La Nuova Sardegna

Sport

Oriali, vita da mediano Ieri figlio di Bearzot oggi fratello di Conte

di Valentino Beccari
Oriali, vita da mediano Ieri figlio di Bearzot oggi fratello di Conte

Il confidente del ct: «Questa Italia ricorda quella del 1982 perché è partita come un gruppo ed è diventata squadra»

30 giugno 2016
3 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A MONTPELLIER. Dall’ormai popolarissimo almanacco di Piero Fassino sindaco “sfrattato” a Torino.

Provate a vincere due scudetti da giocatore: fatto.

Provate a conquistare un Mondiale sovvertendo ogni pronostico: fatto.

Provate da dirigente a portarvi a casa cinque scudetti e una Champions: fatto.

Provate a farvi dedicare una canzone da un guru della musica italiana come Luciano Ligabue: fatto.

Non può certo avere rimpianti Lele Oriali e anche se la sua è stata una vita da mediano, il percorso si è sviluppato su un red carpet con successi sportivi sia con gli scarpini bullonati che dietro ad una scrivania. E non è finita. Perchè Lele Oriali è lì, sempre lì, lì nel mezzo, finché ce n'ha sta lì. E adesso è il luogotenente di Antonio Conte, uno dei pochi con i quali il selezionatore si apre e si confida, saggio e consigliere e mai ingombrante. Però prezioso come quando contro la Spagna “placca” un Conte furioso e gli evita l’espulsione.

Mediano anche come team manager della Nazionale dove non mette solo il carisma ma anche l’esperienza e la capacità di navigare in acque aperte come nel 1982 quando si laureò campione del mondo.

«Sono passati 34 anni, un’altra epoca - afferma Oriali mentre se ne sta quasi in disparte a Casa Azzurri - ricordo che partimmo tra lo scetticismo generale e in effetti le nostre prime tre partite non furono il massimo. Nella seconda fase ci toccava affrontare Argentina e Brasile e ricordo che avvisai mia moglie di prenotare il mare. E invece poi è andata come tutti sappiamo e questo significa che anche una squadra sulla carta inferiore può ottenere grandi successi se gioca da squadra. Ed è quello che è accaduto a noi».

Inevitabile il parallelo tra ieri e oggi, tra Bearzot e Conte, figli di un calcio diverso ma con quella vocazione ad aggregare che sembra sintonizzata sulle stesse frequenze.

«Sono allenatori diversi anche perchè si parla di epoche diverse, però allora come oggi c’è una simbiosi tra la squadra e l’allenatore che ti permette di superare i vari ostacoli. Conte è il vero dodicesimo uomo di questa Nazionale, non è solo un grande motivatore ma anche uno che insegna calcio e molti giocatori sono cresciuti in base ai suoi insegnamenti. Nessuna polemica con i club, i giocatori sono stati scelti ad hoc in base a determinate caratteristiche, hanno capito le idee e l’organizzazione di gioco del nostro tecnico e le hanno applicate sul campo».

Ci sono tracce di 1982 in questa Nazionale, un viaggio a ritroso nel tempo, in un’epoca dove internet non esisteva nemmeno nei film di fantascienza e i social erano ancora il “muretto”, il bar, la spiaggia.

«Questa Italia ricorda un po’ quella del 1982 perchè è partita come un gruppo ed è diventata una squadra. Abbiamo vinto fino ad ora attraverso il gioco ma non abbiamo ancora fatto nulla. Siamo consapevoli e convinti, vivendo quotidianamente con i giocatori, che per qualsiasi formazione è difficile affrontarci. Sono molto orgoglioso e felice di essere rappresentato da questo gruppo».

Da Bearzot a Mourinho, perchè Oriali è stato anche il braccio destro del portoghese nella sua trionfale avventura all’Inter. Ma cosa hanno in comune Mourinho e Conte?

«Una cosa ce l’hanno in comune: me». Vai mediano, finché ce n'hai stai lì.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative