La Nuova Sardegna

«Sono sicuro, tra vent’anni metteremo piede su Marte»

di Fabio Canessa

Parla Umberto Guidoni, il primo europeo sulla Stazione spaziale internazionale L’astronauta parteciperà il 3 settembre alla fiera Sassari Comics and Games

27 agosto 2016
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SASSARI. «Impossibile dimenticare l’immagine della Sardegna dallo spazio. Risalta nella sua bellezza perché circondata dal mare e poi è quasi sempre sgombra dalle nuvole». Umberto Guidoni, il primo astronauta europeo a visitare la Stazione spaziale internazionale (era il 2001), racconta così la vista mozzafiato sull’isola a quattrocento chilometri di altezza. Ha messo ormai da parte la tuta spaziale, ma le emozioni vissute nel cosmo sono così forti che certo non possono essere dimenticate. Cerca ora di trasmetterle, insieme alle conoscenze scientifiche, nelle diverse occasioni pubbliche che lo vedono protagonista. Come quella in programma a Sassari la prossima settimana (sabato 3 settembre) per la nuova edizione di Sassari Comics and Games che si svolgerà tra piazza d’Italia e piazza Fiume dal 2 al 4 settembre (nei prossimi giorni sarà svelato il programma nei dettagli). Occasione anche per presentare i diversi libri che Guidoni ha scritto, sia per adulti sia per bambini. «Questi ultimi - spiega - con il disegnatore Andrea Valente».

Quanto può essere importante il racconto, anche quello di fantascienza, come mezzo di divulgazione scientifica tra i ragazzi e non solo?

«Il racconto credo che sia importante per incuriosire bambini e ragazzi, per trasmettere anche in modo divertente l’idea della bellezza delle storie che riguardano la nostra avventura su questo pianeta, nell’universo. Io già da bambino sognavo lo spazio, di diventare un’astronauta. Poi quando mi sono reso conto che non era facile diventarlo, anche perché una volta erano solo americani o russi, ho puntato a diventare astrofisico».

Quando ha capito che quel sogno poteva realizzarsi?

«Alla fine degli anni Ottanta quando già lavoravo al Cnr e mi occupavo in particolare di studi con satelliti nello spazio. Uno di questi satelliti fu scelto dalla Nasa e la collaborazione con l’allora nascente Agenzia spaziale italiana prevedeva anche l’accordo di far volare il primo astronauta italiano A quel punto ho fatto la domanda, come tanti altri. Pensavo che sarei stato scartato subito, e invece...».

E invece ha realizzato il suo sogno. Nato come?

«Alla fine degli anni Sessanta, quando c’era il grande sforzo di esplorazione dello spazio, ero già grandicello. Avevo una quindicina d’anni e leggevo racconti di fantascienza, fumetti, Flash Gordon. E poi era appena uscito un film come “2001: Odissea nello spazio”, un capolavoro».

Nel 2001 lei si trova davvero nello spazio. Entra nella stazione spaziale. Come ricorda quel momento?

«Incredibile. Non potevo non pensare alle immagini delfilm di Kubrick. Ovviamente la stazione vera era molto diversa. E anche più piccola e meno confortevole di quella di oggi».

È cambiato molto il modo di viaggiare nello spazio?

«Sicuramente è cambiato. Prima di tutto la possibilità di comunicare con la Terra che prima c’era, ma era molto limitata. Oggi attraverso internet si può parlare via skype, si possono mandare tweet e immagini praticamente in tempo reale. Quando io ho volato sulle due missioni dello Shuttle si usavano ancora le macchine fotografiche con il rullino, non era possibile mandare immagini sulla Terra se non quelle delle telecamera di bordo. C’è stato anche un cambiamento significativo della percezione che hanno le persone delle attività spaziali. Oggi chiunque vuole può vedere in diretta, grazie a una telecamera sulla stazione spaziale, quello che vedono gli astronauti mentre la stazione gira intorno alla Terra».

Per il futuro dell’attività spaziale cosa prevede?

«La messa a terra definitiva dello Shuttle ha rappresentato la fine di un’epoca. I nuovi veicoli saranno costruiti da privati e la Nasa li affitterà. Vuol dire che le orbite vicino alla Terra sono diventate raggiungibili anche da privati».

Si svilupperà anche il turismo spaziale?

«Questo è un primo passo in quella direzione. Perché una volta che società come Boeing o altre costruiscono veicoli che affittano alla Nasa, vuol dire che altri saranno disponibili per società che vogliono fare degli studi, ma anche per cittadini che possono pagarsi il viaggio. Questo è già avvenuto con alcuni miliardari. E i prezzi potrebbero scendere. La Nasa invece si metterà a costruire veicoli che vanno oltre l’orbita terrestre. Torneranno sulla Luna e in prospettiva andranno anche oltre».

L’obiettivo è Marte?

«Io penso di sì. Certamente ci vorranno almeno vent’anni prima che un equipaggio possa mettere piede su Marte. Si potrebbe forse prima pensare a mettere nell’orbita del pianeta una stazione spaziale. Il cammino ancora non è definito, ma il grande obiettivo è lo sbarco su Marte».

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