La Nuova Sardegna

L’ex ostaggio diventa attore, Luca Locci debutta sul set

di Alessandro Pirina
L'ex sequestrato Luca Locci sul set
L'ex sequestrato Luca Locci sul set

L’imprenditore, rapito a Macomer all’età di 7 anni, in “Bandidos e balentes”. E ora vuole portare sullo schermo la sua storia: lui interpreterà il padre Franco

28 marzo 2016
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INVIATO A GIAVE. I sequestri di persona sono stati spesso al centro di film e fiction. Da Terence Hill nei panni di un giovane Graziano Mesina in “Barbagia” a Charlotte Rampling e Franco Nero in versione vittima e carnefice in “Sequestro di persona”, fino a Michele Placido trasformato per Canale 5 nell’ex rapito Giuseppe Soffiantini. Nei giorni scorsi sono state ultimate le riprese di un nuovo film che racconta proprio gli anni caldi sul fronte dei sequestri nell’isola, “Bandidos e balentes”. Una pellicola di due ore e 15 minuti che tra i protagonisti vanta anche un attore speciale, Luca Locci, rapito dall’Anonima quando aveva 7 anni, scelto dal regista Fabio Manuel Mulas proprio per interpretare la vittima di un sequestro di persona. «È tutto nato per caso – racconta l’imprenditore di Macomer, oggi 45enne –. Con Fabio ci siamo incontrati a Orgosolo durante Cortes apertas e abbiamo scambiato due parole. Lui poi mi ha contattato su Facebook e ci siamo dati appuntamento a Macomer. Lì mi è arrivata la proposta di partecipare al film». «Ero un po’ titubante, non sapevo come l’avrebbe potuta prendere – aggiunge il regista –, ma ho preso coraggio e gli ho chiesto di far parte del cast del film».

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Dopo lo stupore iniziale Locci non ha avuto dubbi e ha accettato di interpretare il ruolo del rapito. Un salto indietro nel tempo di 38 anni. Un remake sul set dell’incubo vissuto quando era bambino. «È stato tutto molto più semplice di quello che si possa immaginare. All’inizio temevo mi potesse creare fastidio l’essere legato o incappucciato, come purtroppo accadde nella realtà, ma non c’è stato neanche il tempo, perché ero circondato dal resto degli attori, del cast tecnico. Ero a mio agio. È stata una esperienza nuova, diversa». Un’esperienza insolita che Locci si appresta a ripetere per una seconda volta. Presto, infatti, lo stesso regista inizierà a lavorare sul suo prossimo film, che sarà proprio incentrato sul sequestro Locci. Con lui nel ruolo del padre Franco e il figlio Alessio a interpretare lui da piccolo. «Ci stiamo ragionando – spiega l’imprenditore-attore –. Alessio ha solo 9 anni e per lui è solo un gioco. Sa tutto della mia storia, gliela ha raccontata mia moglie gradualmente. Come fosse una favola, senza indicargli chi fosse il protagonista. È stato lui da solo a capire che quel bambino ero io». Quella storia ora diventerà un film. Un racconto dettagliato di quei 93 giorni di prigionia sulle montagne del Supramonte.

«Sarà un docufilm – spiega Locci –. Saranno riportati i fatti come sono realmente accaduti. Ho visto diversi film sui sequestri, e non mi è piaciuto come le storie sono state romanzate. Io voglio che sia raccontata la vera storia, dal momento del rapimento a quello della liberazione. Anche se ero piccolo di quei giorni ricordo tutti i particolari. Per questo ho chiesto di girare negli stessi luoghi del sequestro. Dalla via di Macomer in cui mi hanno portato via al punto in cui c’è stato lo scambio con la seconda banda. L’unica cosa che non potrà essere riprodotta in maniera fedele è il luogo della prigionia, perché non è mai stato ritrovato. Ma se rivedessi il posto lo riconoscerei all’istante. Ho dormito per mesi all’aperto, mai in una grotta». Il sequestro Locci fu il secondo che ebbe come vittima un bambino, preceduto di qualche settimana da quello di Mauro Carassale a Olbia. «Con noi fu rotto il codice d’onore che vietata il rapimento di bambini – ricorda l’imprenditore –. I banditi non mi fecero mai del male fisico, ma mentalmente mi uccisero».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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