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Sacchetti deluso per i fischi: «I giocatori vanno sostenuti»

di Andrea Sini
Meo Sacchetti dà indicazioni a Edgar Sosa
Meo Sacchetti dà indicazioni a Edgar Sosa

Dopo Dinamo-Avellino il coach sbotta in sala stampa: «Non esiste rumoreggiare con il match tutto da giocare». Le difficoltà della gara: «Avellino è un’ottima squadra, per vincere abbiamo dovuto sudare»

25 novembre 2014
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SASSARI. L’inizio difficile, la reazione, i complimenti agli avversari, «che si confermano una signora squadra». Tutto nella norma, nella prima parte della conferenza stampa di Meo Sacchetti. Che poi però cambia tono e decide di levarsi quintali di sassolini dalle scarpe. Il casus belli è il cambio fatto a 3’ dalla sirena, quando parte del pubblico ha rumoreggiato per l’ingresso in campo di un Dyson sempre più evanescente.

«Io forse continuo a vedere le cose più da giocatore che da coach – dice Sacchetti –, ma quando entra in campo un mio uomo in una partita che è ancora tutta da giocare, una partita difficilissima, non vorrei mai sentire il pubblico che rumoreggia. Qua il problema è andare avanti sino alla fine delle partite: se non abbiamo l’atteggiamento giusto, allora a fine partita fischiateci pure. Ma nel momento cruciale di una partita non voglio vedere questo atteggiamento nei confronti di un giocatore. Il pubblico di Sassari ci ha aiutati tante volte e non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Forse lo abbiamo abituato troppo bene. Ma la gente deve capire che ogni tanto ci sono gli avversari, e ci sono le partite in cui giochiamo male. I problemi delle facce dei giocatori me li vedo io. Non si può rumoreggiare in questo modo a 2 minuti dalla fine».

La Dinamo di quest’anno però è anche una squadra diversa da quelle passate, che sapeva farsi amare dal pubblico e anche in caso di sconfitta faceva il giro per ringraziare i tifosi: ora il giro non si fa più quando si perde, e spesso lo fanno solo alcuni giocatori. «Davvero? Se è così, questa cosa non mi piace affatto – replica Sacchetti –. Voi sapete che io dopo le partite vado subito dentro, quindi non mi rendo conto di queste cose. Però se succede questo non mi piace per niente».

Poi l’analisi del match: «Nel primo tempo siamo stati troppo soffici – sottolinea il coach biancoblù –, i loro lunghi hanno segnato 18 punti di fila senza tirare un tiro libero. Siamo stati troppo passivi. È stata una partita estremamente difficile, non era affatto scontato vincere una gara così tosta. Complimenti ad Avellino, una ottima squadra che ci ha creato molti problemi. Anche quando abbiamo reagito, la partita non è mai stata chiusa, l’unico mini break l’abbiamo fatto a 50” dalla fine. Ed è stato difficile anche giocare dopo un match tosto da tutti i punti di vista come quello di venerdì con il Nizhny».

Se non altro la Dinamo ha vinto con la testardaggine. «Conosciamo bene gli sbagli e i difetti che abbiamo, come sempre dobbiamo leggere meglio le situazioni. Anche per questo sono davvero contento di avere vinto questa partita».

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