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«Ecco perché abbiamo scelto il nome Dinamo»

«Ecco perché abbiamo scelto il nome Dinamo»

La società biancoblù compie 54 anni e Rosario Cecaro, uno dei fondatori, rivela la genesi

22 aprile 2014
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SASSARI. «Sono uno dei ragazzi (lo eravamo indubbiamente, 54 anni fa) che fondò la Dinamo. Recentemente diversi amici mi hanno chiesto come e perché scegliemmo il nome, quale fu la vera ispirazione. Ho promesso che lo avrei "rivelato" in occasionedel compleanno, che cade domani. Andò così. Trattandosi di una società di basket (si chiamava Polisportiva perché si praticava e si praticò per un po' anche il volley) la nostra ispirazione era l'America, il paradiso del basket. Le notizie che allora ci potevano arrivare da quel pianeta erano scarse, i nomi disponibili che richiamassero quel mondo pochi e inflazionati. Uno di noi lanciò una proposta, "Dinamo, dal greco dinamis che vuole dire forza".

Nessuno di noi era politicamente schierato ed eravamo, quasi tutti, culturalmente filoamericani. Dinamo era il nome di molte squadre dell'Est comunista, e noi conoscevamo le simpatie del proponente. Ma le possibili alternative, Libertas o Virtus, non ci piacevano. D'altro canto, eravamo tutti studenti ginnasiali, costretti dai programmi scolastici e dalla nostra insegnante, la professoressa Chiara Maria Manca, a esercitarci con il greco. Un nome "greco" per il club che stava appena nascendo ci sembrò, perciò, una scelta innovativa, credemmo - o fingemmo di credere- alla genuinità della proposta, scegliemmo Dinamis e, così, Dinamo fu. Per scongiurare equivoci, dai colori sociali scartammo il rosso che era il nostro preferito, in quanto colore dell'Olimpia Milano, l'allora Simmenthal, per la quale tifava la maggior parte di noi. Scegliemmo così un più patriottico bianco-blu.

Pochi mesi dopo cominciammo a incontrare le prime difficoltà per i sospetti che il nome della nostra società suscitava in certi ambienti cittadini. Fu quando, lasciato il campetto nella scuola elementare di San Giuseppe (dove, comunque, eravamo "abusivi") presentammo le prime richieste per l'utilizzo delle palestre scolastiche o per accedere a qualche finanziamento. Ripensandoci, le diffidenze sul nome erano una scusa: la verità è che eravamo autonomi, fuori dai vari circuiti associazionistici e, soprattutto, ragazzi senza la guida dei "grandi". Però le difficoltà furono serie, tanto che per un po' la nostra attività sportiva dovette limitarsi a un calciobalilla sistemato nel magazzino prestatoci dai genitori del nostro presidente, Giovanni Pilo.

Ma tenemmo duro. Quel nome, Dinamo, era oramai entrato nella nostra mente e nel nostro cuore, sospetti o no eravamo decisi a difenderlo. Sassari, nel 1960, era una piccola città, si sapeva tutto di tutti e nessuno poteva onestamente credere che noi fossimo "pericolosi rivoluzionari", sicuramente non rivoluzionari e, ancor meno, pericolosi. Decidemmo di insistere e, batti e ribatti (ci concessero prima la palestra ex Gil e poi il campo Meridda) la Dinamo superò quelle prime tempeste. Negli anni immediatamente successivi alla fondazione, di tempeste ce ne furono altre, ma di altra natura e comunque, come tutti sappiamo, la storia è andata avanti. A me e ai miei amici del 1960 piace credere che quella determinazione, quella testardaggine di 54 anni fa, sia stata un seme che è ben germogliato, come è sotto gli occhi di tutti. Questa è la storia. L'origine del nome Dinamo? Ognuno può interpretarlo come vuole, l'importante è che resti nel cuore di tutti, per altri 54 anni, e oltre». (Rosario Cecaro)

Nella foto, da sinistra: Roberto Centi, Piero Baraccani, Peppino Padula, Rosario Cecaro, Antonello Manca, Uccio Virdis, Bruno Sartori, Graziano Bertrand, P. Luigi Pes. Manca Giovanni Pilo, il presidente, è quello che ha scattato la foto.

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