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«Noi della Torres siamo ragazzi puliti»

di Daniele Doro
«Noi della Torres siamo ragazzi puliti»

Due giovanissimi della Berretti raccontano la partita incriminata. «Altro che venderci, abbiamo anche preso una traversa»

01 settembre 2015
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SASSARI. Loro c’erano. E oggi rivivono quella stramaledetta partita di Pisa dove tutto è cominciato, alla luce di un verdetto del tribunale. La retrocessione della Torres in D nasce da quel 4-0 incassato a Pisa in Coppa Italia, con la Torres che aveva da tempo annunciato che avrebbe schierato la formazione Berretti, i giovani. I giudici d’appello però hanno ritenuto che il risultato fosse concordato: Torres retrocessa dalla Lega Pro, il presidente Capitani squalificato per 5 anni con preclusione (radiato, in una parola). Capitani ha ammesso di aver commesso un’ingenuità in una telefonata e il difensore dei rossoblù, Antonio De Rensis, ancora si chiede – e lo chiederà in terzo grado di giudizio – perché nessuno abbia sentito i giocatori, che ora vengono infamati. La sanzione per ora resta ma resta anche la rabbia, in primo luogo quella dei diretti protagonisti.

Claudio Cafiero e Antonio Sassu quel Pisa-Torres l’hanno giocata. Cafiero perché squalificato per il campionato e quindi dirottato in Toscana dal ritiro di Arona per fare da chioccia ai ragazzini che la società aveva da tempo deciso di schierare. Per Sassu è stata, invece, una esperienza straordinaria. A soli 16 anni ha avuto l’occasione di giocare la partita più importante di una carriera appena agli inizi. Il ricordo va a quel mercoledì 29 ottobre.

Antonio Sassu, 18 anni ancora da compiere, difensore sassares, quella trasferta vissuta come un sogno ora rischia di viverla come un incubo. “Quando mi è stato detto che avrei giocato – dice il giovane - quasi non ci credevo. Già giocare in uno stadio come l’Arena Garibaldi è stata un’emozione. Una’esperienza importante, perché potevo confrontarmi con giocatori di categoria molto bravi e affermati”. “Adesso sostengono che quella partita fosse stata combinata – dice ancora Sassu -, una cosa assurda che mi offende. A 16 anni, se qualcuno mi avesse detto che dovevo comunque perdere avrei rifiutato di giocare. No, la gara è stata regolare e noi l’abbiamo giocata con impegno e determinazione, battuti solo da un avversario molto più forte. Tutti devono sapere che siamo puliti e che nessuno ci ha chiesto di perdere e di farlo con un risultato ben definito”.

“Siamo andati a Pisa – racconta invece Claudio Cafiero – con una squadra formata soprattutto da giovanissimi e consapevoli di dover affrontare un avversario molto forte. Tanto forte che se anche fossimo andati con la prima squadra le possibilità di prenderle erano comunque concrete. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio ma loro erano molto più forti”. E oggi il risultato di quella partita è alla base dei guai della Torres. “Ed è incredibile. Sono indignato dell’accusa che ci viene fatta di aver giocato una gara aggiustata. Non è affatto vero. Hanno parlato anche di risultato numerico concordato, ma quando mai. Ricordo che a fine gara Marinaro ha colpito la traversa con un gran tiro da fuori. Sono dieci anni che gioco tra i professionisti e so benissimo che a ragazzini di 16,17 anni non puoi dire che devi giocare per perdere e perdere con un risultato preciso”.

Accuse respinte al mittente, dunque, in primis da parte dei diretti protagonisti. E accuse respinte anche da Tore Mudadu, team manager della Beretti e accompagnatore a Pisa della squadra rossoblù. “Nessuno ci ha avvicinato – spiega Mudadu – e nessuno ha parlato con i ragazzi. Io ero sempre presente, non li ho mai persi di vista anche perché la gran parte dei ragazzi era minorenne, e dovevamo stare molto attenti”.

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