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Dinamo, da una coppa all’altra

di Andrea Sini
Dinamo, da una coppa all’altra

I sassaresi di nuovo in campo a Nymburk per restare in Europa. Si parte dal +22 dell’andata

21 febbraio 2017
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Chi è convinto che alla fine conta solo vincere, chi pensa che il nome scritto sull’albo d’oro cancelli tutto il resto – avversari, premi di consolazione, complimenti agli sconfitti – farebbe meglio a studiare il mondo Dinamo. Il caso Sassari, ma ormai si può parlare da tempo di “caso Sardegna”, rovescia la prospettiva, fa traballare certezze e abitudini legate al modo comune di intendere lo sport.

Orgoglio biancoblù. La sconfitta nella finalissima di Coppa Italia è una ferita apertissima, stasera la squadra torna già in campo a Nymburk per il match di ritorno di Champions, ma negli occhi e nella mente restano i flash del dopogara di Rimini. La squadra di Federico Pasquini si è inchinata all’Olimpia Milano dopo avere dato tutto , ma a quel punto è iniziato il vero spettacolo: mentre le Scarpette rosse festeggiavano quasi in tono dimesso, con le poche decine di tifosi arrivati a sostenerli, i seicento supporter biancoblù hanno regalato ai loro beniamini una festa degna di una squadra vincitrice. Savanovic e compagni sono rimasti a bocca aperta, in mezzo al campo, a osservare la torcida: oltre mezz’ora di cori e bandiere al vento, mentre dalla Sardegna il resto del popolo Dinamo si riversava sui social per ringraziare, applaudire e incoraggiare una squadra della quale, nell’albo d’oro della Coppa Italia 2017, non resterà alcuna traccia. Ma la “giornata dell’orgoglio biancoblù” intanto è stata vista in tutta Italia e il messaggio è chiaro: «come noi non ce n’è», come ha scritto qualche tifoso sui social.

Romagna addio. La tre giorni di Rimini è già storia, dunque, ma intanto la stagione corre avanti e lo fa in maniera particolarmente cinica. Ieri la Dinamo si è svegliata presto e si è imbarcata su un volo Malpensa-Praga. Qualche ora di riposo, a rimuginare su una sconfitta arrivata solo all’ultimissima curva, ma nessun muso lungo e la testa già proiettata alla sfida europea di oggi. Alle 18,30, a 48 ore esatte dalla palla a due del match contro Milano, Devecchi e compagni saranno già in ballo per cercare di difendere il prezioso +22 ottenuto all’andata.

Niente distrazioni. La CEZ Sportovni Hala di Nymburk, una palestra scolastica più che un palazzetto, ospiterà un confronto che vale il passaggio agli ottavi di finale della Champions League. La vincente del confronto affronterà il Le Mans (andata in casa il primo marco, ritorno in Francia il 7), che ha conquistato il primo posto del Gruppo B, con 9 vittorie e 5 sconfitte, proprio come Venezia, superata grazie alla differenza canestri. La vittoria per 94-72 ottenuta due settimane fa al palazzetto è pesantissima ma la Dinamo deve fare di tutto per partire mentalmente dallo 0-0 e non dal +22. Resettare tutto è dunque la parola d’ordine, e in questo “tutto” ci sono compresi sia il match dell’andata che il durissimo weekend riminese.

Contro la squadra in maglia arancionera allenata dal coach israeliano Ronen Ginzburg i sassaresi dovranno dare fondo a tutte le energie rimaste in corpo. Nessuno degli undici giocatori a disposizione di Pasquini (c’è anche il centro britannico Gabe Olaseni) ha acciacchi particolari, ma la fatica è tanta (ieri Savanovic ha svolto solo un lavoro di scarico) e da questo punto di vista non è escluso che possa vedersi qualche novità nelle rotazioni. Ma l’equilibrio raggiunto dal gruppo e la crescita della chimica di squadra, da Natale in poi, fanno sì che il Banco di Sardegna continui a muoversi come un blocco unico, in cui pedina conosce il proprio ruolo e tutti sono sempre disposti a fare un passo avanti per aiutare i compagni. Il mondo Dinamo, in fondo, è anche questo, e il popolo biancoblù ha capito esattamente il valore di questi undici uomini che giocano a basket.

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