La Nuova Sardegna

“Mrs Bridge”, il primo passo di un viaggio da Booker Prize

di Alessandro Marongiu
“Mrs Bridge”, il primo passo di un viaggio da Booker Prize

Esce per la prima volta in Italia il libro d’esordio di Evan S. Connell, datato 1959 La storia molto americana di una signora borghese che vede sfilare i suoi giorni

18 aprile 2016
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Uscito nel 1959, "Mrs Bridge", il debutto di Evan S. Connell ora tradotto in Italia da Einaudi (230 pagine, 19,50 euro), mise subito in luce un talento che più tardi, nel 2009, sarebbe valso al suo autore il Booker Prize alla carriera. Si tratta, indubitabilmente, di un romanzo notevole. La capacità di Connell di indagare il più evidente quanto il più riposto sommovimento dell'animo della protagonista è mirabile, così come l'uso di un'ironia centellinata ma sempre incisiva, spesso affidata, dopo una lunga preparazione, a una frase, a un atto, persino a una sola parola.

All'inizio del libro troviamo lei, e il suo nome che più bizzarro non si potrebbe: ma giusto il tempo di una pagina e mezza e, sposando Walter, la giovane India diventa per tutti Mrs Bridge. Smette, cioè, di essere una persona, e diventa una funzione: prima moglie, poi cittadina modello, infine madre. Negli Stati Uniti della prima metà del Novecento, in cui si agita il fantasma del secondo conflitto mondiale, non ci si aspetta che una donna possa chiedere niente di più alla vita: un marito che, passando più tempo in ufficio che in casa, non le fa mancare niente sul piano materiale, tre figli educati alle buone maniere, una domestica di colore che non ruba l'argenteria, un gruppo di amiche con cui dedicarsi al volontariato in favore dei più bisognosi. Quel che ci si aspetta collettivamente, com'è facile immaginare, non sempre coincide con i desideri o i bisogni del singolo: e di questo Mrs Bridge farà esperienza diretta con il passare degli anni, quando Mr Bridge continuerà a ritenere che regalandole autovetture o gioielli le avrà dato tutto ciò di cui necessita; quando Ruth, Carolyn e Douglas le mostreranno una progressiva estraneità; quando Harriet seguiterà a sollevarla da ogni incombenza famigliare, lasciandola nel vuoto di infinite ore da riempire senza sapere come. I giorni di Mrs Bridge si avvicineranno al termine ma lei, fatte salve rare eccezioni come un lungo viaggio in Europa, non ne avrà realmente vissuto forse neanche uno.

Si diceva, poco prima, del sicuro valore dell'esordio di Evan S. Connell, ma non se ne può certo tacere un tratto che lo confina, se non al tempo, senz'altro al luogo in cui fu scritto. "Mrs Bridge", infatti, è un'opera con le radici troppo piantate nella società, nella cultura, nel sentire statunitensi, per ambire, come vorrebbe la seconda di copertina, all'universalità. Resta, per questo, la valida fotografia di un mondo che può essere prossimo a molti, almeno in Occidente, ma è per questa stessa ragione che non riesce mai a farsi metafora della generale condizione umana.

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