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Cinque mori ai piedi del podio

Cinque mori ai piedi del podio

Il quarto posto di Oppo e il sesto di Aru lasciano un po’ di amaro in bocca, ma non è finita

17 agosto 2016
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SASSARI. A una settimana dalla chiusura dei Giochi Olimpici la Sardegna ha un’ultima chance per portare a casa una medaglia. Le speranze sono riposte nella squadra del nuoto sincronizzato e in Francesca Deidda che scenderà in acqua domani. Le altre frecce sono già state scoccate con risultati un tantino inferiori alle aspettative però molto buoni. L’isola resta fuori dal medagliere ma può consolarsi con il quarto posto di Stefano Oppo nel canottaggio e il sesto di Fabio Aru nella prova in linea di ciclismo. Sono andati un po’ meno bene di quanto speravano Luigi Lodde nello skeet, Alessia Orru nella pallavolo femminile e Manuel Cappai sul ring del pugilato. Per tutti è stata una grande avventura, un sogno che si porteranno dietro e non dimenticheranno più. Noi, detto che sono tutti promossi, facciamo un bilancio della spedizione sarda a Rio.

Stefano Oppo. Il voto più altro va al canottiere di Oristano. Ventidue anni ancora da compiere Oppo era partito per il Brasile con la speranza di raggiungere la finale del 4 senza. Si era preparato bene lavorando a Piediluco con i tre compagni di avventura. E ha cominciato le regate alla grande vincendo batterie e semifinale con un tempo da fantascienza. A quel punto ci siamo un po’ tutti illusi senza tenere conto degli avversari. E invece gli armi della della Svizzera, della Danimarca e della Francia sono stati bravissimi a mettere la prua davanti alla barca azzurra. Oppo e compagni sono rimasti ai piedi del podio per una manciata di secondi, un nulla che però fa la differenza tra il trionfo e la sconfitta. «Siamo veramente tristi – ha ammesso Stefano dopo la gara – però se pensiamo al punto da cui siamo partiti solo un mese fa, per non parlare degli ultimo tre anni e dei risultati ottenuti in questo tempo la soddisfazione è tanta. È stata una prestazione veramente super, in una gara che sino a due settimane fa avevo visto solamente in tv da ragazzino. Stavolta c'eravamo anche noi. Certo che essere arrivati così vicini alla medaglia mette un po' di tristezza. Comunque onore ai vincitori».

Fabio Aru. Sesto all'arrivo, migliore degli italiani. Fabio non si è comportato male. Anzi. Anche se gli resta il rammarico per la vittoria dell'Italia sfumata, con Nibali sconsolato sul ciglio della strada a vedere le medaglie che gli sfrecciavano davanti, lui che l'aveva meritata più di tutti. Anche grazie alla squadra, anche grazie ad Aru. Il Cavaliere dei quattro mori ha interpetato al meglio il percorso e la tattica di gara, e nel finale quando si è ritrovato l'ultimo degli azzurri, all'inseguimento di Maika, nonostante non abbia la potenza di un passista e le gambe di uno sprinter non si è arreso e ancora una volta ha dato tutto,spremendosi in uno sprint putroppo inutile. Un altro segnale di combattività, e l'ennesima prova di orgoglio.

Manuel Cappai. Il peso mosca di Quartu Sant’Elena era forse il più accreditato per conquistare un posto sul podio. Il sorteggio gli ha messo di fronte statunitense Nico Higuel Hernandez, sulla carta uno dei meno forti del lotto dei finalisti. E invece Cappai si è lasciato sorprendere e dopo un primo round tutto sommato positivo è calato regalando il match all’avversario. Un peccato che Manuel ha esorcizzato con filosofia. «Lo sport è così si può vincere ma capita anche di perdere. Bisogna rialzarsi e guardare avanti».

Luigi Lodde. Anche lui sperava di fare meglio. Invece è sceso in pedana nello skeet e ha cominciato nel modo peggiore sbagliando quattro piattelli nella prima serie. L’ozierese ha capito di aver buttato la gara ma non si è arreso. Ha cominciato a sparare come sa ed ha scalato la classifica fino alla 24esima posizione. Non è quello che voleva ma l’avventura olimpica ripaga quattro anni di duro lavoro.

Alessia Orro. Le qualificazioni avevano acceso le illusioni. Il campo è stato invece spietato. L’Italvolley ha perso con Stati Uniti, Cina, Serbia e Olanda e ha salvato l’onore vincendo l’ultima gara del girone con il Porto Rico. Alessia è stata una migliori del sestetto azzuro e Bonitta, il coach della nazionale, ha già detto che il nuvo corso azzurro ripartirà proprio dall’alzatrice di Narbolia.

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