccezionale e coinvolgente fra jazz e funk in un ora di musica che ha lasciato col fiato sospeso ed una voglia irrefrenabile di ballare.

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