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Joe, disciplina e talento per il Banco

di Roberto Sanna
Joe, disciplina e talento per il Banco

L’americano sogna una grande stagione: «Per me è importante soprattutto stare bene, abbiamo tanta strada da fare»

07 ottobre 2015
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SASSARI. Joe Alexander non ha ancora compiuto 29 anni ma ha già vissuto tante vite: nato a Taiwan, ha vissuto in Oriente, ha fatto l’accademia militare per un anno, è salito sul palco delle scelte Nba col numero 8 senza però mai sfondare, è stato due anni fermo per infortunio. Troppe cose per uno così giovane, che quasi con un sospiro sembra chiedere soltanto un po’ di tranquillità alla sorte: «Vorrei soprattutto stare bene. Se sto bene, so che posso dare un contributo importante alla Dinamo».

La sua vita in Europa può essere quella che sognava quando, giovanissimo, passava ore e ore ad allenarsi da solo col pallone da basket in una palestra di Pechino e aveva solo un sogno: giocare nell’Nba. Ma la sua transizione dal college al durissimo mondo dei professionisti, anche per colpa di un infortunio a un tendine, non si è mai completata e una frattura da stress alla tibia sinistra ha messo fine al suo sogno. Dopo due stagioni di stop ha ricominciato lo scorso anno prima nella D-League statunitense e poi, da dicembre, al Maccabi. Adesso l’esperienza alla Dinamo, che ha scommesso sul suo recupero e domenica è stata ripagata da 21 punti e 10 rimbalzi. Cifre che hanno subito portato questo ragazzo alla ribalta della Serie A, affamata di nuovi personaggi dopo le tante rivoluzioni estive: «Andiamo piano, questo è un campionato che scopriremo giornata per giornata, per quel che mi riguarda è importante stare bene» ha detto nella conferenza stampa del martedì mattina nella Club House biancoblù.

Si è fatto un’idea del campionato italiano?

«Ancora è presto, mi sembra comunque competitivo e di buon livello. La stagione è molto lunga, in mezzo c’è anche l’Euroleague. Dobbiamo giocare tantissime partite, abbiamo veramente molta strada da fare».

Come prima partita in ogni caso non c’è male.

«Sì, ho giocato una buona partita. Ma la parte più interessante è stata la vittoria della squadra. Io spero soprattutto di stare bene dal punto di vista fisico, così potrò dare il mio massimo contributo alla squadra. Se starò bene e riuscirò a lavorare al massimo, potremo fare grandi cose insieme».

In Euroleague incontrerà la sua ex squadra, il Maccabi Tel Aviv: sarà una serata particolare?

«Nom voglio affrontare così la sfida. Penso che la cosa più giusta in quel frangente sarà resettare i ricordi della mia esperienza al Maccabi e concentrarmi sulla partita che la Dinamo dovrà giocare».

Si è avuta l’impressione di un gran feeling con David Logan e Rok Stipcevic.

«Sono cose che scattano tra giocatori, del resto abbiamo fatto un precampionato davvero intenso, sono solo poche settimane che stiamo insieme ma a me sembra che sia trascorsa già un’intera stagione».

Che ricordi ha della sua esperienza in Oriente?

«Mi ha dato tanto e non solo dal punto di vista del basket, è stato come vivere dieci stagioni. Perché ho potuto lavorare da solo e perfezionare i fondamentali, negli Usa non avrei mai potuto farlo, ti mettono subito a giocare cinque contro cinque».

E l’impatto con la nuova realtà come è stato?

«Molto migliore di quanto potessi pensare. Mi piace tantissimo girare per le viuzze e i ristoranti di Sassari e devo dire che i tifosi sono stati fantastici, non mi aspettavo questa accoglienza».

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