La Nuova Sardegna

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Monsieur Aru, orgoglio e rabbia

di Mario Carta ; di Mario Carta
Monsieur Aru, orgoglio e rabbia

Il tredicesimo posto al Tour trampolino per il futuro. E ora i Giochi olimpici per riscattarsi

25 luglio 2016
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SASSARI. Au revoir, Tour de France. Arrivederci, perché in Francia ci tornerà, ancora più forte. Fabio Aru dal can can parigino comincia a lavorare per assaggiare il samba olimpico di Rio, seconda grandissima prima volta e la seconda enorme esperienza nel suo bagaglio di giovane ma già consolidata stella del ciclismo mondiale.

Sui Campi Elisi, passerella conclusiva della corsa avviata il 2 luglio a Mont Saint Michel, ieri ha trionfato il gigante Chris Froome ma Fabio Aru non ha perso, nonostante il 13° posto conclusivo non fosse il suo obiettivo. Il Cavaliere dei Quattro mori anche ieri ha concluso tra gli applausi insieme alla sua squadra, com’era stato sabato sera il giorno del crollo nell’ultima salita della corsa, quella dove voleva attaccare ancora una volta per migliorare il sesto posto che poteva vantare con orgoglio fino a quel momento.

Non si è voluto accontentare, il capitano dell’Astana. Non si è saputo accontentare perché dare tutto e darlo sempre fa parte del suo carattere. Avesse fatto uno o due calcoli sarebbe ancora sesto, una grande posizione per un esordiente. Ma lo scalatore di Villacidro, che nei quattro anni precedenti aveva centrato un secondo e un terzo posto al Giro d’Italia e una vittoria e un quinto posto alla Vuelta, quando pedala, pedala per vincere.

«Mi servirà d’esperienza», ha detto a tarda sera prima di riposare, sabato. «Gli servirà d’esperienza, è successo anche a un certo Marco Pantani, e proprio sulla stessa salita», hanno detto i suoi tecnici e i suoi compagni, sicuri di non aver perso un campione ma anzi di averlo trovato ancora più forte, perché «queste sono esperienza che ciascun ciclista deve fare».

Aru quest’anno ha lavorato solo per preparare il Tour, per scoprire come la corsa francese sia un altro sport, un altro ciclismo, sempre a tutta dalla prima all’ultima tappa. Qualcuno sostiene che ad Aru sono venute a mancare le corse di un giorno, le classiche che quest’anno voleva fare ma che non ha potuto per una noia fisica. Ma ha comunque cominciato pedalando sempre davanti nelle tappe per i velocisti, ha cominciato 44° per poi risalire al 9° e all’8° posto nella quinta tappa, poi 11° e di nuovo nella top ten con il 7° posto grazie al sesto posto sul traguardo di Baignes de Luchon, a 23” da Froome. Ha pagato la tappa di Andorra, la prima con pioggia e freddo, scivolando al 13° posto per poi risalire con pazienza. Ottavo, decimo, ottavo nonostante non abbia interpretato al meglio la cronometro lunga. A 5’16” da Froome, ma sempre in gara con carattere e con una squadra, l’Astana, che è stata l’unica vera alternativa alla Sky della maglia gialla. Tutti per Aru e Aru per tutti, così il Cavaliere dei Quattro Mori con una grandissima cronoscalata (terzo sul podio) è risalito sino al sesto posto a due giorni dall’ultima tappa. Il podio nel mirino, vicino neanche un minuto e mezzo. Anzi, lontano un minuto e mezzo, quando i migliori hanno cominciato a salire sul Colò de Joux Plane e Fabio lì si è trovato da solo con il nulla nelle gambe, nonostante tutti i compagni a fianco «nel giorno peggiore della mia carriera di ciclista», come ha spiegato.

La delusione è forte quanto gli applausi dei tanti tifosi sardi che lo hanno seguito fin sulle Alpi. E’ anche per loro, oltre che per se stesso e per i compagni, che Fabio ha provato fino all’ultimo a fare risultato e a divertire. E nessuno avrà niente da ridire ricordando che Aru al Tour è un esordiente e che tanti campioni che la Grand Boucle l’hanno vinta, la prima volta non si sono neanche avvicinati dove è arrivato lui.

Ora due giorni di riposo, poi il ritiro con la Nazionale in vista della prova di Rio De Janeiro. Anche lì esordiente, anche lì Fabio Aru coraggioso e caparbio, conscio delle proprie qualità e pronto a mettersi al servizio della squadra. «Le olimpiadi sono il secondo obiettivo della stagione – ha sorriso ieri Fabio Aru –, vuoi vedere che...»

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