La Nuova Sardegna

«Casa Gramsci o un negozietto?»

di Costantino Cossu

Polemica per l’apertura a Torino dello spazio gramsciano in un hotel di lusso in piazza Carlina

28 aprile 2016
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di Costantino Cossu

Cominciamo dalla notizia. Ieri nel primo pomeriggio arriva in redazione un’ agenzia, un’Ansa, che attacca così: «Casa Gramsci riapre a Torino nello stesso edificio, nel cuore della città, dove lui soggiornò tra il 1913 e il 1922». «Un edificio – viene spiegato dal lancio – che, fondato dalla Compagnia di San Paolo nel 1580, restò attivo fino a metà del XX secolo, con il nome di Albergo di virtù, per accogliere e dare istruzione ai giovani poveri». E Sergio Scamuzzi, presidente della Fondazione Istituto Piemontese “Antonio Gramsci”, che in conferenza stampa ha dato la notizia, commenta: «Gramsci, emigrato dalla Sardegna, era questo: un giovane studente senza un soldo, una rara intelligenza, uno spirito critico che ha ancora molto da insegnare ai nostri giovani».

Tutto molto bello. Peccato che poi il redattore dell’agenzia scriva: «Le stanze dove alloggiò Gramsci non ci sono più e così l’Albergo di virtù (fortemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale), ma al suo posto c’è un NH Collection, hotel a 4 stelle che, tuttavia, riserva al piano terra, all’angolo tra le vie San Massimo e Maria Vittoria, un ambiente-vetrina con oggetti, libri, produzioni artistiche che parlano di uno degli intellettuali che più ha segnato la storia italiana». Si capisce così che non c’è proprio alcuna Casa Gramsci che riapre. La notizia, molto più miseramente, è che l’albergo a 4 stelle – l’Hotel Carlina – che ora occupa quella che un tempo era Casa Gramsci, mette a disposizione un «ambiente vetrina» che espone alcuni cimeli gramsciani. In più, la proprietà dell’albergo lascia libera la soffitta all’ultimo piano dove Gramsci visse da studente. Da oggi in poi questi spazi «ospiteranno iniziative culturali legate agli studi su Gramsci».

Quando nel 2014 l’Albergo di virtù di piazza Carlina fu acquistato dalla holding spagnola NH per essere trasformato in albergo di lusso, qualcuno provò a protestare. Si formò un comitato “Giù le mani da Gramsci” che tentò di bloccare l’operazione. Il primo a muoversi fu lo storico Nicola Tranfaglia, il quale promosse un appello (tra gli altri firmatari Salvatore Settis, Vittorio Emiliani, Tommaso Montanari, Edoardo Salzano) con il quale si chiedeva al sindaco Pd Piero Fassino di bloccare la vendita. Tanto più forte l’indignazione in quanto, per non farla – secondo loro – troppo sporca, quelli della Nh proposero di chiamare lo scintillante albergo con fitness e piscina “Hotel Gramsci”. «Sarebbe come se a Reggio Emilia – scrissero gli intellettuali nel loro appello – qualcuno volesse proporre di costruire un centro commerciale e intitolarlo ai fratelli Cervi, o ad Amsterdam, dove potrebbero inaugurare una casa di moda intitolandola ad Anna Frank». Ma Fassino, in nome della «politica del fare», se ne infischiò delle proteste: l’operazione andò avanti e fu conclusa, non solo con la benedizione del sindaco, ma anche con quella della stessa Fondazione Istituto Piemontese “Antonio Gramsci”.

«Solo l’attuale deriva culturale e politica – ha commentato ieri Massimo Novelli sul Fatto Quotidiano – rende possibile che un’istituzione della sinistra come la Fondazione piemontese “Antonio Gramsci” possa considerare luogo gramsciano una sorta di negozietto neppure troppo visibile». «C'è sempre chi ritiene che essere in un posto, un albergo, in cui si svolge un’attività commerciale, sia un’abdicazione vergognosa rispetto al pensiero di Gramsci – ha replicato la direttrice della Fondazione, Dunia Astrologo – ma è solo perché Gramsci non l’hanno letto, perché dai suoi scritti emerge molto bene che per lui la commistione è una ricchezza».

Ma commistione di che? L’antico Albergo di virtù era un bene urbanistico nel quale tutta Torino si riconosceva. Certo, era proprietà privata. Comune e Fondazione avrebbero dovuto provare ad acquisirlo al patrimonio pubblico. E non ci hanno nemmeno provato. Il che ci induce a credere che siano in realtà proprio Fassino e la signora Astrologo, non diciamo a non aver letto Gramsci (per carità!), ma sicuramente ad averlo capito poco. O a volerlo fraintendere perché così va il mondo: di commistione in commistione lontano da Gramsci.

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