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In sella nel deserto la sfida di Veronica contro i pregiudizi

di Antonello Palmas
In sella nel deserto la sfida di Veronica contro i pregiudizi

Maddalenina porta alla vittoria una scuderia di Abu Dhabi L’amazzone occidentale sfata le dicerie sui paesi arabi

02 gennaio 2017
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ABU DHABI. Dicono che non sia affatto consueto riuscire a vincere due gare consecutivamente negli Emirati arabi, un mondo estremamente competitivo nel quale emergere è difficilissimo. C’è riuscita nella specialità endurance una giovane maddalenina, Veronica Simula. Dopo essersi aggiudicata nel deserto di Abu Dhabi la gara dedicata alla figlia dello sceicco Mansur bin Zayed (il proprietario del Manchester United), che non ha trattenuto la felicità abbracciandola durante la premiazione, si è ripetuta in una competizione nazionale. «Sono qui solo per montare a cavallo – spiega –. In settimana ci si allena e praticamente ogni weekend si va in gara. Tutto è coperto da segreto, dall’alimentazione, alla tecnica, c’è molta rivalità tra scuderie e solo all’ultimo sappiamo quale animale monteremo».

Hai vinto una gara tutta al femminile in un paese arabo. in Italia può suonare strano.

«Invece qui accade – sorride –, certo le donne arabe corrono con i capelli coperti da un velo o con delle bandane, ma gareggiano tranquillamente.

Come vive un’occidentale in un paese arabo?

«Come in qualsiasi altro posto. Non abbiamo nessun obbligo. L’unica volta che ho dovuto mettere il velo è stato quando sono andata a visitare una moschea. Ma giustamente ci si adegua alle usanze altrui, specie a quelle religiose».

Il tempo libero?

«Io e le altre ragazze lavoriamo nelle scuderie di Al Wathba, in mezzo al deserto, a 5 minuti di auto all’Emirates international Endurance Village, dove si svolgono le gare. Dopo il lavoro di solito si va a Dubai che è a un’ora e mezza di strada. È una città moderna, troppo. Come meta turistica non la suggerirei mai. Costruita quasi tutta di recente, certo è bello starci un paio di giorni, ma poi ti annoi. L’unica cosa davvero interessante è stata la visita al vecchio suk, con i suoi negozietti molto caratteristici».

Sembra di capire che non ti senti in prigione come in molti possono pensare di questi tempi.

«Abu Dhabi è molto tradizionalista, Dubai è più aperta, piena di occidentali, ci sono anche ragazze in minigonna. Ma ovunque c’è grande rispetto per le donne. Anche perché qui sono molto severi. Resti se ti comporti bene».

Come ci sei arrivata?

«Grazie a un veterinario italiano che lavora qui ad Abu Dhabi. Montato un suo animale ai mondiali giovani cavalli, poi mi chiamò per dirmi che cercavano personale. Ho mandato il curriculum e sono partita subito».

Nemmeno un’esitazione?

«No, è ciò che avrei sempre voluto fare. Dopotutto in Italia con i cavalli non si campa, qua invece sì. Certo, sono lontana da casa, a ma per il lavoro si fa anche questo. Una scelta che rifarei subito».

Cosa facevi prima?

«Ho lavorato con i cavalli, ma ho fatto anche altro, la cameriera, ho lavorato in un bar. Poi quando ho avuto l’opportunità ho mollato tutto per fare quel che sognavo».

L’amore per i cavalli?

«Mi è stato trasmesso dalla mia mamma. Dice sempre che quando era incinta di me andava spesso a portare gli zuccherini ai cavalli della forestale a Maddalena (ride). Poi l’ho fatto anche io. No, non avevamo cavalli in famiglia, il primo me l’ha regalato mamma quando ho compiuto 18 anni, con tanti sacrifici. Si chiama Fedor, ora ha 16 anni, cui si è aggiunto anche Blaze, che ha 10 anni, mio dal giorno che è nato. Li tengo vicino a Palau, in un terreno enorme con altri cavalli, quasi allo stato brado».

Nessuna nostalgia?

«Casa mia è casa mia, mi mancano i cavalli, la famiglia, gli amici, il mio fidanzato Daniele. No, non ha visto bene la mia partenza (stare lontani 6 mesi non è facile) ma ora ha capito che ne vale la pena ed è orgoglioso. Purtroppo l’isola non offre altro, ma noi maddalenini siamo, come si dice, “attaccati allo scoglio” e dobbiamo tornare».

Cosa metti nel tuo lavoro del carattere maddalenino?

«Abbiamo un caratteraccio, lo confermo. Dipende dai cavalli. Con alcuni bisogna essere gentilissimi e tranquilli, con altri bisogna far sentire la voce per evitare che prendano il sopravvento. E un animale di 500 chili che fa di testa sua non è una bella cosa...».

Conquistata dal deserto?

«Bello da vedere, ma il nostro mare non ha paragoni».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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