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Ricetta Del Bosque: «Pallino a noi»

Ricetta Del Bosque: «Pallino a noi»

Il ct vuole che l’Italia si preoccupi delle Furie Rosse. Morata: «Sento la fiducia»

27 giugno 2016
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DALL’INVIATO A PARIGI. Il Marchese potrebbe accomodarsi oggi per l’ultima volta sulla panchina di quella Spagna che lui ha preso per mano e portata al trionfo Mondiale in Sudafrica nel 2010 e a quello Europeo due anni dopo.

Già, perchè Vicente Del Bosque, che il titolo nobiliare lo ha ricevuto da re Juan Carlos se, se la Spagna esce potrebbe abdicare. «Nel calcio il futuro è domani – afferma il selezionatore – proprio oggi pensavo a quando a settembre inizieranno le qualificazioni mondiali con o senza di me. Io penso solo che a Parigi c’è una partita importantissima da giocare».

Non sarà la rivincita di Kiev 2012, Del Bosque è ammiraglio troppo navigato per peccare di presunzione, non è allenatore maniacale, tecnico del dettaglio, ma allenatore che sente il vento e sa come approdare in un porto sicuro.

«Quattro anni fa a Kiev l’Italia arrivò in finale stanca e con diversi giocatori acciaccati ma qui a Parigi sarà diverso. Stanno bene, sono freschi. Adesso non vi svelerò i dettagli tattici ma una cosa è certa: dovremo essere noi ad avere il pallino del gioco e loro a preoccuparsi della Spagna».

I riflettori sono puntati su Alvaro Morata, il centravanti arrivato bambino a Torino e tornato uomo a Madrid.

«So che i miei ex compagni alla Juve hanno speso parole di elogio nei miei confronti e la cosa mi fa piacere. Mi hanno aiutato tutti ad inserirmi, ad adattarmi alla città e all’ambiente. Per un attaccante non è facile giocare nel calcio italiano ed è per questo che alla Juve sono migliorato tantissimo. Con Zaza mi sento tutti i giorni, scherziamo, è un amico ma non ho segnato a questi Europei perché mi sono tagliato i capelli come lui. Mi spiace per la gente che mi voleva ancora alla Juve, ma il calcio è questo».

Una partita che Morata sente in modo particolare perché sa di passato e di futuro. «Sì, forse è la partita più importante della mia vita ma non sento la pressione perché sento la fiducia dei mie compagni.».

L’ex “falso nueve” Fabregas futuro allievo di Conte, non si fida dell’Italia. «Sono forti tatticamente e il loro ct studia molto e prepara nei minimi dettagli le partite. Per batterli dovremo inventarci qualcosa di nuovo».

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