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Insulti razzisti al giocatore africano, la Figc: «Chi ha sbagliato sarà punito»

di Roberto Muretto
Insulti razzisti al giocatore africano, la Figc: «Chi ha sbagliato sarà punito»

La ricetta di Andrea Del Pin: «Non può esserci spazio nel mondo dello sport per chi ha questi comportamenti»

16 ottobre 2014
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CAGLIARI. Mentre il sindaco di Perfugas si affretta a sottolineare che la comunità locale è rispettosa e tollerante nei confronti di culture diverse (nessuno ha mai detto il contrario), c’è da registrare una riflessione di Andrea Del Pin, presidente del comitato regionale della Figc, dopo l'episodio di razzismo accaduto domenica scorsa durante la partita di Seconda categoria tra San Giorgio Perfugas e Trinità. «Evidentemente dovremo aumentare nelle scuole e nei vivai le iniziative che hanno un'impronta culturale», il primo commento. «Non voglio anticipare il giudice sportivo - aggiunge -, negli ultimi anni le sanzioni sono state severe».

Il numero uno del calcio in Sardegna ha sempre lavorato nel Settore giovanile e scolastico ed è stato fautore di numerosi progetti che hanno come obiettivo l'educazione sportiva. «Per fortuna - spiega Del Pin - qui i casi di razzismo sono pochi ma difficili da tenere sotto controllo. Manca la cultura del rispetto. Personalmente mi danno fastidio anche gli insulti ai giocatori o agli arbitri. Vorrà dire che ci impegneremo di più per combattare questa piaga».

In un Paese dove il presidente della Federazione è stato condannato dall'Uefa per frasi di stampo razzista, certi episodi creano imbarazzo. «Intanto va detto che queste cose succedevano anche prima - sottolinea Del Pin -. Ora c'è più attenzione da parte dei media. L'episodio che ha coinvolto Tavecchio, io ero presente quando ha detto Opti Pobà, è un esempio. E' stato squalificato e non ha fatto ricorso. Ha riconosciuto di aver sbagliato, anche se è stata un'ingenuità. Posso assicurare che Tavecchio non è razzista».

Non c'è una ricetta per mettere fine a comportamenti inqualificabili che periodicamente si ripetono. «Nessuno ha la bacchetta magica -, si possono fare tante cose ma i risultati non sono scontati. In tanti non si rendono conto della gravità delle cose che dicono. Io credo che reprimere il fenomeno, con squalifiche e provvedimenti drastici, sia un deterrente parziale. Dobbiamo lavorare sotto l'aspetto educativo. Iniziando dalla base, dai più piccoli. Devono crescere con la cultura del rispetto dell'avversario, che non deve essere visto come un nemioco, dell'arbitro e saper accettare anche le sconfitte. E’ qui che dobbiamo intervenire lavorando con più attenzione. I frutti non si vedranno subito ma nel tempo, se daremo continuità ai nostri progetti».

Cinquecento società, circa duemila squadre, per un totale di 900 partite nel fine settimana quando l'attività è a pieno regime. «Numeri che fanno capire quanto sia difficile la gestione - conclude Del Pin -. Se nel corso di una stagione sportiva si verficano tre o quattro episodi tipo quello di Perfugas, posso dire che la nostra regione è all’avanguardia, anche se non li giustifico e sono il primo a dire che chi sbaglia deve essere sanzionato».

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