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Tifo, chilometri e ironia Quindici anni di Commando

Tifo, chilometri e ironia Quindici anni di Commando

SASSARI. Quindici anni fa la Dinamo si arrabattava in serie B, con l’obiettivo di tornare a calcare almeno quella A2 in cui era stata protagonista negli anni Novanta. Al palazzetto c’era uno zoccolo...

03 febbraio 2017
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SASSARI. Quindici anni fa la Dinamo si arrabattava in serie B, con l’obiettivo di tornare a calcare almeno quella A2 in cui era stata protagonista negli anni Novanta. Al palazzetto c’era uno zoccolo duro di tremila fedelissimi, ma difficilmente si vedeva il pienone. È in quel periodo che un gruppo di tifosi si è compattato per seguire le partite in maniera attiva, dietro uno striscione.

Era il 2002 e nasceva il Commando, destinato a prendere il posto degli “antenati” Onda d’Urto e Alta Marea, che nel frattempo si sono dissolti. Quindici anni, due categorie più in alto e molti trionfi più tardi, quello stesso gruppo è la colonna principale del tifo biancoblù, collocata nella parte bassa del settore C. «Questa ricorrenza per noi del Commando è molto importante – sottolinea Roberto Scotto, una delle attuali guide del gruppo –. Domenica scorsa siamo stati premiati dalla società ed è stato emozionante. Questo weekend saremo a Brescia e per noi sarà una trasferta celebrativa: partiremo in tantissimi da Sassari ma con noi ci saranno tantissimi degli amici che ogni trasferta ci raggiungono dal nord Italia».

Già, perché Milano, dopo Sassari, può essere considerata la seconda città per numero di tifosi della Dinamo. «A fondare il gruppo sono stati Mario Simula, Luigi Canu e altri, io sono arrivato dopo – spiega Scotto –. Il Commando è composto da circa 150 persone, una ventina delle quali attive sette giorni su sette per organizzare le attività del gruppo, che non si esauriscono nel tipo o nella coreografia domenicale. Poi ci sono gli emigrati e i simpatizzanti che stanno nella Penisola, che ormai fanno parte a tutti gli effetti della nostra famiglia e ci supportano un po’ ovunque».

Una famiglia che gira su e giù per l’Italia e da qualche anno si avventura anche in Europa. «Se qualche anno fa – sorride Scotto – ci avessero detto che avremmo avuto l’opportunità di portare il nostro striscione e le nostre voci in città come Madrid, Mosca, Istanbul o Berlino ci saremmo messi a ridere, invece abbiamo fatto anche quelle esperienze. Ma non dimentichiamo i periodi di magra, e chi è stato a Osimo o a Veroli ricorda quelle trasferte con lo stesso piacere con cui si ricorda gara7 al Forum di Assago l’anno dello scudetto, che per molti di noi resta la trasferta più bella di sempre. Persino meglio di gara7 al PalaBigi, che pure non è stata così male...».

Tanti amici in giro per l’Italia, pochissimi problemi con i tifosi avversari e una filosofia chiara: «Noi tifiamo e sosteniamo la Dinamo sempre, nel bene e nel male. Abbiamo gemellaggi storici come quelli con i ragazzi di Reggio Emilia e Novara, ma negli anni abbiamo sistemato anche alcune rivalità, per esempio con la curva di Pistoia, con la quale in passato c’erano stati dei problemi e con cui ora è stato tutto chiarito. Facciamo tanti sacrifici per seguire la squadra ovunque possiamo, proviamo a coinvolgere e reclutare nuove leve, gioiamo e ci adiriamo come tutti i tifosi, ma cerchiamo sempre di prendere tutto alla leggera».

Lo dimostrano gli striscioni e i cori ironici di questi anni: da “non abbiamo mai vinto un c...” a “non succede, ma se succede”, ora finiti definitivamente in soffitta. Perché in questi 15 anni, di cose alla Dinamo e al Commando ne sono successe, eccome.

A.Si.

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