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SIAMO TUTTI ISLANDESI

SIAMO TUTTI ISLANDESI

Sia lode imperitura ai Campionati Europei di calcio, formidabili incubatori di storie, fedi improvvise, inaspettate polemiche, geografiche scoperte. Anche queste modeste righe, che si piccano di...

29 giugno 2016
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Sia lode imperitura ai Campionati Europei di calcio, formidabili incubatori di storie, fedi improvvise, inaspettate polemiche, geografiche scoperte. Anche queste modeste righe, che si piccano di incrociare palla e penna, trasecolano. Gli italiani, popolo senza fine sorprendente, stanno delirando per... due nazionali. Siamo inCONTEntabili. Ci fa giustamente impazzire la nostra nazionale, che poche settimane fa partiva alla volta della Francia tra evidente scetticismo. Ma, ad ogni buon conto, abbiamo una nazionale di riserva, ormai lo si è capito. Siamo tutti islandesi. E coviamo in cuore un che di indicibile: l’Italia che batte i tedeschi, l’Islanda che fa fuori i francesi. Ma il seducente frullatore storicoculturale che gli Europei hanno messo in moto, merita doverose riflessioni. Ci si lasci dunque citare una perlacea invettiva pescata ieri dentro quel Bar Sport planetario che risponde al nome di Facebook. L’ha vergata il signor Giuliano Geri, che abbiamo scoperto essere traduttore, editor, esperto di letteratura dell’Est, coautore di un giallo ambientato in terra friulana. Meditate sulle sue parole, popolo italoislandese.

«Testicoli di montone marinati, squalo putrefatto, teste di pecora alla brace, marmellata di testa di pecora: ecco di cosa si nutrono i vostri odierni eroi, che giusto ieri hanno hanno scoperto il pallone di cuoio. A tutti quelli che inneggiano ai vichinghi come nemesi della Brexit, a chi è a corto di scienza e storia calcistica ma discetta di football e politica con le chiappe rivolte al ventilatore, alle donnicciuole che... “se lo meritano!”, a chi di calcio non capisce un c... ma prova il godimento televisivo del beato ignorante e del servo a carnevale: sapete voi chi era Arthur Pember? Sapete cosa accadde il 26 ottobre 1863? Avete mai sentito parlare di Football Association? Sapete chi erano Fatty Foulke, Peter Knowles, Duncan Edwards, Walter Tull, Bobby Charlton? No? Bene, fate silenzio e inchinatevi agli inventori del “gioco senza fine bello”. Portate rispetto per i padri fondatori, per chi ci ha permesso di vivere, ancora nel terzo millennio, le emozioni più belle che la vita sa riservare. God save England! God save football!».

Parole forti. Chissà: potrebbe esserci d’aiuto un film che dalle nostre parti non si è mai visto, ma che ora assume i contorni dell’annuncio, della profezia. “Islenski Draumurinn”, ovvero il sogno islandese, è del 2000. Lo ha diretto Robert Ingi Douglas, uno dei 323.002 abitanti dell’isola (dati 2013, n.d.r.), probabilmente in questi giorni tifoso in Francia (v’è infatti una probabilità su 10 che un islandese sia agli Europei, mica bruscolini). Un dramma comico su un uomo - l’attore Porhallur Sverisson che nel film è Toti (con una t sola...) - la cui vita ruota tutta attorno al calcio, ai fallimenti dei rapporti con le donne e alla vendita clandestina di sigarette bulgare d’importazione. Siamo curiosi, inutile negarlo. Dopo Sigurdsson, Sigthorsson e Bjarnason vogliamo vedere Toti (con una t sola).

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