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Cagliari nel cuore e (spesso) nella pancia

Cagliari nel cuore e (spesso) nella pancia

La geografia del tifo: non basta la possibilità del ritorno in A per ricompattare il popolo rossoblù. Però è caccia al biglietto

28 aprile 2016
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CAGLIARI. Rastelli tocchi ferro: i bookmakers danno quasi tutti per semplice la vittoria sul Livorno. Meglio non fidarsi: i toscani sono alla canna del gas, la Lega Pro è dietro l'angolo. Sarà battaglia. Servirà testa, esperienza, personalità. Più, gambe e determinazione. I rossoblù (73 punti) volano in A, con tre gare da giocare, se battono il Livorno e se Trapani (65), Bari e Pescara (64) non vincono. Ma il Cagliari va in A, senza il conforto della matematica anche se pareggia e il Pescara vince, mentre le altre pareggiano: gli abruzzesi potrebbero chiudere alla pari con Sau&Co ma i rossoblù con +20 di differenza reti andrebbero in A senza playoff. Infine, anche col pari la squadra di Rastelli va in A se le tre inseguitrici perdono: solo il Trapani potrebbe prendere il Cagliari a quota 74. Ma gli scontri diretti (4-1 e 2-2) farebbero la differenza a favore dei Quattro mori.

Poker di sostenitori. Quel che conta, per tutti, è centrare l'obiettivo. Ma senza tifosi non si va da nessuna parte. L'analisi semi seria può essere liquidata con un mezzo sorriso: il Cagliari ha veri tifosi, quelli simpatia, social e dell'ultim'ora. Quattro fette della medesima torta.

I veri tifosi. Vanno e andrebbero ovunque senza riserve: gioco, vittorie, gol, se ci sono, ben vengano. In caso contrario, sempre e comunque forza Cagliari. Lo zoccolo duro, dallo scudetto e anche prima. Hanno sofferto per la retrocessione. Ma tifano e difendono i colori rossoblù. Se serve, criticano. Ne fanno parte i club del Centro di coordinamento, gli ultras, senza contaminazioni violente, e i tifosi puliti che sanno soffrire e gioire. La risalita in A è merito soprattutto di questo spicchio di tifosi.

I tifosi “simpatia”. Adorano Juve, Milan, Inter. Poi, il Cagliari. Sostenitori di rimbalzo, sparsi per l'isola a macchia di leopardo. Ma se per il loro primo club hanno la passionalità che si ha per la donna da non perdere, fino a perdonarle qualsiasi errore, per il Cagliari la logica è opposta: se inciampa, bastonate feroci, senza attenuanti. Ma anche loro sono utili. Di poca coerenza non si muore.

I social tifosi. Drammaticamente figli del millennio 2.0: scrivono senza riscontri né storia. Competenze? Chissà. I leoni della tastiera privilegiano l'anonimato, scrivono di tutto, dall'energia nucleare al parrucchiere di Pisacane. Senza verifiche e contradditorio. Spesso insultano e dileggiano, tanto è gratis. Premesso che i social sono la nuova utile frontiera della comunicazione, palestra di confronto, democrazia e civiltà, il giornalismo del sentito dire e dell'oggi così, domani chissà, non fa bene allo sport. Maestri di questo e quello, docenti senza confini: tanto dopo un po', ci si scorda qualsiasi abominio. Tifare così è troppo comodo. Si deve e si può crescere.

Quelli del senno di poi. I commissari tecnici del giorno dopo, della formazione giusta, del cambio azzeccato, del modulo vincente: sempre nel dopo partita o a 10' dal fischio finale. Meglio se col risultato pressoché scontato. Pronti ad azzannare l'allenatore, bersaglio numero uno dalla notte dei tempi, la società, qualche giocatore. Al solito, il team dei ct. pratica uno degli sport preferiti dagli italiani: correre in affettuoso soccorso dei vincitori. Il cambio di opinione, da fustigatori crudeli ad amanti incondizionati, è la prassi. In A ci saranno anche loro.

Mario Frongia

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