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A Sassari la guerra, a Sorso vince lo sport

di Roberto Muretto
A Sassari la guerra, a Sorso vince lo sport

Amichevole col Cagliari: in tribuna tra i gol e le allarmanti notizie sul raid dei teppisti

26 marzo 2017
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INVIATO A SORSO. Mentre a Sassari si scatenava la guerriglia urbana a colpi di spranghe, mazze da baseball e bombe carta, a Sorso, prima sotto la pioggia e dopo col sole, si è giocato a calcio in un clima di festa. Ma le prime notizie sommarie arrivate dal capoluogo hanno presto fatto il giro dello stadio, gremito da quattromila persone. La gente era incredula, preoccupata, non riusciva a capire perchè a pochi chilometri di distanza si stesse consumando un’altra pagina vergognosa che con lo sport non ha niente da spartire. Preoccupazione che è diventata paura quando è rimbalzata l’indiscrezione che negli scontri tra pseudo tifosi e forze dell’ordine c’era scappato il morto. A quel punto è stato un passaparola generale alla ricerca di informazioni più dettagliate. Dopo una decina di minuti la notizia è stata smentita e i veri tifosi, quelli che hanno riempito le tribune della “Piramide”, hanno tirato un sospiro di sollievo.

Festa e paura. In tribuna, il presidente del Cagliari Tommaso Giulini (spesso interrotto dai tifosi che gli chiedevano di farsi fotografare insieme a loro), quello del Sorso Antonello Zappino e il sindaco Giuseppe Morghen, si sono informati sull’evolversi della situazione, smanettando nervosamente con i cellulari. Non si aspettavano che una giornata di festa, un’amichevole, potesse strumentalmente essere utilizzata per scatenare la violenza. A Sorso, però, tutto è filato liscio. La gente è arrivata allo stadio compostamente, si è divertita, ha applaudito i campioni del Cagliari e la squadra di casa (il gol di Michele Pulina è stato salutato con un’ovazione), poi è tornata a casa sorridendo, inviando ad amici e parenti le foto scattate con i propri beniamini. E con tante cose da raccontare.

I commenti. «Questi episodi non hanno niente a che vedere con lo sport», si è limitato a dire il patron rossoblù Giulini a fine partita, quando ancora il quadro di quanto realmente accaduto non era chiaro. «Episodi del genere - ha concluso il presidente del club rossoblù - non ci condizioneranno, il nostro progetto di portare il Cagliari in tutta la Sardegna andrà avanti. Anche chi non ha la possibilità di venire a Cagliari per le partite ha il diritto di vedere dal vivo la squadra». Vicino a lui tanti tifosi che si lasciano andare a un applauso, apprezzando le sue parole. «Non capisco come sia potuto succedere - hanno invece sentenziato i consiglieri regionali Gavino Manca e Roberto Desini -. Eppure si sapeva da due settimane che il Cagliari avrebbe giocato a pochi chilometri da Sassari». Lo stesso Mario Valeri, bandiera di Torres e Cagliari, è rimasto di stucco quando ha saputo degli scontri. «Sono cose che allontanano la gente dal calcio - ha detto -. Per fortuna qui è andato tutto per il verso giusto».

Famiglie. Una delle immagini più belle della giornata è stata vedere allo stadio tanti bambini accompagnati dai propri genitori. Gli organizzatori hanno lavorato bene e la risposta è stata quella che si aspettavano. Senza la pioggia, probabilmente anche la parte scoperta dello stadio si sarebbe riempita. In molti hanno fatto un salto indietro con la memoria. Hanno ricordato gli anni durante i quali la squadra di casa militava in C2 con ottimi risultati. I tanti derby giocati con la Torres, con l’Olbia e altre realtà importanti dell’isola. Si augurano che questo accada ancora in futuro. E che la violenza nel calcio sparisca.

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