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Sogni d’oro Sardegna Ai Giochi di Rio si può

di Mario Carta
Sogni d’oro Sardegna Ai Giochi di Rio si può

Sei sardi in gara, in quattro possono centrare una medaglia

28 luglio 2016
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SASSARI. Cinquantadue anni. È da tutti questi troppi anni che la Sardegna non conquista una medaglia olimpica estiva (di Giochi invernali naturalmente neanche a parlarne, da queste parti....). Gli ultimi a riuscirci furono nell’edizione di Tokyo 1964 il cagliaritano Paolo Angioni nel concorso completo di equitazione a squadre e il peso mosca Fernando Atzori, di Ales, unico sardo ad aver vinto una medaglia d’oro individuale nella storia delle olimpiadi, che vedono la Sardegna finora con dodici medaglie totali.

Quest’anno la tradizione può riprendere. Con sei campioni presenti a Rio i Quattro Mori possono sperare in nuove gioie. Le ambizioni non mancano, e gli aspiranti sono tutti di altissimo livello.

Luigi Lodde. Il primo e principale indiziato è il tiratore di Ozieri (e dell’Esercito) Luigi Lodde. Campione europeo dello skeet da tre edizioni di fila (due volte individuale e a squadre, l’ultima solo a squadre) con filotti e record impressionanti, ha sulle spalle l’esperienza di Londra 2012 dove colse il quinto posto dopo essere stato sulla stessa linea dei big fino all’ultima serie. Lodde ha dalla sua anche un’ulteriore forte motivazione. Nel 2016 ha toppato solo la prova di coppa del mondo in Messico, dove si assegnavano le card olimpiche, ed è volato a Rio grazie alla rinuncia di uno dei due titolari azzurri. Un motivo in più per far bene, dimostrare di meritare il posto e la fiducia e continuare la grande tradizione italiana. E ora anche sarda.

Manuel Cappai. Il pugile di Quartu lo ha detto a chiare lettere, che nei 49 kg vuole la medaglia. Anche lui come Lodde si è fatto le ossa a Londra quattro anni fa, quando passò alla storia come il più giovane boxeur schierato dall’Italia alle olimpiadi. Fu eliminato al primo turno da un filippino, quattro anni dopo ha maturato esperienza e nelle qualificazioni in Turchia ha dato un gran bel segnale vincendo il torneo dopo aver fatto fuori il padrone di casa. Anche per Cappai una motivazione in più: il dover reagire e in qualche modo rispondere alla squalifica di due anni per doping... amministrativo. Saltati troppi controlli, la federazione non ha potuto far altro che fermarlo, e lui ne ha approfittato per allenarsi e crescere ancora. Obiettivo: il podio.

Fabio Aru. Sarà il primo ad essere impegnato, il 6, agosto il giorno dopo la sfilata inaugurale. La prova su strada di ciclismo è una guerra tattica e Nibali è la prima punta dell’Italia, ma sarà marcatissimo e Aru ne è la prima alternativa: in un circuito con due salite impegnative (una nel finale) può dire la sua. La grande motivazione è nel voler reagire a un Tour e a una stagione non proprio felici. Si può sognare.

Alessia Orro. Due sarde ai Giochi, entrambe in discipline di squadra. La più accreditata per una medaglia è la neo diciottenne alzatrice di Narbolia Alessia Orro. La Nazionale azzurra di volley è una formazione giovane ma dalla tradizione solida, e il percorso di avvicinamento ai Giochi ha lasciato intuire enormi potenzialità che il ct Bonitta sa come sfruttare, tanto da aver inserito in corsa la veterana Lo Bianco, che si alternerà in regia con la sarda. Nell’albo d’oro tre quinti posti nelle ultime tre edizioni, ma dipenderà anche dagli incroci.

Stefano Oppo. Il canottiere di Oristano è il terzo dei sardi in gara in Brasile a gareggiare in gruppo. Il suo “quattro senza” pesi leggeri ha conquistato il pass per il Brasile ai mondiali di Aguibelette e il tecnico Giuseppe La Mura ha chiesto ai suoi come obiettivo minimo la qualificazione alla finale. Dove tutto può succedere.

Francesca Deidda. La sincronette di Quartu e le sue compagne, che anno dopo anno scalano faticosamente il ranking mondiale, sanno che le big sono insuperabili. Per ora. Ma daranno il massimo per crescere ancora in una disciplina che dipende totalmente dalle valutazioni dei giudici e molto dalla storia che ciascuna nazione si porta dietro. L’Italia farà di tutto per salire un altro gradino, ma quanto in alto è difficile prevederlo.

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