La Nuova Sardegna

Nigeria e Maghreb, scritture al femminile

di Fabio Canessa
Nigeria e Maghreb, scritture al femminile

Il dialogo tra Noo Saro-Wiwa, Leila Slimani e Michela Murgia

04 luglio 2016
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INVIATO A GAVOI. Tre donne, tre scrittrici, tre Paesi diversi. A chiudere la tredicesima edizione del festival è un incrocio di storie di altri luoghi. A presentarle al pubblico di Sant’Antiocru è Michela Murgia, sul palco insieme con due autrici sulle quali gli organizzatori hanno fortemente scommesso: la marocchina Leila Slimani e la nigeriana Noo Saro-Wiwa. Entrambe giornaliste, prima che scrittrici, arrivano a Gavoi con due libri completamente diversi tra loro.

Nel romanzo “Nel giardino dell'orco” (Rizzoli), Slimani racconta la solitudine e l’ossessione per il sesso della protagonista, Adele, in una storia forte e provocatoria che ha suscitato clamore e con la quale ha vinto il più prestigioso premio letterario del Marocco: il Prix La Mamounia. Diversi riconoscimenti ha conquistato anche Noo Saro-Wiwa. “In cerca di Transwonderland” (pubblicato in Italia da 66thand2nd) è stato indicato all’uscita dal Sunday Times come libro dell’anno e il Guardian lo ha inserito nella top ten dei migliori libri sull’Africa. Figlia di Ken Saro-Wiwa, importante attivista ucciso per essersi schierato contro le multinazionali del petrolio, la scrittrice è cresciuta in Inghilterra. Nel libro racconta il ritorno in Nigeria, dove da bambina andava controvoglia per le vacanze. Un viaggio di riconciliazione con la sua terra d'origine.

«Due autrici – sottolinea Michela Murgia durante l’incontro – entrambe nate in territori colonizzati e che ora vivono nella capitale dello Stato dei colonizzatori». Leila Slimani nata a Rabat, in Marocco, lavora infatti a Parigi. Noo Saro-Wiwa risiede a Londra. Un’osservazione che diventa lo spunto per una riflessione sulla scrittura post-coloniale. Entrambe le giovani autrici non faticano a identificarsi dentro quella categoria, ma vivono l’essere scrittrici post-coloniali, per ragioni di famiglia, in modo molto libero. Contemporaneo. Nessun sentimento di rivalsa, di “vendetta” verso il Paese colonizzatore. Si sentono lontanissime da un tipo di «narrativa della vittima» o dall’idea del doversi per forza soffermarsi a raccontare la propria cultura d’origine. Cittadine del mondo per usare le parole di Noo Saro-Wiwa.

«Mio padre amava viaggiare – evidenzia la scrittrice nigeriana – Ha visitato tantissimi Paesi e ci ha sempre incoraggiato a fare lo stesso. Io scrivo libri di viaggio. Non sento la necessità di dover scriver per forza della Nigeria. Il mio nuovo libro per esempio sarà sulla Cina». Donne che appartengono e non appartengono a più culture, insomma. Sempre Noo Saro-Wiwa racconta di come pur sentendo forti le sue radici nigeriana, pensa oggi alla sua casa come Londra.

Dal canto suo Leila Slimani, incalzata dalle domande di Michela Murgia, incuriosisce i lettori che ancora non conoscono il suo romanzo spiegando alcune delle caratteristiche della sua Adele. Un personaggio insolito, estremo. «Un personaggio – precisa la scrittrice marocchina – che ha un marito, che è madre, ma è estremamente solo. Infelice, tutto è vuoto per lei. Cerca la fuga nel sesso con sconosciuti, ma non serve».

La presenza di queste due interessantissime scrittrici conferma la linea del festival. Per precisa e condivisibile scelta, ogni anno gli organizzatori vanno alla ricerca di autori stranieri ancora non molto noti in Italia. Da proporre al pubblico. Anche per questa edizione la scelta si può dire indovinata. Leila Slimani e Noo Saro-Wiwa sicuramente accompagneranno con i loro libri tanti lettori che le hanno sentite parlare a Gavoi. E il prossimo anno le troveranno in qualche modo ancora per le strade del paese della Barbagia, con il progetto fotografico di Daniela Zedda dal quale nascono le sagome degli ospiti dell’edizione precedente che si affacciano da finestre, balconi, dall’uscio delle porte. Al 2017.

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