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Via col vento e a Cagliari trionfa Gaviria

di Mario Carta
Via col vento e a Cagliari trionfa Gaviria

Cambia il leader per il terzo giorno di fila Il colombiano abile a sfruttare il maestrale

08 maggio 2017
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INVIATO A CAGLIARI. Vai col vento. Guidato dalla maglia rosa Fernando Gaviria (Quickstep), che ieri a Cagliari sul pavé di via Roma ha chiuso il trittico di tappe sarde che hanno aperto l'edizione numero 100 del Giro d'Italia, la carovana già ieri sera ha lasciato l'isola. Lo ha fatto con tre diverse maglie rosa in tre giorni (Postlberger, Greipel e ora il colombiano), spinta dal maestrale, presente e forte lungo l'intero tracciato. Ieri a Cagliari soffiava a raffiche dalla città verso il porto, verso il largo e verso la Sicilia, dove dopo il trasferimento nel giorno di riposo la carovana riprenderà a dispensare emozioni con la Cefalù-Etna. Ieri la corsa ha viaggiato dalle Rocce Rosse di Arbatax sino alla passerella vetrina del capoluogo regionale, 148 intensi, veloci chilometri. Il vento ha costretto in particolare la formazione della maglia rosa Greipel, la Lotto-Saudal, a fare corsa di testa non solo per proteggere il primato del suo numero uno, ma per evitare ritardi dovuti ai possibili "ventagli". E uno di questi ha deciso la corsa. E' stata un'altra bella tappa, viva e vissuta in rosa come le prime due che hanno messo in vetrina la Sardegna da Alghero a Olbia, da Olbia a Tortolì. E ieri la Costa Sud, in un percorso segnato oltre che dall'immancabile maestrale dai colori e soprattutto dai profumi. I protagonisti ieri sono diventati i sardissimi odori della macchia mediterranea e in particolare delle ginestre che bordeggiano l'intera "125", interrompendosi solo per le numerose gallerie: 17 in tutto, fra il chilometro 8 e il chilometro 66. Le ruote delle biciclette a mangiare la strada, le telecamere degli elicotteri a divorarsi il turchese del mare del sud e il giallo delle ginestre a sposare il verde già quasi estivo di Geremeas e Torre delle Stelle. E anche lo stagno di Molentargius firmava il succedersi delle pedalate con i suoi timbri umidi, di legni e di muschi.

Senza grossi centri abitati da attraversare l'entusiasmo dell'isola per il Giro si è potuto saziare _ oltre che alla partenza _ soprattutto a Villasimius. Ma gli appassionati sono spuntati quasi in ogni rettilineo, sulle alture dalle quali si godeva lo scorcio di un paio di curve. E soprattutto nell'ultimo tratto costiero, quando la corsa ha sfiorato il bagnasciuga di un Poetto che fa stretching in vista dell'esplosione dell'estate, allungando le prime sdraio e stirando i primi ombrelloni. Dall'ingresso in città, poi, lo spettacolo si è moltiplicato anche a bordo strada e l'entusiasmo è diventato vivido e palpabile nel lungo rettilineo d'arrivo, dove non mancavano i rappresentanti degli Aru Fans Club, a partire dall'InvidiARU di Bonorva. Anche ieri evasione dal gruppo sin dal primo metro, protagonisti Jan Tratnik (Ccc), Ivan Rovny (Gazprom), Eugert Zhupa (Wilier, già tra gli autori del fugone della prima giornata riassorbito alle porte di Olbia) e l'italiano Cristian Sbaragli (Dimension Data), passato per primo sul traguardo volante di Ponte Su Santu, per poi staccarsi. Un vantaggio di poco più di 2 minuti, quindi l'inesorabile marcia in più del gruppo e dopo il gpm di quarta categoria di Capo Boi il riassorbimento. A 26 chilometri dal traguardo (Tratnik l'ultimo ad arrendersi), dove già le squadre degli uomini jet hanno cominciato a pensare alla volata, nel vento. Gruppo compatto a oltre 50 all'ora fino a 9 km dalla linea d'arrivo, quando la Quickstep ha dipinto il suo capolavoro e sfruttando il forte vento a raffiche trasversale con un "ventaglio" ha creato un buco diventato in un amen vuoto assoluto. Sei uomini Quickstep e quattro "alieni" che sono riusciti a inserirsi e il vantaggio è salito inesorabilmente, toccando i 26". In dieci all'ultimo chilometro, con Greipel che per un problema tecnico ha perso un po' di terreno. Gli italiani a sperare in Giacomo Nizzolo ma il grande favorito era Gaviria che agli ultimi 300 sul pavé ha messo il turbo, bruciando il tedesco Rudigar Selig (Bora) e proprio il campione italiano Nizzolo (Trek-Segafredo).

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