La Nuova Sardegna

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Gigi è il numero 1, anche Drake sul podio

di Roberto Sanna
Gigi è il numero 1, anche Drake sul podio

Datome eletto miglior giocatore della Serie A, primo sardo a ricevere il premio. Terzo l’americano del Banco di Sardegna

03 maggio 2013
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SASSARI. Due fratellini che si sfidano a chi fa più canestri nel cortile di casa, con l’isola di Tavolara sullo sfondo e il vento che trasporta i profumi della macchia mediterranea e del mare. La storia di Gigi Datome, miglior giocatore della Serie A 2012/13, è cominciata così negli anni Novanta, “uno contro uno” a sfinimento col fratello Tullio per innamorarsi di quello che in casa Datome è lo sport di famiglia. Un po’ come dall’altra parte del mondo, a Fond du Lac, Wisconsin, stavolta con temperature molto vicine allo zero, facevano i cugini Travis e Drake Diener. Gigi ha battuto anche Drake il bombardiere, che nel podio virtuale della Legabasket è salito sul terzo gradino preceduto anche dal pivot varesino Bryant Duston. E per la Sardegna dei canestri è un trionfo: il più bravo è sardo, il terzo gioca nella Dinamo: questa è davvero l’isola del basket.

SuperDatome. Gigi, nato per caso a Montebelluna nel 1987 ma sardo al cento per cento, capitano dell’Acea Roma, ha stracciato tutti: 133 voti contro i 111 di Dunston e i 64 di Drake. L’ultimo italiano a ricevere questo riconoscimento si chiama Danilo Gallinari e per Gigi, che da qualche mese sente profumo di Nba, è più che beneaugurante. «Voglio condividere questo premio con il presidente Toti, perché assieme questa estate abbiamo preso una decisione coraggiosa, per me e per lui. E poi ai miei compagni e lo staff della Virtus, che mi hanno permesso di giocare nella squadra a oggi terza in classifica, e per la mia famiglia, che mi è stata vicino nei momenti negativi e mi ha tenuto coi piedi per terra in quelli esaltanti» ha commentato, aggiungendo poi: «un pensiero anche a Olbia e alla Sardegna, perché la mia terra sarà orgogliosa di me. E io lo sarò sempre di lei». Degli inizi nella Santa Croce e dello scudetto Allievi 2002 (unico mai vinto da una società sarda) conserva ancora «ricordi unici: a tre anni iniziavo a sfidare mio fratello nel canestro di casa un anno dopo ero in palestra. Diciamo che sono cresciuto proprio sul campo di basket. Mi allenavo sempre con ragazzi più grandi di me e quando mancava qualcuno ero sempre il decimo ideale. Giocavo in un ambiente sano e pulito, passavo pomeriggi dedicandomi alla mia passione. Fra amici e allenatori che mi hanno fatto crescere come uomo e come giocatore. Come è cominciato tutto? Diciamo per caso, perché se mio padre non fosse stato presidente della Santa Croce non so se sarebbe andata così…». E il momento più bello, non c’è dubbio, resta lo scudetto Allievi del 2002, primo e finora unico titolo mai conquistato da una squadra sarda: « E’ stata finora l’emozione più forte vissuta su un campo, ricordo le lacrime di felicità versate».

La festa a casa. «Sono felice per Gigi, anche se io in effetti non ho fatto la stessa carriera del cugino di Drake...» scherza Tullio ricordando le prime partite in famiglia. E papà Sergio racconta: «Gigi è cresciuto in palestra, mia moglie lo portava nel passeggino. Dopo quello scudetto il coach Pasini disse a me e mia moglie: può fare carriera, è giusto dargli la possibilità. Una cosa dovete saperla: per quindici anni scordatevi di vederlo a casa. Scegliemmo di mandarlo a Siena, ma non da solo: mia moglie per tre anni è rimasta con lui, io facevo la spola». E se spunta una sirena dall’Nba? «Lì è più dura fare la spola, il mare che c’è di mezzo è l’Atlantico e non il Tirreno. Però se arriva la chiamata giusta... Altrimenti a Roma non è che si stia così male, direi». Più vicino a Olbia c’è Sassari, a dire il vero: «E perché no? È una bellissima piazza. Può succedere tutto, per adesso godiamoci questa festa».

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