La Nuova Sardegna

Gianmaria Testa il poeta degli ultimi

di Walter Porcedda
Gianmaria Testa il poeta degli ultimi

Il cantautore piemontese si è spento ieri mattina a 57 anni Più apprezzato in Francia che in Italia, amava la Sardegna

31 marzo 2016
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ALBA. Gianmaria Testa, il cantautore degli ultimi, dei contadini e dei migranti, si è spento ieri mattina vittima di un tumore contro il quale ha combattuto a lungo. Un male da lui stesso reso pubblico sul suo sito lo scorso anno, quando dovette interrompere il tour europeo per curarsi.

Si è spento a 57 anni dopo una vita divisa tra il lavoro di ferroviere e quello di chansonnier. Impara a suonare la chitarra, da autodidatta, giovanissimo, a casa dei suoi, famiglia di agricoltori a Cavallermaggiore. Suona e compone canzoni anche quando diventerà capostazione a Cuneo. Esordisce con un proprio brano, nel 1993, al festival della canzone d'autore di Recanati. Vincerà il primo premio e pure l'anno successivo. Eppure non è in Italia che troverà il successo. Bensì nel Paese a un tiro di schioppo dalle sue Langhe, la Francia, che lo accoglie da vera star. Addirittura nel tempio delle vedettes francesi, l'Olympià, dove il capostazione con la chitarra conquisterà il pubblico, in una sera di febbraio del 1996. L'anno prima aveva inciso il suo primo album “Mongolfieres”, e in quello dopo “Extra Muros”, per Harmonia Mundi a cui resterà fedele sino all'ultimo album di tre anni fa “Men at work”. Nove dischi in tutto: “Lampo” (1999), “Il valzer di un giorno” (2000), “Altre latitudini” (2003), “Da questa parte del mare” (2006), “Solo dal vivo” (2008) e “Vitamia” (2011).

Acclamato in Francia, ignorato in Italia. Complice l'atteggiamento non divistico del cantautore, con scarsi passaggi tivù e poco incline ai compromessi. Lascerà il posto di capostazione solo nel 2007, per darsi tutto alla musica, sua vera passione. A parlare per lui sono le canzoni, storie di uomini e donne del nostro tempo, frammenti di vita vissuta dove fanno capolino gli eroi dimenticati del nostro tempo. Costruisce uno stile originale. Musiche raffinate che incontrano il favore dei jazzisti per brani che parlano direttamente al cuore. Il successo in Italia arriverà come spesso ricordava, con l'album più difficile, “Il valzer di un giorno” del 2000. Disco di sole due chitarre e canzoni ridotte alla poetica essenzialità. Questo è il vero inizio di un crescendo. Aumentano le occasioni di musica dal vivo e le collaborazioni: da Enrico Rava a Rita Marcotulli, da Enzo Pietropaoli e Gabriele Mirabassi al nostro Paolo Fresu con il quale stringerà una solida amicizia e, tra l'altro realizzerà un omaggio jazz al cantautore Leo Ferrè da un'idea del pianista Roberto Cipelli. Con molti di questi collaborerà per un altro album di pregio come “Altre latitudini”. In “Don Chisciotte e gli invincibili” è protagonista con Paolo Rossi di un testo inedito di Erri De Luca (che firma anche la prefazione per il libro che uscirà per Einaudi ad aprile “Da questa parte del mare” dallo straordinario album dedicato ai migranti).

Gianmaria Testa amava la Sardegna dove veniva sempre volentieri a suonare a Time in jazz come a Marina Cafè Noir, e dove aveva relazioni d'amicizia. Una delle ultime volte fu ad Oristano, per Dromos, il 31 ottobre di tre anni fa, per presentare il disco “Men at work”. In quell'occasione ci raccontò la fatica del successo ma anche l'incontro con uomini di valore come lo scrittore Jean Claude Izzo di cui era amico. Ci raccontò anche l'importanza di lottare assieme per vincere la crisi, cominciando dalle battaglie contro il precariato. E, infine parlò del suo vivere in una terra di confine come Cuneo e dell'importanza di non chiudere le porte. «Ognuno di noi _ ci disse _ ha una sua frontiera. Quando arrivano le crisi si chiude tirando su le barricate con l'illusione di difendere piccoli privilegi. E' comprensibile ma è l'atteggiamento sbagliato. Le frontiere ci sono per essere aperte e gli individualismi aboliti. Per favorire, spero, l'umanesimo».(w.p.)

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