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Serie A femminile, la Torres in 9 pareggia a Verona

Serie A femminile, la Torres in 9 pareggia a Verona

Amichevole vietata alle calciatrici, nasce un caso

01 dicembre 2013
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VERONA. Che carattere, la Torres. Dopo aver vinto sabato scorso lo spareggio-primato col Tavagnacco le campionesse d’Italia hanno strappato un prezioso pareggio sotto la pioggia di Verona, giocando in 10 dal 7’ e in 9 nell’ultimo quarto d’ora.

Avvio tutto delle padrone di casa, traversa di Gabbiadini e al 7’ un errore di Motta libera la Mason, Thalman la stende e viene espulsa. In porta Criscione (per Piacezzi) intuisce ma dagli 11 metri Gabbiadini segna. La Torres tarda a reagire ma carbura a cavallo dlel’intervallo, e in avvio di ripresa è Conti (fallo di mano in area) a farsi parare un rigore. Le rossoblù insistono, ma al 32’ un altro errore difensivo costringe Tuceri a un nuovo fallo da espulsione. In nove le sassaresi (con delle grandi parate di Criscione) pareggiano a 6 minuti dalla fine con un tiro da fuori di Conti, che manda la palla sotto la traversa, e sfiorano il clamoroso successo con Panico, fermata in fuorigioco. Dubbio.

Intanto la società per voce del presidente Leonardo Marras, coordinatore del calcio femminile nazionale, solleva un caso. Le sue ragazze non hanno potuto prendere parte all’amichevole di beneficenza Torres-Olbia maschili perché il regolamento Figc vieta la promiscuità. Benché fosse un'amichevole e per lo più organizzata per uno scopo benefico (che nel nome delle vittime dell’alluvione aveva addirittura fatto mettere da parte la rivalità calcistica tra sassaresi e olbiesi) Torres-Olbia era una gara ufficiale e dunque la Lega Pro ha chiesto di rispettare il regolamento: uomini e donne non possono giocare insieme.

Marras ha chiesto al presidente del Coni, Giovanni Malagò, e a quello della Federcalcio, Giancarlo Abete, «che valutino serenamente l'episodio affinché fatti discriminanti, al di là dei regolamenti, non si verifichino più, specialmente in occasioni speciali come questa. È proprio un paese per maschi. In un momento in cui si alzano bandiere in nome dell'integrazione tra razze e sessi e si combatte la violenza sulle donne, in Sardegna si è persa l'occasione per lanciare un messaggio positivo a tutto il mondo dello sport e all'intera società».

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