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Urlo di guerra di Demartis: «La Torres sta arrivando»

Urlo di guerra di Demartis: «La Torres sta arrivando»

L’attaccante fa il punto sul torneo e sulle avversarie nella corsa alla promozione «Siamo la squadra più attrezzata, dovevamo soltanto esserne consapevoli»

24 novembre 2015
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SASSARI. «Il nostro traguardo? Io non ho dubbi. Siamo partiti per vincere il campionato e dobbiamo provarci. La Torres non può rassegnarsi a fare la comparsa in un torneo come questo». Giacomo Demartis domenica a indossato la fascia da capitano della squadra sassarese e ha onorato la “promozione” disputando una gara di altissimo livello. E’ stato lui a procurarsi il rigore dell’1-0 ed è stato lui a confezionare il secondo vantaggio rossoblù con un calcio di punizione battuto da una distanza impossibile. Un capolavoro balistico che è nelle corde dell’attaccante sassarese e che ha letteralmente annichilito il pubblico dello stadio Frogheri di Nuoro.

La Torres continua a crescere. Dove può arrivare?

«Arriveremo in alto anche se per riuscirci dovremo dare continuità alle nostre prestazioni. Abbiamo tutte le qualità per riuscirci e il derby di Nuoro lo ha dimostrato. Resta invece il rammarico per qualche punto lasciato per strada».

A che cosa sta pensando?

«Per rimanere in Sardegna penso alle trasferte di Muravera e Castiadas. Abbiamo raccolto davvero poco contro due squadre che sono sicuramente meno attrezzate della Torres».

Però la classifica è corta.

«Nove punti dalla vetta non sono pochi ma non sono nemmeno tantissimi. Abbiamo il tempo per recuperare e ce ne stiamo convincendo» .

Quanto è stato importante il cambio dell’allenatore?

«Con Ferazzoli abbiamo lavorato bene ma è chiaro che un cambio in panchina ti mette di fronte a responsabilità che sono di tutti. Siamo consapevoli che il mister ha pagato anche per noi è la reazione c’è stata».

Che cosa ha portato Marco Sanna oltre all’entusiasmo?

«Lui è un professionista del pallone e si vede. Ha accettato questa nuova sfida con grande serietà e i risultati cominciano a vedersi».

Anche a lei l’esperienza non manca. Eppure quando scende in campo ha ancora voglia di aggredire la partita e gli avversari. Dove trova gli stimoli?

«Ho tantissima passione per questo sport. L’ho sempre avuta e credo che non riuscirò a liberarmene. E poi c’è il fatto di indossare la maglia della mia città e di indossarla in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo. Io quando scendo in campo non ho bisogno di caricarmi. Anzi...»

Lei ha giocato per tanti anni tra i professionisti ma non ha mai avuto la grande occasione. Ha qualche rimpianto?

«Un po’ sì. Quando ho iniziato a giocare a pallone speravo di arrivare in alto. Il più in alto possibile. Ho giocato per tanti anni tra la serie C e la D e ho spesso fatto la differenza. Però non sono mai arrivato in B. L’ho sfiorata con il Savona e ci sono andato vicino altre volte, ma non ho avuto la possibiltà di dimostrare (prima di tutto a me stesso) quali sono i miei limiti. Per consolarmi dico che mi è mancato un pizzico di fortuna».

Però il pallone le ha regalato anche delle belle soddisfazioni.

«Sarebbe ingiusto non ammetterlo. Ho vinto tanti campionati e ho alcuni ricordi che porterò con me tutta la vita. Penso al ritorno del Como tra i professionisti dopo un brutto fallimento e penso ai due gol che hanno regalato al Savona la promozione in C1. Sono emozioni che valgono tutti i sacrifici fatti in questi anni».

Torniamo alla Torres. Dopo due terzi di campionato ci racconta quali sono i pregi e quali i difetti di questa squadra?

«Il pregio più importante è quello di avere in rosa giocatori che sono l’elìte della serie D per qualità fisiche e tecniche. Nessuna squadra ha un organico come il nostro. Il difetto è la mancanza della maturità giusta per la categoria. Ci stiamo arrivando solo adesso e la scommessa diventa quella di dare continuità alle nostre prestazioni».

Come vede le altre squadre sarde?

«L’Arzachena non è una meteora e l’ho sempre detto. Il direttore sportivo Antonello Zucchi ha fatto un gran lavoro piazzando i giocatori giusto al posto giusto e tirando su un un bel gruppo di giovani. Alle spalle c’è una società seria e un lavoro che parte da lontano. L’unico problema è una rosa un po’ corta, che alla lunga potrebbe creare qualche difficoltà. Vedo molto bene anche l’Olbia che ha giocatori di grandi qualità (penso ai due attaccanti Molino e Mastinu) e sta crescendo settimana dopo settimana. Delle altre mi sono piaciute la Nuorese per l’organizzazione del gioco e il Lanusei. Credo che anche il Muravera e il Budoni abbiamo la possibilità di tirarsi fuori dalle zone calde della classifica. Per il Castiadas sarà più dura anche se Mereu è un allenatore importate, che ha esperienza e carisma».

Chi altro lotterà per il salto di categoria?

«Dell’Arzachena e dell’Olbia abbiamo già parlato. Aggiungo Viterbese e Grosseto, due club che hanno alle spalle realtà importati e che non fanno mistero di puntare a vincere il campionato. Però se devo fare un nome dico Torres. Siamo i più forti e quando riusciremo a convincercene definitivamente non ce ne sarà per nessuno».

Antonio Ledà

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