La Nuova Sardegna

Il film di Cappai arriva nelle sale

di Fabio Canessa

“Senza lasciare traccia”, viaggio in un passato difficile da dimenticare

03 maggio 2016
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SASSARI. Giocando con il titolo si potrebbe dire che produce l'effetto contrario. “Senza lasciare traccia” è un film che non lascia indifferenti. L'atmosfera inquietante e l'intelligente scavo nella psicologia dei personaggi arrivano a scuotere, senza fastidiose forzature cinematografiche, l'animo dello spettatore. E non è poco. Il lungometraggio di Gianclaudio Cappai, dopo la presentazione in anteprima al festival di Bari all'inizio di aprile, da un paio di settimane ha cominciato a girare nelle sale con una coraggiosa distribuzione indipendente coordinata, insieme alla stessa casa di produzione Hirafilm, da Grazia Porqueddu della società sassarese Il Monello Film (che già aveva raggiunti buonissimi risultati con “Perfidia” di Bonifacio Angius). Nei giorni scorsi “Senza lasciare traccia” è arrivato anche in Sardegna: fino al 4 maggio è in programmazione al cinema Odissea di Cagliari.

Il film tornerà poi in estate nell'isola con un tour in diverse città: «Saremo sicuramente – anticipa Grazia Porqueddu – a Sassari, Alghero, Santa Teresa, Olbia».

Classe 1976, Gianclaudio Cappai aveva già realizzato dei cortometraggi molto apprezzati come “Purché lo senta sepolto”(2006), vincitore del Torino Film Festival, e “So che c’è un uomo” presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2009. Con “Senza lasciare traccia”, scritto insieme a Lea Tafuri, racconta la storia di Bruno, un uomo che ha cercato di dimenticare un passato di cui porta i segni sulla pelle e dentro di sé, nella malattia che lo consuma lentamente. Fino a quando non ha l’occasione di tornare nel luogo dove tutto è cominciato: una fornace abbandonata, diventata il rifugio di un uomo e della figlia. Nessuno dei due riconosce quell’intruso, né immagina le sue intenzioni.

Per guarire Bruno deve trovare un colpevole, guardare in faccia l'origine del suo male. Il film è stato girato principalmente nella provincia di Lodi, in una vecchia fornace che si rivela ambientazione perfetta nella quale rinchiudere la narrazione che oscilla tra il dramma psicologico e il revenge movie. Luogo, dalle caratteristiche di non luogo, che diventa così co-protagonista della storia raccontata attraverso i volti di interpreti noti come un ispirato Michele Riondino (in televisione il giovane Montalbano) al quale spetta il ruolo principale, Valentina Cervi, Elena Radonicich e Vitaliano Trevisan, artista poliedrico (al cinema da ricordare per “Primo amore” di Garrone) che con il suo volto scolpito e la sua personalità cattura sempre la scena.

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