La Nuova Sardegna

Sport

Sardara: «Amo questa Dinamo killer»

di Antonello Palmas

Dopo la “bohemian rhapsody” di Champions a Nymburk la squadra è già al lavoro per preparare la trasferta di Pesaro

24 febbraio 2017
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SASSARI. Se ci fossero ancora dubbi, la “Bohemian rhapsody” eseguita dalla Dinamo a Nymburk con finale in crescendo e qualificazione agli ottavi di Champions dei sassaresi ha chiarito che da dicembre a oggi sono passati più di 40 anni luce. Lontani, lontanissimi i tempi delle sconfitte per un punto, delle rimonte clamorose concesse ad avversari già precotti, delle crisi di identità sulla sirena. Questa squadra, che ieri pomeriggio si è allenata dopo un giorno di stop, ha personalità e ne è sempre più convinto anche il presidente Stefano Sardara. «Sì, e torniamo dalla Repubblica Ceca e da Rimini con certezze in più – dice – . Si è compiuto un grandissimo passo avanti nonostante la rivoluzione tecnica: si è giocata la terza finale di Coppa Italia in 4 anni, mostrando carattere contro Milano sino alla fine. A Nymburk in Champions abbiamo disputato la quarta gara in cinque giorni, un impegno che avrebbe ammazzato anche un toro».

Dica la verità, era difficile pensare di scamparla?

«Si era messa male, su un campo piccolo e le tribuna ridosso, molto caldo e sul quale non aveva mai vinto nessuno da parecchio. Eppure nell’ultimo minuto –ricorda Sardara – abbiamo trovato le energie (non fisiche nè mentali, ma nervose) per risollevare la situazione. Significa che questa squadra ha saputo fare del carattere, che sembrava il suo punto debole, la sua arma principale. Ora siamo dei killer, e questo fa la differenza. Subito dopo la sirena, istantaneamente ho ricevuto un messaggio dal Ceo della Champions League, Patrick Comninos: «Wow”, con una faccina sorridente.Gli ho risposto: visti gli impegni ravvicinati spero che non debba vedere me costretto a scendere in campo...»

Come ha vissuto dalla panca l'impresa in Boemia?

«Come la squadra, con grande trasporto. Abbiamo pensato a giocare la partita e mi ha entusiasmato constatare che nel Dna e nella testa di questi giocatori c’è la voglia di non mollare mai. È diventato il nostro marchio di fabbrica».

Si è visto subito che le condizioni fisiche erano tali da mettere a rischio gli ottavi.

«Non c'è un roster che possa sopportare un impegno del genere. Ricordo che in una situazione simile andamo a giocare ad Ankara e ne prendemmo 35. Ricordo che dopo la finale di Coppa Italia siamo partiti alle 3 e abbiamo preso l’aereo da Milano per Praga alle 7. E l’indomani abbiamo giocato con sulle gambe la fatica di tre gare tiratissime. Non è un caso se i liberi di Savanovic sono in testa nella top five della giornata, al pari di una super giocata».

Domenica la gara di Pesaro.

«Partita molto rognosa per tanti motivi. Una delle trasferte più difficili logisticamente, ci aspettano 5 ore di pullman. Troviamo una squadra rinforzata e che vuole la salvezza, ha bisogno assoluto di punti. Ma recuperiamo energie fisiche e siamo pronti per giocarcela anche lì».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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