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«I campioni siamo noi»: Sassari e Dinamo festeggiano in piazza d’Italia

di Mario Carta
Il capitano Manuel Vanuzzo festeggia lo scudetto con i 10mila in piazza d'Italia
Il capitano Manuel Vanuzzo festeggia lo scudetto con i 10mila in piazza d'Italia

Diecimila tifosi hanno salutato i vincitori dello scudetto del basket. Sosa si scopre animatore e coinvolge il popolo biancoblù. I festeggiamenti a Olbia, Berchidda e Mesu 'e Rios

28 giugno 2015
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SASSARI. Affacciato alla transenna tende le mani, il presidente della Dinamo Stefano Sardara gli allunga la grande coppa e lui, in braccio al padre, la bacia.

Lacrime, e insieme gioia: è la fotografia di un bimbo in estasi, è l’icona della fusione fra la Dinamo e il suo popolo il giorno dopo lo storico scudetto, dell’abbraccio consumato sabato 27 a Sassari nella festa di piazza d’Italia fra diecimila rappresentanti di un’intera isola felice e una squadra che ha saputo fare gruppo, e ha trasmesso dalla scalinata del «salotto» cittadino tutta la gioia e l’entusiasmo che questa impresa ha fatto tracimare. Non sarebbero bastati due palasport.

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Si doveva celebrare al PalaSerradimigni, la rinnovata promessa di un matrimonio eterno, ma il dirottamento deciso in corsa non ha spiazzato i cuori biancoblù. Il tam tam ha funzionato e anche questo è un sintomo di come la Dinamo sia una cometa seguitissima.

Sbarcati e abbracciati a Olbia da un primo nutrito assaggio di calore, i campioni d’Italia hanno subìto strada facendo due blocchi stradali da parte di tifosi, all’altezza di Berchidda e di Mesu ’e Rios, e così la Dinamo ha attraversato l’intera isola da Est a Ovest seguita da un corteo in festa.

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All’arrivo intorno alle 20 in piazza, dove la voglia di applausi covava da ben prima dell’orario fissato delle 19, l’apoteosi. Il sindaco di Sassari Nicola Sanna («Un bagno di folla, e tutto senza andare sopra le righe», ha commentato), fa la telecronaca della marcia di avvicinamento mentre gli «Sbandieratori e musici della città dei Candelieri» ingannano l’attesa.

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C’è il presidente della Regione Francesco Pigliaru in sciarpa biancoblù d’ordinanza, il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, sfegatato tifoso della prim’ora, l’assessore allo Sport Claudia Firinu («Mamma mia, che gioia adesso se penso a quando anche a casa mia neanche tanti anni fa facevamo le riunioni per capire come salvare dal fallimento la squadra...»), l’assessore regionale Luigi Arru (Sanità).

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Ci sono Speranza e Luigi, marito e moglie arrivati da Cagliari: «Non potevamo mancare, oggi è storia», Luciano da Porto Torres, con la carrozzina.

C’erano tanti, tantissimi bambini e c’era la Dinamo tutta, sbarcata dal pullman scoperto dell’Atp. Formenti con la parrucca tricolore, Lawal e Sosa con la birretta in mano, Chessa con il sigaro del lieto, lietissimo evento. C’era la grande lucida Coppa e c’è stata subito l’ostensione verso una folla in tripudio.

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Meo Sacchetti ha dominato e scesi gli scalini è stato il primo a stringere mani e firmare autografi, poi in un’intensa ora dominata dagli smartphone la Dinamo è stata protagonista nel suo insieme, squadra e tifosi. Sosa si è scoperto animatore e ha chiamato gli applausi e i cori per tutti i compagni e Lawal non è stato da meno.

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Le irriverenti strofe dell’inno «Faccia di Trudda» l’hanno fatta da padrone ma non sono mancati gli sfottò verso Milano e le repliche degli slogan che domenica dopo domenica hanno contribuito a fare del palazzetto di Sassari il palazzetto dei Campioni d’Italia.

«Siamo noi, siamo noi...» Massimo Chessa e Jack Devecchi intonano e la folla segue, Sosa organizza un applauso distribuito tra le due metà della piazza, l’ortopedico di fiducia della Dinamo Andrea Manunta sorride: «In chimica avremo preso 6, ma il 10 in storia non ce lo leva nessuno».

L’onda dell’entusiasmo oltrepassa il monumento a Vittorio Emanuele («Bisognerebbe farlo a Stefano Sardara, scherza ma non tanto il vicepresidente della Dinamo Gianmario Dettori), il microfono passa da un giocatore all’altro, da un coro e da una chiamata di standing ovation all’altra.

Ce n’è per tutti, per un popolo biancoblù mai sazio. Mvp Sanders, Triplete, triplete!, Giovanni Cherchi non viene dimenticato. «Forza Sassari, Forza Sardegna», intona Sosa, e l’eco è un rombo biancoblù. La più bella è la bandiera tricolore unita a quella dei Quattro mori.

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Poi la festa strasborda. La Dinamo alla cena ufficiale da Tritus, i tifosi alla festa della città. Nel finale il pullman viene preso d’assalto. Anche troppo. E mentre Brooks va via a piedi, sereno, firmando autografi, qualche bambino piange per la calca. «Questo problema andrà risolto, l’anno prossimo» chiude ottimista come tutti gli altri uno dei diecimila tifosi protagonisti dell’abbraccio.

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