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«Il nuovo Banco deve partire dal gruppo»

di Andrea Sini
«Il nuovo Banco deve partire dal gruppo»

Basket, Meo Sacchetti fa il punto: «Dinamo rifondata con elementi esperti. Starà a noi farla diventare una squadra»

11 agosto 2014
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SASSARI. Più fisicità e una panchina lunghissima, ma anche un assetto completamente nuovo dal punto di vista tecnico. La Dinamo cambia volto ma non cambia il timoniere: per il sesto anno di fila, Meo Sacchetti guiderà la formazione sassarese, che durante l’estate è stata sottoposta a un lifting quasi completo.

«Dopo il ritiro di Travis e l’addio di Drake Diener abbiamo cambiato volto – conferma il coach biancoblù –. Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto durante l’estate, pensiamo di avere messo insieme un ottimo gruppo. Anzi, pensiamo di avere creato un ottimo insieme di giocatori. Creare il gruppo sarà il passo successivo, quello che alla lunga farà la differenza. Da questo punto di vista, il gruppo italiano, che è il vero zoccolo duro della squadra, sarà fondamentale».

Tutti in una volta sono partiti i due Diener, i due Green, Thomas, Eze e Gordon. È la prima vera rivoluzione da quando Sacchetti guida la Dinamo. E la prima vera novità sarà l’assenza di un play puro, che è sempre stato uno dei pallini del coach. «Da quel punto di vista Travis è insostituibile – sottolinea l’allenatore nato ad Altamura – , non esiste in circolazione un giocatore con quelle caratteristiche e quindi abbiamo pensato che fosse inutile cercarlo. Prima eravamo molto legati al pick&roll, ai blocchi, alla transizione: stavolta abbiamo puntato su più giocatori che siano in grado di attaccare il ferro. È un cambiamento radicale».

Altra importante novità: la nuova Dinamo sarà molto più fisica e più atletica di quella vista e ammirata sinora. «Sì, teoricamente abbiamo perso qualcosina a livello tecnico – conferma Sacchetti – ma abbiamo messo dentro il roster un bel po’ di fisicità. Quando i campionati e le coppe arrivano al momento del dunque, la fisicità fa sempre la differenza e questo negli ultimi anni l’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. E poi abbiamo puntato molto sull’esperienza dei giocatori: in squadra non abbiamo un rookie, ma sono tutti giocatori che hanno giocato ad alto livello e in competizioni importanti».

Nel roster sassarese ci sarà anche un vero duro come il bosniaco Miroslav Todic. La “faccia cattiva” che forse era il vero elemento che mancava al Banco di Sardegna. L’ex allenatore di Capo d’Orlando e Castelletto Ticino non ha dubbi. «L’avevamo già visto con Forlì e poi con Brindisi. Lui ha una discreta capacita di muoversi spalle a canestro, ha una buona mano da fuori ed è un giocatore di grande impatto, con una durezza e una faccia che sicuramente ci servivano».

La batteria dei lunghi sembra molto ben fornita. Quale può essere il ruolo di Amedeo Tessitori? «Dipende soprattutto da lui – spiega Sacchetti –. Si fa un gran parlare del fatto che bisogna fare giocare di più gli italiani: abbiamo tanti impegni e avrà le sue chance, io non sono uno che toglie un giocatore al primo errore, ma lui dovrà dimostrarmi di potere stare in campo. Come gli altri».

L’anno scorso la scommessa fu Caleb Green, scelto personalmente da coach Sacchetti dopo il doppio confronto di Eurocup con Orleans, ma che arrivava a Sassari con l’incognita di un brutto infortunio non ancora smaltito. Stavolta qual è il giocatore tirato fuori dal cilindro? «Direi nessuno, perché sono tutti giocatori già visti e teoricamente già pronti. Brooks lo seguivamo da tempo e ha sempre fatto bene; sono curioso di vedere l’impatto di Sosa, che è stato infortunato ma in Germania ha reso molto bene. Come dicevo, abbiamo puntato anche sull’esperienza e non c’è una vera scommessa o un giocatore da scoprire. La vera scommessa è metterli insieme, farli diventare un gruppo e una vera squadra».

A dare uno sguardo ai movimenti di mercato, c’è da pensare che questo sarà un problema comune a molte squadre, dato che quasi tutte le formazioni di serie A sono state rifondate. Secondo l’allenatore della Dinamo, la superfavorita resta Milano. «Non c’è dubbio, l’Armani resta la squadra da battere. Ci sono altre squadre che si sono mosse bene, come Reggio Emilia, Venezia e di certo anche noi. Ma per il momento stiamo parlando solo di album delle figurine – conclude coach Sacchetti –, nel senso che i nomi ci sono ma poi ognuno dovrà lavorare per trovare la chimica e i meccanismi giusti».

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